Capitolo finale.

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Luxis aprì una seconda pagina del diario e lesse:

I ricordi divengono più nitidi e così anche i sentimenti. Safar, anima libera nella mia mente, chi sei?

"Vi ho dato il mio taccuino per scrivere del vostro sconforto, non per leggere del mio animo turbato," fermò la sua lettura Liniæiah apparsa dal nulla con una tela. Nella tela vi era un punto. Quanti cambiamenti poteva generare un semplice punto?

"Cosa vi fa credere che io sia infelice?," chiese seccato il principe degli Inferi chiedendosi come l'aveva trovato e perché appariva sempre nei momenti indesiderati.

"Il semplice fatto che non siete felice," rispose ella arrotondandosi le ciocche lunghe e nere. Si sedette difronte a Luxis con maestria e grazia osservando gli occhi affilati di lui.

"Parlatemi di voi. Cosa facevate nel tempo libero nell'Inferno?"

"Non voglio intraprendere una conversazione con voi," sbuffò palesemente, voleva restare da solo.

"Non vi ho chiesto cosa volete."

"Non parlo a richiesta," disse aspettando che ella se ne andasse ma, poiché non lo fece, aggiunse, "nel tempo libero penso a cosa fare."

La risposta scaturì la risata dell'angelo, "cosa vorreste fare nel futuro?"

"La bella vita," rispose semplicemente, facendola ridere sempre di più.

"Come vi definireste?"

"Razionale."

"Avete molti amici, o siete del parere pochi ma buoni ?"

"Sono del parere io sto con me. Se qualcuno vuole stare con me, bene...altrimenti, sto bene anche da solo."

Liniæiah non si sorprese delle sue risposte taglienti ma continuò, "vi piacete come siete?"

"Per ora sì."

"Siete felice?"

"Sono me."

"Non credo che voi siate voi, siete la parte che interpretate e continuando a interpretarla finirete per odiarvi," saggiamente spiegò.

Cosa siete, o meglio, chi siete cari lettori?

Siete tante parti e ruoli da interpretare: la giovane e intraprendente alunna, la figlia silenziosa e l'amica chiacchierona. Dietro a tutte le vostre maschere, non siete nessuno. Siete maschere. Siete attori. Bravi attori.

Malinconici attori. Siete chi gli altri pensavo voi siate. Se gli altri vi etichettano come buonanima, voi vi mostrerete sempre così per non evadere dalla massa, erro caro lettore?

Luxis non rispose guardando la sorgente di luce dove gli angeli si nutrivano.

Liniæiah, non capendo di aver toccato un tasto dolente, si alzò e se ne andò con l'ignoranza di una letterata.

Il principe andò verso la sorgente. Luxifer si nutriva unicamente di ghiaccio puro donato dagli angeli, esso lo teneva in vita.

Guardò la luce dentro il pozzo, " come fanno a nutrirsi solo di ciò?," pensò.

Sapendo che assaggiando una sola e piccola particella di luce sarebbe morto, si allontanò. Qualcuno però spinse il giovane tenebroso dentro la pozza.

Luxis chiuse gli occhi e aspetto la felicità colmo di sorpresa e orrore. Chi lo aveva spinto?

....Inferno..

Lucifero guardava Terpilih incatenata. Il corpo della donna, insanguinato e agonizzante, era inclinato in avanti e sorretto da gambe escoriate fino all'osso.

Robert II avrebbe voluto aiutarla nonostante la colpa della morte di Morgue ricadesse su di lei, poiché, almeno credeva, lei era l'amore della sua immortalità. Lei era il grande amore della sua immortalità.

Il giovane comandante pensava:

Andassero al rogo coloro che affermano che 'i demoni non possono amare'. E se non possono amare, che importanza c'è? Nel loro cuore alloggia un altro sentimento identico ma con nominativi diversi.

Terpilih era stata scoperta, mentre porgeva una pergamena sul bordo del giaciglio reale, da una serva silenziosa e astuta.

Ora la traditrice sorrideva conscia dell'imminente fine.

Gli abiti, logori, ricoprivano solo una piccola parte del busto sporco e incostrato di una patina verdastra.

Essa osservava con distacco tutti, compreso il generale dagli occhi sofferenti.

"Voi non siete Terpilih! Chi giace dentro di lei?," domandò impetuoso Lucifero.

"La dama di sangue

con le unghie affilate

fra i viandanti cammina

e con uno sguardo trafigge," iniziò a recitare la demone.

"Ogni animo al suo tocco perisce

Udite il cuor che pompa

Abbiate paura

Non potete scappare da questa sventura

Sfuggire è dura

laddove lei regna,

Poco il contegno," nella sala calò il silenzio.

"Il cuore palpita

e sfoccia di scuro in mano mia," Terpilih, con la schiena arcuata e il viso dai tratti ormai indefiniti, si girò verso Lucifero e i piccoli spettatori.

"Or scappate," si fermò e guardò il piccolo lettore con gli occhi vigili.

"Dimenticate chi ero

Or in me alberga Lucifero" rispose Terpilih alla domanda del demonio, materializzando un buio soffocante.

Fine.

L'attrazione degli Inferi Winner#Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora