Wind

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Mi allontano dal ragazzo che ora mi guarda con un sorriso stampato in viso. Il corpo minaccia di lasciarmi e farmi cadere a terra. Le gambe tremano e alla mia bocca manca già il meraviglioso sapore di nicotina e qualcosa di dolce, ma indescrivibile che le labbra di Calum hanno lasciato nel mio corpo scatenando in me una reazione nuova e fantastica.
Abbiamo aspettato tanto per questo? È passato davvero tanto tempo prima di ora. Volevo sapere di cosa sapessero le sue labbra dalla prima volta che ci siamo visti. In quella mensa che puzza di muffa e bruciato.
Ho superato 2 giorni senza sentire la sua voce o poterlo osservare. Sono sopravvissuta e in cambio ricevo un suo bacio. Lento e desideroso.
È qualche minuto che ci osserviamo mostrando i nostri sorrisi migliori. A tutti e due si vedono le fossette. Che cosa bella.
Cosa dovrei dire? Rischio di rovinare quello che sta accadendo tra noi due. È un silenzio rilassante e per niente pieno di disagio come altre volte. La suoneria del telefono di Calum ci fa tornare nel mondo reale e con noi tornano le espressioni serie e vuote.
Legge il nome sullo sfonde e me lo porge per farmi vedere chi è. Ho paura di sapere chi potrebbe essere.
'Aaron' dice il nome che lampeggia sullo schermo. Si avvicina, mi bacia una guancia e risale in macchina mettendosi all'orecchio il telefono e rispondendo al suo coinquilino.
Che si devono dire?
Demi se n'è andata e io sono di nuovo seduta su una panchina fredda del cortile della scuola. Bene. E ora che succederà tra noi due? Dovrei chiamare Demi e dirle tutto. È davvero molto tempo che non parliamo di me. Di come anche io possa innamorarmi di qualcuno dopo Zac. Si, mi sono innamorata follemente di Calum Hood. Scorro la rubrica del mio telefono vecchio per cercare il contatto di Demi e mi colpisce un nome.
'Bianca'
Un colpo al cuore. Tutto intorno a me si blocca. Solo io e il mio telefono.
Una serie di immagini mi passano per la testa. Una serie di ricordi. Ricordi colorati, che piano piano si trasformano in cenere.
Non la cenere chiara che cade dalle punte bruciate delle sigarette. La cenere scura. Che ti fa subito pensare a come in poco tempo qualcosa di vivo come il calore di un fuoco diventa cenere, spenta e triste.
Proprio come me e Bianca. Ciò che c'era tra di noi era vivo e colorato. Come me. Poi è arrivato il vento che, come succede alle fiamme, ci ha spente. Ha spento tutto quello che era vivo tra noi due.
Sì, il vento mi ha portato via la mia unica ragione di vita. In quel periodo io e Tiana non ci parlavamo quasi mai. Zac mi stava accanto. Non era come quando sto accanto a Calum, lui ed io siamo stati davvero per tanto tempo insieme, siamo stati 'la nostra prima volta' in tutto. Eravamo come migliori amici. Guardavamo i film insieme, parlavamo di musica e calcio, cose che lui più di me ama. Ritorno al contatto davanti ai miei occhi e a come il vento mi ha portato lontana da lei. Eravamo migliori amiche.  Sì, eravamo le uniche migliori amiche che oltre ad esserlo erano anche gemelle. Sì, Bianca Mitchel. Mia sorella. Condividevamo praticamente tutto. Non solo perché come mia mamma amava fare ci vestiva identiche da piccole, ma anche perché con noi cresceva il rapporto di fiducia che sviluppavamo giorno per giorno. Avevamo 15 anni quando quella notte sono scesa e ho finalmente tirato fuori quello che io mia mamma e Bianca tenevamo dentro da tantissimo tempo. Quando mio padre se n'è andato l'ha voluta portare via, è sempre stata la sua figlia preferita. La figlia perfetta. Nonostante fossimo gemelle lei era sempre quella che rifaceva il letto, cucinava la cena per papà anche se a neanche a lei piacesse troppo, sparecchiava mentre io mi buttavo subito sul divano, prendeva ottimi voti e faceva ripetizioni di matematica ad un bimbo delle elementari. Anche se eravamo totalmente diverse in fondo ci volevo tantissimo bene. Qualsiasi cosa accadesse passava anche solo un minuto e lo sapeva. Mi rifugiavo da lei. Era la più matura e consapevole. La mia ancora. L'ha portata via costringendola a non sentirci più. Io e lei non ci saremmo più potute parlare. Di nascosto qualche volta ci mandavamo le lettere con gli auguri per il compleanno e le feste mettendo dentro la busta un sasso. Più piccolo o più grande. Il sasso significava che avevamo una cosa in più che prima o poi ci saremmo raccontate. Era un promemoria di un evento importante o non. Li conservo qui a Sydney dentro una scatola di Vans. Proprio le Vans che per il mio diciottesimo compleanno mi ha regalato. Nere. Semplici, proprio come piacciono a me. Manca poco al mio compleanno. Solo 10 giorni e avrò 20 anni. Non so se aspettarmi la lettera, ma a lei il mio sassolino lo manderò. Per ricordarle che le parlerò di Calum. Sarà felice di sapere che ho superato Zac. Lo saprà. Non cancello il contatto anche se so che ha molto probabilmente cambiato il numero. Non so dove abita ora. L'inidirzzo dove mandiamo le email è sempre lo stesso. Quello di casa nostra. A Londra. Non voglio andare a Londra per il mio ventesimo compleanno, me la farò spedire dalla mamma.

