_Chapther two_Inferno.

15K 733 76
                                    

[ Undici anni dopo...]

"Guarda Liniæ, non fanno che aumentare," disse Safar indicando uno dei tanti corridoi della miniera in cui, man mano che passavano i giorni, aumentavano le anime vendute che offrivano la manodopera. La miniera era formata da uno spazio circolare che si ramificava in otto stanze più piccole e modeste. La principale era dedicata ai lavoratori di classe A, ovvero i più presenti. Erano le anime che si vendevano o erano state cedute per reati di lussoria e monetari. Le altre andavano da reati per amore a quelli per paura.

"Meglio così. Ci saranno più persone e lavoreremo di meno," parlò con il fiatone mentre continuava a scavare.

"Non capisci," disse lui, rimproverandola. Il piccone continuava a sbattere contro un masso che ostacolava il lavoro, ma Liniæ sembrava non notarlo. Colpiva più duramente nella speranza remota di romperlo. Safar prese il proprio piccone e lo mise ad un estremo del masso, incastrandolo e provando ad avvicinarlo a sé. Continuava a tirare il manico ricolmo di sudore, e quindi scivoloso, finché il masso non sporse. Mise le mani, che lottavano, come il viso fra l'essere bambino e adulto, nel masso. Dopo aver fatto leva, esso precipitò nel terreno fangoso.

"Cosa c'è da capire?" chiese con falsa ingenuità Liniæ, appoggiando la mano in una sporgenza della miniera ancora intatta e non ricoperta dal liquido nerastro.

"La Terra sta cadendo nella tentazione. Guarda quanti bambini. Come finirà continuando così? Perché gli angeli non fermano tutto questo fluire?" le spiegò con calma. I bellissimi capelli di Safar erano intrisi di sudore. Poteva lavarli solo alla fine dell'operato appartandosi in una stanza, nella speranza di non essere visto, con un secchio d'acqua e una spugna che ognuno custodiva gelosamente nei punti più improbabili, poiché, una volta persa, non se ne avrebbe avuta un'altra. Senza igiene, come se n'erano accorti tutti, il rischio di mortalità e di malessere aumentava.

"La Terra e i bambini non sono un mio problema. L'unico che ho è quello di scavare, scavare e scavare! Qualcuno si è mai preoccupato per me?! Safar da quanto tempo siamo qua? Troppo. Io non conosco quello che conoscevi tu. Non so quello che c'è là fuori, se c'è ancora qualcosa... Mi sono nutrita dei vostri racconti sugli angeli, sui demoni, sugli umani ma non ho mai visto né un angelo né un demone. In compenso ho visto dei guardiani che ogni giorno continuano a frustarmi." Indicò la schiena ricolma di segni, cicatrici, lividi e tagli che sporcavano ancor di più la tunica.

"Non ho mai visto niente, se non questo tetro luogo. Questa terra è la mia casa, essendo l'unica... e sarà anche la loro. Con gli anni ho imparato a distinguere le storie dalla realtà, a capire che gli angeli sono solo invenzioni come quelle che mi ha raccontato Ģnu, per non farmi crollare nella disperazione. Questa che vedi e che tocchi, è la realtà. Dov'è questo Dio che tutti pregate? Lo vedi? Io no. Ho smesso di crederci, di sperarci. L'unico sconforto che questo affluire di persone riesce a crearmi è il fatto che ci sarà meno cibo," continuò con una calma disarmante. Mentre si erano fermati a parlare, i guardiani stavano, più che sicuramente, facendo un'ispezione nelle stanze due e cinque, dove si erano presentate morti elevate. Tutti, nello spazio circondato dal liquido, emettevano fiatoni di riposo come se stessero provando a rilassarsi il più possibile, godendosi questo momento, ma ottenendo in cambio solo stress.

"Liniæ guardami." La prese per le spalle e la voltò, facendo così sentire ad ognuno il respiro dell'altro. Safar indossava dei pantaloni neri bucati in più punti e scuciti nel ginocchio sinistro. La maglietta che indossava era priva di maniche ed assomigliava più che altro ad una canottiera. Le maniche assenti erano state legate fra loro per tenere la spugna attaccata a un buco, attraverso un pezzo circolare di stoffa tagliata in cui aveva creato un nodo. La maglietta dal canto suo era nera e di una taglia più grande.

L'attrazione degli Inferi Winner#Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora