17. Lasciami entrare

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Giorno 2
Ho sempre odiato gli ospedali.
Hanno un brutto odore, quell'odore di malattia e disinfettante.
Ma questo, sa anche da qualcos'altro.
Sangue.
Sa così tanto di sangue, ed è l'unica cosa che mi fa stare bene.
Respiro a pieni polmoni quel buono odore, desiderandone ancora.
Mi hanno messo in una stanza, una tutta mia, e nessuno mi ha portato la colazione come in un qualsiasi ospedale.
Mi avvicino alla finestra e scosto la tenda ingiallita.
È notte fonda, ed ho dormito tutto il giorno.
Qui non c'è nessuno  ed io sto morendo di fame. Fame di qualcosa di diverso, di più buono.
Fame di sangue.

-Ho preso le pizze surgelate, ok? Comportavi bene. -
Mamma ci salutò ed uscì di casa.
Un'altra serata noiosa con Evan.
Quel pomeriggio dopo scuola ho raccontato a Johanna tutto quello che era accaduto e la mia situazione.
Diceva che non mi sarebbe accaduto nulla, che c'era Calum, che non mi avrebbe mai uccisa e che evidentemente se mi fidavo di lui un motivo c'era.
Certo, non era lei che doveva morire!
In più, sapere che a pochi metri da me c'era Larson, pronto ad attaccare, non migliorava la situazione.
Sapevo che c'era solo lui in casa, o almeno speravo che così non fosse, Calum non è mai a casa e Jo è con Dave, Speravo in Shannon pur sapendo che era uscita poco prima. D'accordo, non devo preoccuparmi, se non mi ha ucciso in mezzo al nulla, quando poteva benissimo farlo, perché avrebbe dovuto farlo ora? In fondo ero solo a casa da sola...
Cazzo.
Mi preparai un caffè, giusto perché non ero già abbastanza nervosa, e mi sedetti sul divano a guardare la tv.
Non poteva farmi nulla in realtà, finché ero qui dentro e lui la fuori sarei stata salva.
Mi tornarono in mente le parole di Calum del giorno prima. "Non può farti nulla se non lo vuoi tu. Non farlo entrare in casa."
Perciò, non avevo nulla di cui preoccuparmi.
Qui ero al sicuro. 
Aiutai Evan con i compiti, molto più divertenti dei miei che avrei dovuto fare, quando suonò il campanello.
Mi avvicinai allo spioncino.
Larson, con quel sorrisetto sexy, aspettava che aprissi la porta.
Merda.
Che fare? Sapeva che ero in casa, non potevo più scappare.
-Chi è? -Urlò Evan.
Lo spedì in salotto e gli dissi di non muoversi da li.
Aprì esitante la porta, ritrovandomi il suo bel viso davanti.
-Ciao. -
Chiudi la mente Winnie.
-Ciao. -
Unicorni rosa. Unicorni rosa.
-Ti disturbo? -
-No certo che no. -
Perché? Potevo inventarmi qualche stronzata. Non so mentire.
Unicorno Rosa!
-I ragazzi se ne sono andati, e mi domandavo se ti andava di fare qualcosa, che so,  magari mi fai conoscere i veri film horror? -
-Ah... il punto è che non posso uscire, devo badare a mio fratello. -
-Beh, allora vengo io da te. Ti va? -
Merda!
E adesso che faccio? Inventa qualcosa...
-si, ehm... io... -
Dei passi si avvicinavano alla porta.
Calum si affiancò a Larson osservandolo perplesso.
Poi puntò il suo sguardo intenso su di me.
-Che fai qui? -
Chiese inarcando un sopracciglio.
-Non credo siano affari tuoi. - rispose acido Larson.
Si lanciarono due occhiate taglienti, sembravano quasi due cani rabbiosi.
-Hai ragione, non lo sono. -
Calum mi superò entrando in casa tranquillamente, squadrando minaccioso Larson.
- Io e Winnie abbiamo da fare, Larson. -
Lui mi guardò aspettandosi  una conferma a quella affermazione così surreale.
-Ehm... si. Mi dispiace Larson. Magari un'altra volta. -
Sembrava offeso e mi guardò sorpreso.
-Certo, un'altra volta. -
Fulminò Calum con lo sguardo ed entro in casa.
Chiusi la porta e puntai il mio sguardo a Calum.
-Avrei potuto benissimo mandarlo via io. -
-Si certo, ho visto, stavi per farlo entrare. -
-Non è vero! -
-Si invece. Ti stava suggiogando. -si avviò in cucina.
-Mi stava che? -
Si appoggiò al banco della cucina, fissandomi in quel solito modo irresistibile.
-Cucinavi? -
Chiese indicando il forno acceso.
- Si... Mi spieghi che mi stava facendo Larson? -
-Sei da sola? -
-Ciao. -
Evan entrò in cucina e osservò curioso Calum.
- Ciao. -la voce sensuale era stata sostituita dalla voce buffa.
I due si guardavano incuriositi senza Parlare.
-Tu sei il vicino di casa? -
-Si, sono io.E tu chi sei?-
-Evan.come ti chiami? -
-Calum.-
-E sei qua per? -
-d'accordo, basta con le presentazioni. -  mi intromisi e condussi Evan verso il salotto, onde evitare domande imbarazzanti tipiche di mio fratello.
-Ho fame! Calum resta a mangiare? -
-No. -
-Si.-
Lo guardai stupita.
Come "si"?
-Carino tuo fratello. -
-Calum... -
-Cosa? - si avvicinò e mi cinse i fianchi con le sue mani  grandi.
-Che si mangia, donna. -
Lo guardai male e scoppiò a ridere. -idiota. -
Mi allontanai e presi le pizze dal congelatore.
- Lo sai vero che ti sei autoinvitato? -
-Mmm... in realtà non lo definirei così... -
-No? E come? -
-Ti sto prottegendo da Larson. So che hai paura. E io ci guadagno un pasto. -
-Si, come vuoi. Margherita o speck e formaggio? -
Chiesi mostrando le pizze congelate.
-Sorprendimi. -
-Mm! -
Rise e andò in salotto.
Misi le pizze in forno e impostai il timer.
Raggiunsi Calum in sala, era seduto vicino ad Evan e stavano parlando del film che stavano trasmettendo.
Non sembrava nemmeno lui, così sereno mentre chiacchierava  con un bambino.
Mi unì a loro, che a malapena notarono della mia presenza.
Ero affianco a lui, e osservavo il suo bellissimo profilo, quel naso perfetto, la barba era più lunga del solito, e rendeva quel viso ancora più perfetto e sexy.
Il timer mi riportò alla terra.
-È pronto. -
Andai in cucina e misi le pizze sui piatti.
-È pronto ho detto! -
Iniziai a mangiare la mia pizza, quando i ragazzi mi raggiunsero.
-Evan smettila di parlare e mangia. -
Non smetteva  di assillare Calum da quando è entrato in casa.
-Certo che tua sorella è proprio una rompi palle. -
-Si! Non dirlo a me! Io proprio non la sopporto più! -
Calum rise mostrandomi quel sorriso stupendo.
Rideva così poco, e quando lo faceva era così bello.
- Ah si?  -
-davvero! Quandro sarò più grande dovrò andare dallo psicologo per affrontare questo trauma infantile . Guarda, se vuoi la puoi adottare. Te la regalo. -
Rise forte facendo ridere anche me e Evan.
Se sapevo che Evan gli faceva questo effetto, glielo avrei presentato prima.
-Grazie Evan, prenderò in considerazione la proposta di sorellina minore.Non è una proposta allettante, sorella? -chiede sorridendo strafottente.
-Mmm... certo, avere un fratello come te sarebbe un sogno! -
-Si, certo che si.-
Sparecchio il casino che i "bambini "hanno lasciato e li raggiungo in salotto.
-Allora. - mi sedetti vicino a Calum sullo scomodo divano. -Vuoi spiegarmi la storia di Larson?-
-La storia di Larson? -
-Quello che hai detto prima. -
-Chi è Larson? -chiese Evan distogliendo l'attenzione dalla tv.
-Nessuno. Vieni Calum. - mi alzai e mi diressi in cucina.
-Calum! -
Sentì i suoi passi pesanti avvicinarsi. - Ma come fai a sopportarla? -lo sentì chiedere ad Evan.
Incrociai le braccia e lo guardai male.
-Non guardarmi così. Non ci crederai, ma è estremamente eccitante.non sai quante volte sono venuto immaginandoti con questa posa. -
-Calum. Cosa mi stava facendo Larson. -
-Niente di quello che ti farò io. -
-Calum! -
Rise e si avvicinò appoggiandosi al banco della cucina.
Ho perso il conto di tutte le volte che ha riso.
Questi suoi cambiamenti d'amore repentini erano così strani.
-Ti stava suggiogando, Winnie. Ti stava ordinando di lasciarlo entrare, e tu lo stavi facendo contro la tua volontà, lasciandoti manipolare. Una volta che un vampiro entra in una casa di un umano potrà farlo sempre. -
Cazzo.
Quanti altri poteri sovrannaturali ha quel vampiro?
Quante altre volte lo ha fatto?
-Anche tu lo puoi fare? -
-Tutti i vampiri possono. Altrimenti come facciamo a bere dagli umani, senza causare tragedie? -
Oddio, è tutto così sbagliato.
- Quando mi hai morso non lo hai fatto. -
-Certo che no, volevo che te lo ricordassi bene. -
-Sei uno stronzo. -
-Lo so, piccola. -
Sbuffai e feci per andare a guardare la tv, quando mi tornò in mente un'altra cosa.
-Perché la verbena su di te non fa nessun effetto? -
Si avvicinò a me, così vivino che per poco i nostri nasi si sfioravano.
-Che bambina curiosa... -
-Allora? -
Evan arrivò di corsa in cucina. Mi allontanai da Calum rivolgendomi a mio Fratello.
-Voglio l'ananas. - ci guardò incuriosito e incrociò le braccia.
Presi dal frigo il piatto con le fette d'ananas che la mamma aveva tagliato, e ne diedi due fette ad Evan.
-Evan!prendi un piatto! -corse in salotto ignorandomi.
Bambino maledetto.
Ne presi una fetta e ne offrì una a Calum, che declinò.
-Allora? La verbena? -
Morsi la fetta d'ananas, facendo cadere delle goccie fredde sul petto.
Calum si avvicinò, bloccandomi sul banco col suo corpo e mi guardò intensamente.
Distolse lo sguardo e lo portò sulla scollatura del vestito, e abbassò lentamente la testa, inclinandola leggermente e poggiò la sua lingua ruvida sul mio petto liscio, leccando la goccia d'acqua caduta, salendo lentamente fino al collo, dove indugiò qualche secondo.
Spinse il suo corpo contro il mio, facendomi rabbrividire in punti a me sconosciuti, e riportò le sue labbra  carnose sulle mie.
Le nostre labbra si muovevano piano, delicate. Approffondì il bacio e le nostre lingue si intrecciarono. Mi strinse la vita facendo incastrare ancora di più i nostri corpi, ed io portai le mie mani sui suoi folti capelli scuri.
Stavo provando cose che non avevo mai provato. Non lo capivo, non riuscivo a spiegare perché Calum mi guardasse in quel modo, quando inizialmente ci teneva a ricordarmi che valevo meno di zero.
Erano cambiate molte cose. Ma non riuscivo a capire se in meglio.
A cosa stavo andando incontro?
Mi staccai prima di strappargli i vestiti di dosso.
Arrossì per il pensiero che avevo appena fatto. E non solo quello, in realtà.
Da quel bacio, il bacio proibito, in quel covo di vampiri, Ce ne sono stati tanti di pensieri ehm.... poco puritani.
Era da qualche sera che andavo a letto pensando a lui, e ottenevo un pò di sollievo da quel bruciore che ormai mi ribollita costantemente sottopelle. Ma non era abbastanza.
Tornammo in sala, dove Evan chiese al suo nuovo amico di giocare con la play.
Giocarono per quasi due ore, interrotti solo dai racconti della vita sociale di mio fratello, che era comunque più interessante della mia.
- Sono le dieci, a letto. -
Mi alzai aspettando che Evan facesse lo stesso.
-tre minuti. -
-Evan... -
-Winnie... -
Spensi la tv e per poco non mi lanciò il telecomando.
-Bastarda! -
-Muovi il culo. -
Mi fulminò con lo sguardo e si alzò faticosamente.
- Ciao Calum. -
-Notte Evan. -
Andò in camera, dopo ovviamente avermi mostrato il dito medio.
-Di la verità... lo hai mandato a letto perché volevi stare da sola con me. -
-In realtà lo ho fatto perché domani ha scuola  ed io mi sono rotta di guardare zombie che vengono mutilati. -
-Hai ragione. Ti ho trascurata. -
Gli diedi una gomitata e riaccesi la tv in cerca di qualcosa che mi avrebbe distratta dal vampiro che ho accanto.
-Questa volta mi devi rispondere. Perché la verbena non ti fa niente? -
Si avvicinò facendo combaciare le nostre gambe.
Mi squadrò interessato.
- Mi piace questo vestito. Ti fa sembrare una brava ragazza. -
Parlava del semplice vestito azzurro di Pizzo che avevo ingenuamente deciso di indossare.
-Calum rispondimi! -
-te l'ho già detto. Sono speciale. -
-Calum... -
-Non lo so perché non mi fa nulla. So solo che è così e basta. -
Decisi di non indagare oltre, sembrava sincero, ma qualcosa di sicuro la nascondeva.
- Perciò... Cosa dovrei fare ora? Aspettare la mia fine? -
-Beh... per ora sei al sicuro, ho parlato con mio... con chi si occupa del tuo caso, e Larson ha guadagnato un pò più tempo... Ma non è molto e non puoi scappare per sempre. -
-Calum... che cos'è la prova?-
Sbuffò e portò pesantemente la testa all'indietro, appoggiandosi sul divano.
-Dobbiamo proprio parlare di questo? Non possiamo limonare e basta? -
Limonare e basta? Se non stessi per morire probabilmente direi di si, ma qui è di mezzo la mia vita e non possiamo "Limonare e basta. "
-Calum dimmelo... -
- Non devi preoccuparti di questo. -si irrigidì e si spostò leggermente. Si stava innervisendo.
- Io lo devo sapere Calu... -
-Ti ho detto che non devi preoccuparti di questo, cazzo!

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