Parenti.

4.2K 122 27
                                    

Il moretto in questione stava letteralmente fremendo mentre ripercorreva la strada a ritroso guardandosi bene in giro senza lasciarsi sfuggire un punto. Malocchio gli aveva detto decine di volte di non tenere la bacchetta nella tasca posteriori dei pantaloni, che era pericoloso e altamente rischioso nel caso uno dovesse perderla proprio come gli era appena successo. Dannazione lui non ci sapeva fare con quelle cose! Per lui la magia era un qualcosa di ancora fiabesco nonostante ci vivesse in mezzo, non aveva la mente adatta e istruita a dovere preoccuparsi di una bacchetta e sinceramente non vedeva l'ora di sbarazzarsene. Catrins gli aveva assicurato che i demoni raramente usavano una bacchetta e lui stesso non aveva mai visto la sua insegnate usare un tale strumento a lezione, gli aveva inoltre garantito che presto sarebbe riuscito ad eseguire ogni genere d'incantesimo, che il suo potere aveva solo bisogno di essere plasmato, ancora un po'addomesticato perché rispondesse alle sue esigenze a comando. Naturalmente questo avrebbe voluto dire che anche il suo Compagno d'Anima doveva imparare a fare tutto senza bacchetta, Marcus d'altra parte la usava un po' più spesso, ma era importante che lo sviluppo della loro magia procedesse di pari passo, in una coppia tra Compagno d'Anima e demone l'equilibrio era fondamentale e se solo uno dei due avesse compiuto un passo avanti senza l'altro, tutta la bilancia si sarebbe trovata squilibrata. C'era da dire che Draco era un elfo/veela e questo gli avrebbe facilitato il compito, un mago, anche della potenza di Silente, raramente riusciva a compiere magie senza l'ausilio di una bacchetta, ma come già detto Malfoy non era un mago nel vero senso del termine e il suo sangue lo stava avvantaggiando tanto quanto la natura demoniaca di Harry. Il ragazzo stava salendo l'ultima rampa di scale mentre acuiva i sensi al massimo alla ricerca dell'impronta della sua magia sulla bacchetta, era un trucchetto utile che non richiedeva dispendio di energie e che Catrins gli aveva insegnato, e che quella volta si rivelò indispensabile. L'oggetto magico era per terra, alla base di una finestra che si affacciava sul giardino anteriore di Hogwarts regalando una spettacolare visone dei suoi prati e alberi tutti ricoperti di soffice spuma di neve appena caduta. Harry rimase lì minuti interi dopo aver raccolto la bacchetta, semplicemente ammagliato da quella visione, succube di pensieri che non avevano senso, d'immagini che non conosceva.....un'altra casa dava su un grande giardino tutto ricoperto di neve mentre lui era piccolo ed osservava rapito quel soffice manto bianco....cristallizzata nel tempo e nella memoria Harry rivisse quel giorno.

Non era Natale, mancava ancora qualche giorno ma già era tutto bianco e in tema con la festa e lui si era rotolato tante volte nella neve fresca giocando con sua sorella.....ricordava i suoi capelli rossi che tanto gli ricordavano il suo papà dall'animo caldo e dolce proprio come quel colore. Stava ridendo...o forse No....non ricordava bene però era felice, di questo era sicuro. Era un altro Natale felice passato con la sua famiglia, un altro di un lungo avvenire che fu spezzato, rotto. Immagini di dolore e urla si sovrapposero portandolo a lacrime silenziose che gli rigarono le guance. Non ricordava perché tanta sofferenza, perché il suo delicato mondo fosse stato distrutto, era troppo piccolo, ricordava però i suoi genitori, così tristi e lui che piangeva, urlava, implorava......

"Harry, tesoro" la voce non era quella di Draco, in lontananza poteva sentire il suo compagno in ansia, teso per quei ricordi che stava rievocando, per i tumulti che stava condividendo inconsciamente con lui. Sapeva di fargli male così ma proprio non riusciva ad affrontare tutto quello da solo. Ma in ogni caso la voce che aveva parlato non era la sua, era dolce, cadenzata e profonda e una carezza si era posata leggera sulla sua guancia a raccogliere le lacrime, o almeno a provarci. Si girò di scatto capendo che quella persona, chiunque fosse, doveva essere dietro di lui, che il suono non proveniva dalla sua mente, ma alle sue spalle non c'era nessuna, né un'ombra né un fantasma, solo il vuoto e il freddo. Si asciugò le lacrime sentendo che non sarebbero state le ultime da versare quel giorno e con un brivido si strinse le braccia intorno al petto pregando perché qualcuno lo venisse a prendere, a consolare dopo tutti quegl'anni di solitudine senza il calore di una famiglia, della sua famiglia che gli fu strappata ad appena 6 anni. Era un'ingiustizia, una crudeltà dover crescere solo senza ricordi, senza radici e ora torturato con memorie che lui non voleva. Osservò il corridoio con occhi velati di lacrime e tremando tutto, temendo quello che sarebbe avvenuto entro poco, lo sentiva. Una presenza calda e amichevole era vicino a lui ma non riusciva a vederla, non poteva ancora, ma sapere che era lì per lui, con lui, lo stava facendo sentire meglio anche se il dolore era un paletto acuminato piantato nel suo cuore. Un pezzo di muro della parete di fronte a sé cominciò a scuotersi piano facendo cadere un po' di polvere e quasi resistendo alla forza magica che gli comandava di aprirsi, ma ben presto non poté più opporsi e si fece da parte rientrando nel muro e lasciando intravedere delle scale circondata dal buio assoluto. Harry inghiottì a vuoto mentre la presenza di prima lo sospingeva gentilmente verso quell'apertura, spandendo nella sua anima una profonda onda d'affetto e cura che lo sconvolse totalmente mentre entrava nel passaggio e la parete si chiudeva alle sue spalle.

Harry Potter e il mistero di Godric-Drarry <3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora