_Twenty five_

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"Secondo i testi oscuri," sussurrò il nome guardandosi nei dintorni, "il Padre aveva quattro sorelle: Caina, Giana, Vapola, e Samola. Caina comandava le belle arti. Giana guidava la sapienza ed era il lume della ragione. Vapola governava l'assenza del nulla. Dio creava dal nulla e Samola praticava l'arte oscura."

"Le streghe non esistono, l'arte oscura non la pratichiamo neanche noi. La magia è favola," la interrumpette Luxis.

"Voi definite inesistente ciò che non conoscete, e per molti umani neanche noi esistiamo! Tutte le favole hanno fondi di realtà. La vostra stessa eternità è favola," spiegò la precettrice.

"Gli umani non credono in voi, hanno sempre creduto nel male. Ed è per loro che siamo angeli neri. Okay, Dio è il bene dal punto di vista dei mortali: li ha fornito sostanze nutritive; una casa; una vita vera, ogni gioia...ma voi? Che guadagnate per quello che fate?," la rimbeccò.

"Visto che parlate di umani, vi faccio un esempio, " iniziò la precettrice sedendosi più comodamente e dimenticandosi del discorso precedente.

"Un uomo ha un'azienda agricola con dieci macchine. Le dieci macchine sono state create per pelare le patate e confezionare frutta, se proviamo a depurare l'acqua con esse...non ci riusciamo! Mettiamo per assurdo che una delle macchine si stanca di fare il proprio ruolo e voglia macinare il grano; può?," chiese retoricamente a Luxis.

"No," abbasso il capo capendo dove ella voleva parare.

"Il capo dell'azienda spiega a quella stolta che non può, la supplica di tornare al proprio ruolo ma ella prende quella gentile richiesta come un affronto e se ne va. Chi sbaglia?, le altre macchine che continuano a fare il proprio lavoro, o il capo diligente?," espirò guardando Luxis con dolcezza e insistemente.

"Ecco...," Luxis abbassò il tono e la testa.

"Ora ditemi, Luxifer, cosa ci guadagnate voi. Noi abbiamo l'amore del Padre, l'eterna beatitudine; ma voi?
Il demonio tratta come sottoposti i suoi seguaci. Vivete tutti nella miseria, vi nutrite di barbarie e non sarete mai appagati. Non vi sentirete mai completi."

"Mai," esalò alla fine.

"È il mio dovere, non importa se stiamo bene. Lottiamo per la nostra causa," disse Luxis alzando il mento e assumendo un'aria trionfante.

"Noi stiamo bene. La vostra causa è il disprezzo verso gli umani! Voi li disprezzate perché vivono meglio e invidiate la loro felicità," concluse lei.

"A-ah!," Luxis si alzò e iniziò a incamminarsi nella stessa direzione da cui era venuto sentendosi lo sguardo inesistente della precettrice.

Il giovane principe continuò a camminare immerso nei pensieri finché non decise di sedersi sopra la lastra del corridoio.

Si sentiva così strano e vuoto. Prima a riemperlo c'era sempre stato il caos, un caos che si era promesso di ordinare. Luxis era sempre stato disordinato in tutto e poi... quando provava a sistemare tutto dalla a alla z, qualcos'altro ricreava il caos iniziale.

La chiacchierata con l'angelo l'aveva fatto riflettere, la sua vita era un groviglio di ricordi senza valore. Guardò il paradiso, era un luogo così armonico e silenzioso. Pensò a come sarebbe stata la sua vita da angelo, sarebbe stata appagante?

Osservò l'alto e si chiese "questo luogo è infinito ?," la risposta non tardò ad arrivare " di sicuro è bianco".

Scruttò Liniæiah che ricambiava lo sguardo con un taccuino in mano.

"Non voglio sapere se è bianco, ma se è infinito!," insistette il principe non sapendo di averlo espresso ad alta voce.

Liniæiah abbassò il capo e sorrise lievemente "tutto ha un inizio ed una fine. Pensate al segno dell'infinito: il famoso otto. Quando lo disegnate esso avrà sempre un inizio," aprì il taccuino.

"Ed una fine," iniziò a disegnare con una piuma una circonferenza legata ad un altra.

"Solo che sono così vicine che non si distinguono. L'infinito unisce la fine all'inizio, " richiuse il taccuino.

"Voi avete trovato il vostro infinito?," chiese al principe prima di rincamminarsi.

No, sto ancora cercando l'inizio.

Liniæiah si girò ancora una volta," vi va di parlarne?"

"Di cosa?," chiese il principe confuso.

"Del vostro dolore."

"Ah-ah. Sto bene," forse questa era la più grande bugia che aveva detto. Chi stava veramente male non ne parlava con nessuno. Luxis non si sarebbe mai confidato con lei, non ci sarebbe riuscito. Era troppo difficile da spiegare, era così imbarazzante parlare di quel che pensava e umiliante nonostante fosse l'unico ad non averne colpa. Era complicato anche solo parlarne con sé stesso, o meglio mentire a sé stesso. Non ne avrebbe parlato neanche con Robert II, certi segreti erano nati per essere custoditi. Così pensando, guardò ancora l'orizzonte bianco come la neve. E non sapeva perché lo faceva o cosa stava aspettando, magari l'aereo che lo avrebbe fatto volare, oppure il colpo di Grazia.

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Wattpad si diverte a cancellarmi il capitolo. L'ho riscritto troppe volte...quindi, pubblicherò la seconda e terza parte di questo capitolo, appena finisco di studiare. Scappate finché siete in tempo, O ragazzi delle medie, dai meandri oscuri dello scientifico tradizionale *urla a gran voce prima di essere uccisa dall'algebra*.

L'attrazione degli Inferi Winner#Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora