Grazie alla mia migliore amica, Elena.Grazie alla Monique e alla Miki.
Kiruna, Svezia - Ore 02:30
Erano le due e mezzo del mattino, quando il signore Van Monroe uscì dal suo locale preferito, poco lontano da casa sua.
Era sua abitudine andare in quel posto, sul tardi. Amava stare lì seduto, ascoltare della buona musica live e di tanto in tanto prendersi qualcosa da bere, così giusto per distrarsi un po'.
Si appoggiò al muretto del locale, guardando la strada davanti a sé, illuminata da pochissimi lampioni, doveva fare in fretta a ritornare a casa per controllare se i ragazzi stessero bene e se tutto filasse liscio. Iniziò a sorridere, quando pensò ai suoi ragazzi convinti che il venerdì sera, lui si desse appuntamento con una donna. Si sbagliavano. Era troppo vecchio - pensava - per incontrarsi con qualcuno e poi, il suo cuore non aveva smesso nemmeno un secondo di amare la sua adorata moglie, nonostante la morte li avesse ormai separati da anni.Proprio quando aveva deciso finalmente di incamminarsi verso casa, sentì qualcuno spingerlo da dietro, vide un ragazzo correre dall'altra parte della strada, sventolando il suo portafoglio in mano.
Gli corse dietro e l'avrebbe sicuramente perso di vista, se non fosse che il ragazzino scivolò per via del ghiaccio sull'asfalto, dando il tempo a Stan Van Monroe di afferrargli le braccia, e bloccarlo.Il ragazzo stringeva ancora il portafoglio tra le mani, cercando di liberarsi, dimenandosi invano, nonostante Van Monroe avesse più di cinquant'anni, era ancora un uomo in forze, elegante e raffinato.
Il ragazzo si divincolò ancora una volta, fissandosi gli stivali sporchi di neve.
"La prego, mi lasci andare" mormorò, alzando lo sguardo.
"Dovresti ridarmi il portafoglio prima, poi credo che chiamerò la polizia, ti riporteranno dai tuoi genitori, così saranno informati sull'accaduto."
Il ragazzo si morse il labbro inferiore, cercando di non incrociare di nuovo lo sguardo severo sul volto dell'uomo e rispose: "Non credo che i miei genitori avranno la possibilità di rimproverarmi. L'unico che ho è Kirk. Non mi faccia tornare a mani vuote da lui, per favore."
L'uomo lo fissò, vedendo meglio il suo viso, sembrava molto piccolo, e aveva due occhi che facevano invidia anche al cielo d'estate.
"Non credo sia giusto, non è roba tua. Poi, questo Kirk dovrebbe insegnarti a non derubare al prossimo, non il contrario" disse Stan con tono calmo e autoritario.
"D-devo portargli qualcosa, io non voglio fare quello che lui costringe di fare a molti ragazzi, è-è come una p-punizione, se non ubbidiamo o non facciamo quello che lui dice, non solo ci fa digiunare, ma ci utilizza come merce per altre persone. N-non mi piace questo, non v-voglio, lui questo aspetta, dice che io posso fruttargli molti soldi. Quindi, per favore, non chiami la polizia" iniziò a balbettare il ragazzo, sperando che l'uomo lo lasciasse andare.
L'uomo notò nel suo sguardo un po' di paura e immediatamente quel timore gli ricordò qualcuno.
I suoi ragazzi, quegli stessi ragazzi un tempo pieni di paura, che aveva accolto come figli.
"Come ti chiami?" domandò, così come molte altre volte aveva fatto con altri.
Il ragazzo rimase fermo a fissarlo, non spiccicando una sola parola.
"Non vuoi dirmelo? Io mi chiamo Stan Van Monroe." Disse l'uomo con un sorriso.
"Devonne." Sussurrò il ragazzo.
"Devonne, quanti anni hai?" domandò di nuovo l'uomo, con voce calma e tranquilla, una voce che rassicurava.
"Non dico mai quanti anni ho." Sentenziò Devonne, in nessun tono particolare.
"Allora facciamo così, non chiamo la polizia e per non metterti nei guai con questo Kirk, verrai con me?" chiese l'uomo, lasciandogli le braccia.
"Chi mi dice che lei non voglia farmi qualcosa di peggio?"
"Non credo di averne l'aria, in verità, figliolo." disse l'uomo, non trattenendo una risata.
Devonne restò fermo a fissarlo, nuovamente, cercando di capire se davvero potesse fidarsi o meno, ma alla fine, pensò che sicuramente sarebbe stato meglio seguirlo che tornare da Kirk.
Così, gli porse il portafoglio, per poi mettersi le mani in tasca, aspettando che l'uomo dicesse qualcosa.
"Bene, andiamo allora!" disse Stan, sorridendogli.
Devonne rimase comunque a qualche centimetro di distanza, facendo in modo che l'uomo stesse davanti a sé.
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And then I met you... ➼ Tematica Gay.
RomanceDevonne, un ragazzo che non ama parlare di sé, se non in maniera velata, non si fida di nessuno, ha smesso di farlo da tempo, conta solo su se stesso, cercando di andare avanti come meglio può, ripetendo a se stesso: "sono forte." Ma a volte per ess...