Guardare Channing davanti l'uscio di casa mentre gli sussurrava quella frase – "fammi nuovamente vivere il tuo amore" – fece pensare ad Amber di star vivendo uno di quei film romantici strappalacrime che gli piacevano tanto e che il finale era sempre di quelli più lieti, sarebbe stata la stessa cosa anche per loro?
Cosa esattamente doveva rispondere? Come doveva reagire?Ciò che era certo di provare era: paura, insicurezza, incertezza, dolore e vuoto; avrebbe voluto dare ascolto a quello che Devonne gli aveva detto giorni prima, avrebbe voluto ascoltare invece i consigli che sua madre riusciva a dargli – sapendo che avrebbe solo detto la cosa giusta – accompagnati dalle sue dolci carezze.
"Amber." disse Channing con voce bassa, cercando di mantenere quel poco di controllo che gli era rimasto, sperando in una qualsiasi reazione del più piccolo, una reazione che sembrava non arrivare mai.
Amber alzò lo sguardo, puntandolo in quel grigio limpido e lucido del più grande, fu in quel preciso istante che tutta la confusione che aveva dentro uscì fuori in copiose lacrime e in quelle parole che non era riuscito a dirgli quella sera dove tutto era iniziato a crollare.
"Chiunque penserebbe che questa mia reazione ad un solo bacio sia stata esagerata ma fin dal primo giorno che ci siamo visti, fin dal primo attimo in cui io mi sono innamorato di te, c'era sempre quella paura che mi accompagnava, quella paura che mi faceva vivere intensamente ogni nostro attimo insieme e che contemporaneamente mi distruggeva." confessò il più piccolo come un fiume in piena, tornando a fissare le punte dei suoi piedi come se fossero più interessanti di tutto il resto.
"Quale paura, Amber?" domandò Channing, una domanda che permetteva solo uno sfogo completo da parte del più piccolo.
"La paura di non essere mai abbastanza, di non essere la tua persona giusta, sono solo Amber, sono sempre e solo stato lo stupido Amber. Quale paura? Eccola, questa paura... Ci sono di migliori là fuori, e purtroppo, potrebbe esserlo anche Victor, dopotutto è riuscito nel suo intento, no?"
Channing strinse i pugni, irrigidendosi nel sentire quelle parole, realizzando quanto Jensen ancora una volta avesse compreso prima di lui, quanto Jensen avesse colto nel segno, capendo le persone al suo fianco, osservandole bene.
"Vieni con me." disse semplicemente Channing, avvicinandosi ad Amber per prendergli la mano.
L'ennesimo gesto rifiutato.
L'ennesimo piccolo centimetro di distanza tra loro due.
"Resto qui, non mi interessa." cercò di essere scostante Amber, cercando di non far trapelare nessun'altra emozione.
"Avresti chiuso la porta dopo i primi tre minuti se non ti fosse interessato, quindi ora seguimi, vedi cosa ho da mostrarti, poi decidi... Ma lasciami la possibilità di parlarti." disse Channing, non sorprendendosi di tutta quella pazienza, di tutta quella calma che c'era nella sua voce che gli permettevano di mantenere il controllo perché chiarire con Amber, conquistarlo nuovamente era l'unica cosa che voleva.
Non tentò di prendergli la mano, non tentò di trascinarlo in macchina con la forza, gli lasciò lo spazio di decidere, sapendo – o almeno sperando – che Amber lo seguisse.
Entrò in macchina, iniziando a mettere in moto, osservando i movimenti del più piccolo, vedendolo poi sparire un attimo dopo dietro il legno massiccio della porta.
Strinse i pugni, battendoli poi contro il volante, prima di guardare ancora una volta verso quella porta ormai chiusa.
Non poteva negargli quella possibilità – pensava – non poteva davvero finire tutto così.
STAI LEGGENDO
And then I met you... ➼ Tematica Gay.
RomansaDevonne, un ragazzo che non ama parlare di sé, se non in maniera velata, non si fida di nessuno, ha smesso di farlo da tempo, conta solo su se stesso, cercando di andare avanti come meglio può, ripetendo a se stesso: "sono forte." Ma a volte per ess...