"Vuole le salse per le patatine?"
"No grazie." Prendo il vassoio marrone dal bancone e mi allontano dalla immensa fila che ogni ora c'è dal MacDonald's.
Mi siedo naturalmente su un tavolino vicino alla vetrata che mostra una via del centro di Sydney, di fronte al fast food c'è una gioielleria. Posso vedere tutto quello che succede all'interno. Una giovane coppia che si tiene per mano entrano dentro. Lei è più bassa, capelli rossi e ricci, vestita tutta colorata e lui molto più alto, capelli scuri e corti. Si stringono uno accanto all'altra come per non perdersi.
Come mai stanno entrando? Forse lui le ha chiesto di sposarla sopra una nave ristorante dopo averla invitata a cena fuori. Ora stanno entrando per comprare le fedi. Sembrano davvero felici insieme. Sembrano un po' Demi e Demon. Sì, lui un po' come Calum e Demi un po' come ero io a Londra. Peccato che Demon è un cretino.
Finisco il super panino che perde insalata e cola salsa barbecue. E io che volevo iniziare la dieta. Pff.

*Scusa per oggi*
Cosa? Si è scusato? Non voleva farlo? Non gli è piaciuto? Che gli ha detto Aaron?
Non ci posso credere. E ora che gli rispondo. Cosa succederà domani se ci incontreremo? Nonono. Devo assolutamente sapere perché si scusa. Se ho sbagliato qualcosa voglio cambiare.
Appoggio il telefono sul comodino e mi rannicchio avvicinando le ginocchia al petto e coprendomi con le coperte. Ormai il letto è sfatto, tanto vale dormire.
La vibrazione del telefono e la luminosità al massimo mi fanno tornare in camera mia.
Prendo il cellulare in mano e subito abbasso la luminosità per non rimanere cieca.
*Per essermene andato così. Aaron era ubriaco e non trovava le chiavi di casa. Sì ubriaco alle 3 di pomeriggio.
Non ho bisogno di una risposta.
Buonanotte Al*
Mi scappa un sorriso appena leggo il soprannome che ha usato nel messaggio. Mi sono fatta, come sempre, troppi film mentali e problemi inutili.
*Buonanotte Cal*
Invio e finalmente posso addormentarmi col sorriso sulle labbra.

I'm fine |C.H.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora