_Twenty two_

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Ho scritto il capitolo di fretta. Vi ringrazio, SIAMO passati da 20esimi in classifica a noni, e da noni a primi.  Dico siamo perché è grazie a voi se sono qua, è grazie a chi mi sprona a migliorare, chi commenta anche con una sola lettera e chi con un voto mi dice "Hey! Io ci sono."  
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La morte lascia sempre tracce del suo passaggio: una scia di lacrime, parole mai dette e sguardi indiscreti. La morte è un bue senza corna, anche lei è morta. La morte si porta a presso un'ascia. La morte non dice niente, è il postino silenzioso. La morte è il padrone di casa che riscuote l'affitto alla famiglia disoccupata. La morte è la migliore amica della solitudine. Non tutti i vivi vivono: solo chi ha cuore, e la morte lo sa. La morte sorride. Morgue è morto. E la morte sorride. La morte è un uomo calvo e dagli occhi gentili, la Morte indossa una tunica su un corpo rozzo e mascolino. La morte è una marionetta, la marionetta del cuore: se una persona vive con cuore, ella vive; se una persona vive con depressione i giorni solari, ella è morta. E questo la morte lo sa.

Terpilih era morta, le avevano rubato il cuore. Mentre la demone camminava stringendo i pugni, i ricordi di Morgue riaffioravano nella mente come gerani in primavera. Come un cancro le trafiggeva il corpo, senza neanche accorgersene. 

L'immortalità è un desiderio di tutti i mortali, ma essa resta una figura ideallitica, un ideale come il punto materiale...non ha dimensioni ma una massa che aggrava nella mente di tutti. Ora Morgue, miei giovani osservatori, sarà immortale poiché vivrà nel ricordo dei propri cari.

La demone fermò la propria camminata lungo un angolo e si diresse verso lo spigolo vivo. Con un veloce morso, fece fuoriuscire del sangue dal dito medio e aprì un portale Carleum: tracciando una ł nel nulla che si divise in una dimensione parallela.

Terpilih, nonostante l'accaduto, aveva un viso dolce e amabile, e gli occhi verdi, racchiusi in dei lineamenti non particolarmente regolari, trasmettevano comprensibilità facendo spiccare una natura raffinata ed elegante.

Fece roteare gli occhi vigili e piccoli, circondati dalle occhiaie violacee in una pelle non particolarmente bella, in tutte le direzioni in cerca di movimenti sospetti. Entrò dentro il sottile segmento creato. La linea nera la risucchiò, come i neonati risucchiano il nettare materno.

L'altro lato era completamente diverso dall'inferno, una dimensione basata sullo spessore più ché sulla lunghezza e la larghezza.

"Oh Afesinia, Nostra mandata, siete già di ritorno?" Apparve una luce scura seguita da altre quattro. Il mostro dentro Terpilih, il cui nome era Afesinia, camminava sicura di sé con il corpo sinuoso della demone.

Con i propri occhi, condivisi con Afesinia, la demone contastò di essere in un luogo in cui dominava il nulla. E con nulla, Oh prediletto amante della paura, si intende il dominio dell'immaterialità, l'assenza dei componenti del tutto. Era, oserei dire, perfetto. La demone si chiese dove camminava poiché non era presente nessuna struttura di supporto.

"Sì, Creatrici, porto notizie dall'Inferno." Si prediligette in un inchino il mostro dentro Terpilih. La vera Terpilih, la cui anima era stata confinata ad uno spazio angusto per lei, udiva tutto.

Una luce violastra iniziò a circolare in tondo, come la coda di una cometa, con un sferragliante cangore, aveva chiazze profonde e nere. "Porti, dunque, notizie dal mio Creato?"

"Sì, Il Ribelle ha deciso di mandare il figlio in Paradiso per rubare La sapienza. Nessuno dubita di voi, Oh astute Creatrici." La voce di Afenisia era evidentemente diversa da quella dolce ma decisa di Terpilih: era subdola e mentre pronunciava parola ne auto-innescava il riso.

Da quale pulpito provenivano i mormorii che riecheggiavano nell'assenza del tutto? Urla dei mali subiti piroetavano nelle orecchie di Afenisia.

"Non elogiarci, conosciamo i nostri meriti, serva. È stato questo il nostro miglior risultato: Far credere alle creature della nostra inesistenza."
La luce che parlò era sfumata di rosso, una semplice nube compatta ma allo stato gassosa; grande contradizione. Tutto ciò che vi era in quel lugubre posto sembrava contraffatto dal marchio di sbagliato, ingiusto, avido e corrotto.

"No, Sorella mia, il nostro più grande risultato è stato fargli credere che esiste una scelta: Noi siamo state cacciate da Jeoviah , il Creatore e " rise con voce gatturale "i demoni, angeli e altri creati continuano a credere ci sia scelta e dopo i due regni: il regno del cielo e delle tenebre, non ci sia niente."

"Cosa intendete fare, Oh mie Creatrici?" Terpilih continuava a non capire e, sotto una taciturno resa, piangeva la perdita subita del figlio.

"Attendiamo, il fato è dalla nostra parte" decretarono coloro che vengono riconosciute nelle leggende come streghe.

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Secondo la piega che sta prendendo la storia.. le streghe sono coloro che vengono definiti Creatrici, ma di cosa? Perché sono state cacciate? 

Un fantasy ha bisogno degli esserini classici. Si, può sembrare strano, ma, come ho già detto, è la mia fantasia a regnare e sono stanca dei soliti modelli in cui i vari esseri sono cose troppo diverse per stare insieme.

Vi consiglio una storia stupenda: Forse, tale storia, mi ha sorpreso tanto quanto la dolcezza della  creatrice @Paxangeli "Storie dal continente diviso"   [Ringrazio Irina per avermi aiutato con la correzione del libro]

Pubblicherò uno spazio autrice, devo darvi delle notizie.

L'attrazione degli Inferi Winner#Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora