_Chapter twenty II_

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"Scusa madre," affermò un Morgue pentito, chinando il capo e stringendo le orecchie con le dita. Il bambino indossava un abito datato di anni antichi, secondo i gusti della madre. La camicia, rigonfia nelle maniche, presentava vari righini grigi e il suo bordo finale era nell'interno dei pantaloni blu scuro, essi contrastavano con la pelle pallida su cui spuntavano gli occhi viola, un colore particolare quanto il suo essere. Il viso era rotondo e pieno, rilassato in un sorriso sornione, mentre nell'occhio destro risaltava il piccolo neo vicino alla pupilla. Le ciglia erano lunghe e curvate all'insù, scontrandosi con delle sopracciglia in formazione. I capelli castani erano divisi in due parti, lato sinistro e destro, conferendogli un'aria studiosa. Un papillon era stato prontamente posto sul collo, evidenziando la vena pulsante. Il corpo gracile era in carne, in forma umana, mentre le braccia erano corte e la destra era più lunga di un paio di centimetri. Il petto era rotondo sotto l'abito e le gambe erano divaricate con le ginocchia piegate verso l'esterno.

"Chiedi scusa solo quando ti fa comodo." Erano ancora tutti nella medesima stanza. Il generale borbottava insulti verso la demone insieme al Principe, perché Morgue si stava scusando. Esso era un atto intollerabile, proprio come il perdono.

All'inizio i demoni potevano sembrare affascinanti, carismatici e viziosi, ma, dopo essere entrati dentro di essi, si scopriva la loro seconda faccia.

Luxis osservava maniacalmente l'angelo di fronte a sé con gli occhi a mandorla, corniciati dalle ciglia rade, brillanti di invidia e di perplessità. L'invidia era rivolta, arduo per egli ammetterlo, al generale gioioso della propria famiglia. Il Principe non conosceva quella felicità che la sete di sapere bramava. Lui non poteva procreare né in forma umana, né in forma d'ombra, solo agli umani era concesso questo dono. Negli Inferi Terpilih, discendente diretta del comandante Lilith, e Lucifero potevano dare la vita. Ora lo sguardo di Luxis accusava l'ignoto. La gelosia ardeva in lui; non sopportava come Morgue pronunciava madre. Luxis aveva avuto solo il Re degli Inferi come genitore, mai aveva avuto una figura femminile se non per scopi senza pudore. Lucifero lo aveva creato con le ombre che sfruttavano e comandavano la sua mente, una piccola parte. Luxis conteneva:

Avarizia;
Lussoria;
Rabbia;
Egocentrismo;
Sete di conoscenza;
Dubbio;
Odio;...

E tanti altri sentimenti che arricchivano la parola "male".
All'angelo però non aveva mentito: desiderava provare il senso di amore, fedeltà, amicizia.
Purtroppo, non poteva; lui era come una cassa di mele, riempita unicamente di esse. Qualunque stolto poteva provare a cercare delle pere, ma mai le avrebbe trovate in quella cassa dalle tonalità scure. Luxis era un robot programmato ad uccidere, non poteva fare altro, nessuno glielo aveva insegnato e nessuno gli aveva fornito i mezzi per cercare da solo... era in un vicolo buio.

A formare il primo muro, per raggiungere la felicità, vi erano le sue origini. Il secondo muro, per raggiungere la felicità, era il suo passato; da quanto scappava da quella parola? Da quanto fuggiva dai pensieri, dalle voci maligne, dai mali? E da quanto tempo, Oh tempo, loro lo acchiappavano e lo prosciugavano? Le mani del passato erano come l'aria, non vi era ostacolo che non potevano superare.

Voleva anche egli amare qualcuno, sentirsi chiamare padre, avere ciò che gli era stato negato dalla nascita. Notò di aver posto troppo insistentemente lo sguardo sulla consorte di Robert e tale atto poteva essere frainteso; di conseguenza iniziò a osservare le proprie mani ed altri ricordi riaffiorarono come i fiori di limone che si trasformano in un frutto acido! Quante vite e morti aveva tolto con quelle mani? Quanti sogni aveva distrutto con quelle dita? Quante menzogne aveva detto con quei palmi?

Robert II aveva intercettato l'oggetto della vista di Luxis, e uno strano fastidio gli era preso. Che, forse, si era invaghito della sua amata? La guardava quasi ossessivamente, e se avesse voluto possederla? Al generale un groppo venne in gola, difficile da mandare giù. Luxis poteva possedere tutte le demoni che voleva, non solo per classe, ma anche fascino. E se Terpilih compiesse adulterio? Non erano né sposati, né legati da un patto politico; avrebbe potuto benissimo assuefarsi del carisma del Principe. Avere Morgue lo rassicurava, ma un figlio poteva evitare il tradimento? Troppi pensieri per il generale, troppi macigni da reggere. Dubbi si stavano insinuando nella mente di Robert, odio nella mente di Luxis. L'odio era astio, livore e Luxis era entrambe le cose..perciò iniziò ad accarezzare le forme di Terpilih con lo sguardo, stando attento che Robert lo stesse guardando. Adorava portare gelosia. Iniziò a far trapelare pensieri senza pudore dal suo sguardo, Robert capì.

L'attrazione degli Inferi Winner#Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora