_Chapter twelve_[Luogo cosmico].

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"Benvenuti al cospetto dei giudici della sorte. Vi sono state proiettate una serie di visioni.
La prima rappresenta la gola, la sete di potere. Colui che aveva potere, il potere voleva essere.
La seconda rappresenta la discriminazione, la gelosia e l'ingiustizia poiché vi è un fanciullo allontanato dai propri simili diversi senza una sentenza valida e attendibile. In egli nasce la gelosia e l'ira.
La terza rappresentava l'amore per le belle arti: la veenerazione e la seduzione. Una rosa protetta da aculei viene descritta da uno spasimante della sua semplicità.
La quarta rappresenta la schiavitù, la nostra prima libertà, la nostra prima conoscenza reale. Nasciamo schiavi liberi e moriamo da libertini schiavizzati. Essia, l'ultima rappresenta il tradimento," sussurarono delle voci sovrapposte l'una sull'altra.

Liniæ si trovava in una sala interamente grigia con un pavimento realizzato da dei cristalli scagliati a forma circolare. Il soffitto mostrava la nudità dei pensieri della ragazza... mostrava i suoi saperi, le sue conoscenze, mostrava ricordi facendola sentire così esposta davanti al rompicapo delle sfaccettature dell'anima. Si sentiva un libro chiuso da un lucchetto violato. Era inginocchiata all' interno di una fontana dall'acqua rossa. Le mani accarezzavano le leggere onde che si formavano nel rossore. Le immagini dei propri desideri si mostrarono nell'acqua che le arrivava fino alle anche. Indossava una leggera tunica grigia con le maniche che raggiungevano i polsi bagnata dall'acqua.  Quest'ultima mostrava le gambe bagnate ed esposte di Liniæ. La fontana era in pietra calcarea e di forma rettangolare con delle iscrizioni in un'antica e dimenticata lingua. Una statua dal corpo demoniaco, e con il volto coperto dalle mani posate come difesa, squarciava un grido immaginario dalla bocca ripiena di denti affillati. Attraverso un foro nelle punte dei denti descritti, usciva l'acqua rossa.
Quando Liniæ alzò lo sguardo, notò che era circondata da sette statue:
La prima era una figura femminile con la testa coperta dall'elmo e chiusa in una veste drapeggiata, aveva il viso rivolto verso il sileno. Ella aveva una compostezza superiore ai presenti, mostrando i moti di un animo turbato. Di essa se ne presentavano altre due coppie identiche ma in posizioni diverse.

Il secondo era nudo e incedeva un passo ritmico, quasi di danza. Il suo busto inclinato proseguiva nella direzione della gamba destra distesa, la gamba sinistra, portante, era ruotata e flessa; la testa rivolta verso il basso. Di esso se ne presentavano -come per la fugura femminile- altri due.

Nel terzo la rigidezza della frontalità veniva definitivamente abbandonata. Esso sembrava colto durante il movimento, era rappresentato gravitante sulla gamba destra. La gamba, non incisa dal peso del corpo, era flessa e spinta verso indietro; conseguentemente il bacino a destra si sollevava dalla parte della gamba portante e si abbassava sul lato opposto, mentre le spalle avevavevano un moto inverso. Il busto, pertanto, si inclinava leggermente di lato: si comprimeva a sinistra e si tendeva a destra. Il braccio destro scivolava, in posizione di riposo, lungo il fianco. La testa, dai capelli soltanto casellati sulla geometria calotta cranica, si volgeva verso il lato della gamba portante e si inclinava leggermente.

Esse senza muoversi parlarono " scelta a voi umani spetta. Morte avete incontrato. Vi farete trainare dalla furia di Caronte o guidare dalla cieca bontà e dalla parola dell' Arcangelo Gabriele, messaggero di Dio? Scegliete uno fra i sette desideri. La fontana mostra l'avarizia della vostra anima, i vostri sogni più segreti. Lo specchio al di sopra di noi è lo specchio della vostra anima e noi siamo gli interpreti. Siamo i custodi della morte."

"Vorreste la bellezza? "
"Vorreste la ricchezza? "
"Vorreste la protezione verso i vostri cari?"
"Vorreste vendetta?"
"Vorreste potere?"
"Vorreste conoscenza?"
"Vorreste amore?" chiesero sovrapponendo le voci che echeggiavano nella stanza dalle pareti infinite. Sembrava un sogno. Non sapeva come era finita là ma ricordava il terpore della vita che la lasciava.

"La bellezza mi alletta. E bene sì!, ogni desiderio è presente. Ma non voglio ogni singola cosa poiché:
La bellezza svanisce lasciando un putrido corpo tumefatto;
La ricchezza colma gli spazi ma non il vuoto;
Che senso ha avere ricchezza, se non ho nessuno con cui condividere tali doni?;
I miei cari. Non voglio protezione per loro poiché il loro maggiore nemico è se stessi e non posso allontarli dalla loro essenza, non voglio. Quei pochi cari che ho avuto sono già fra le mani della malignità e vivono la morte in modo poco gaio;
La vendetta è un piatto prelibato ma, dopo il momento in cui è compiuta, lascia l'amaro in bocca.
Il più grande potere è quello delle proprie scelte, e già questo mi appartiene, esso va usato con la conoscenza.
Quale essere non vorrebbe amore? Non è questo il mio desiderio poiché l'amore viene da solo, neanche voi, Oh eroi del giudizio, potete controllarlo." Liniæ provò ad uscire da quella fontana ma essa la risucchiava come un vortice.

"Vorreste tutti questi doni pertanto, uno non ti alletta?" si rivolsero a Liniæ con lo sguardo assente le statue.

"Solo un essere ha avuto tutto: bellezza, ricchezza, ha protetto tutti con la sua parola, ha avuto potere, vendetta, conoscenza e amore," riflettette Liniæ, si sentiva colta. Sembrava uno di quegli indovinelli che faceva con il suo amato Safar quando erano bambini. Giocavano a creare palle con il fango e le tiravano agli altri lavoratori, una volta avevano realizzato un bellissimo castello.

"Quell'essere è Lucifero. Ammetto di esserne attratta, non farei una fine diversa dalla sua." Portò le mani in fronte e osservò i volti espressivi delle statue. Gli occhi di Liniæ erano due fessure lineari per la luce del soffitto, le labbra leggermente schiuse mentre parlava, il naso venne storto all' odore nauseabondo di quell'acqua. Si sentiva pulita, leggera. Le braccia erano appoggiate sulla superficie dell'acqua che la circondava mentre osservava, a capo chino, la propria immagine riflessa.

"Siete assolta dai tuoi peccati, Liniæiah, figlia del Creatore. Ora potreste giovare nella casa del Signore. Le porte del paradiso vi sono aperte. Il nostro giudizio è terminato e il verdetto affermato. Amate gli altri. Amate il Padre eterno. La tua volontà corrisponde alla volontà del Signore Nostro. Da oggi apparterrai al III coro: principati, Arcangeli e angeli. Apprenderete l'arte del volare e la capacità di conoscere le fonti certe, ovvero la scrittura. Nuova figlia di Colui che può, per la tua saggezza, la porta vi è stata aperta e per la vostra purezza e bontà d'animo: angelo sarete e sotto i colli del giudizio la vostra eternità svolgerete. Siamo nei colli del giudizio e neanche il figlio dell'aurora ha violato tali detti. Siamo dopo il Creatore ma prima della luce. E ora, voi farete parte della luce. Nascerete come angelo e della vostra remota vita ogni traccia si assolverà. Pace sia con voi, sorella nostra. " Liniæ non capì le sette voci. All'improvviso si fece tutto buio e, appena riaprì gli occhi, in una nuova dimensione si trovava.

Un solo pensiero nella mente della fanciulla si mostrò : Safar.

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Siamo arrivati alla prima tappa della vera storia, il fulcro : L'attrazione per gli Inferi. Ho fatto i salti mortali per descrivere il luogo della mia fantasia!

Vorrei aggiornare quando (all' incirca) tutti sarete arrivati allo stesso punto, ma attraverso le visualizzazioni è impossibile ( qualcuno può abbandonare la lettura o può averla appena iniziata), e chiedere voti lo ritengo inutile. Io stessa sono una lettrice silenziosa. Leggo, divoro, ma non mi faccio notare.

Ergo: Devo scegliere dei giorni precisi in cui pubblicare.

Ringrazio tutti i lettori che stanno leggendo questa storia e spero vi stia piacendo quanto piace a me scriverla.

Vi ringrazio per i dolci commenti e vi ricordo che "Se notate errori, non fatevi rulli mentali e ditemeli" .

- Un abbraccio da Mybook2000♥.

L'attrazione degli Inferi Winner#Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora