29. Tutti i nodi vengono al pettine

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Bussai alla porta di Calum e pochi secondi dopo mi aprì.
L'odore invitante del pollo e dei peperoni mi invase le narici.
In questi mesi infatti avevo scoperto che era un ottimo cuoco.
-Ehi. -si avvicinò e poso un delicato bacio sulle mie labbra. Mi erano mancati i suoi baci. -È quasi pronto. -
Annuì e mi avvicinai ai fornelli.
Era davvero invitante.
Mi voltai ritrovandomelo ad un palmo dal naso.
Tirai fuori dalla tasca la fotofrafia.
- Che cosa significa? -
Quando la vide, impallidì e si allontanò.
-Calum... -
Abbassò lo sguardo.
-Questa foto ce l'aveva solo mio padre. -la mia voce aveva assunto un tono più serio.
-come l'hai trovata? -mi chiese
-Non è importante. -
Perciò era così. Larson non aveva mentito, quella foto l'aveva sempre avuta Calum.
-Calum, parlami. Perchè ce l'avevi tu? -
Sospirò e si appoggiò al banco della cucina.
-Avrei dovuto dirtelo prima... -
-Dirmi cosa? -

24. 06. 2010, Roxenville

Eravamo in viaggio da gia due giorni.
Maledetta quella volta che dissi di si a mio padre.
In quel momento potevo essere con quello schianto di Katherine.
Ma, stupidamente, avevo accettato di seguire mio padre.
Stavamo andando a vedere il palazzo dove la mia famiglia avrebbe condotto gli esperimenti fra qualche anno.
Non eravamo mai stati in Iowa prima d'ora, e da ciò che vedo, non mi sono perso niente.
Il paese in cui ci trovevamo era piccolo e insignificante. Non c'era nessuno per strada.
-Quanto manca? -chiesi per la milionesima volta. Ero seduto su questo scomodo sedile da troppo tempo.
-Siamo quasi arrivati. -
Mi accesi una sigaretta, aprendo il finestrino.
Mio padre mi fulminò con lo sguardo; ha sempre odiato il fatto che fumassi.
La strada era buia e desolata.
Il navigatore indivaca che mancavano venti minuti.
Sbuffai annoiato e accesi la radio. -Abbassa! -
Feci finta di non sentirlo e lui abbassò il volume.
Lo rialzai e lui puntò il suo sguardo freddo su di me.
Se lo avesse tenuto sulla strada, non sarebbe successa la tragedia.
Non fece in tempo a frenare.
Spalancai gli occhi quando mi resi conto di quello che era successo.
Papà andava a cento all' ora, e aveva appena preso sotto un uomo.
Nessuno oso parlare.
Eravamo entrambi stupiti e spaventati.
Era successo tutto troppo velocemente. Possibile che non l'avessimo visto?
Ci guardammo preoccupati.
Scendemmo dall'auto, e andando nella parte anteriore della jeep.
L'uomo a terra non emetteva nemmeno un mezzo respiro.
Papà si avvicinò al suo corpo e dopo qualche secondo poté contrastare che non c'era più nulla da fare.
Merda.
Questo non era nei piani.
Era morto.
Papà scoprì i canini.
-Stai scherzando? -
-Ormai è morto. Non cambia nulla. - fece per avvicinarsi al suo collo ma lo fermai.
- Non puoi farlo. Dobbiamo chiamare l'ambulanza. -
Lui mi guardò sconcertato e poi scoppiò in una fragorosa risata, mettendo in mostra le zanne aguzze.
-Non dirmi cosa posso o non posso fare. Non chiameremo proprio nessuno. -Ritirò le zanne. -È meglio andare. Riesco sentire delle auto. -
Le sentivo anche io. Erano lontane, ma non ci avrebbero messo molto a raggiungerci.
Si alzò e si diresse verso il posto di guida.
-Dai un occhiata al portafogli. -
Lo cercai nella giacca, e lo trovai nel taschino interno.
C'erano pochi dollari, ma decisi di lasciarli li. Non ci mancavano certo i soldi. Da una tasca del portafogli sbucava una foto.
La presi e la osservai meglio. C'era una bambina, dai lunghissimi capelli biondi. Era seduta su una moto e sorrideva alla telecamera. Nel retro Era scritto in corsivo "La mia Winnet. "
-Ti muovi? -urlò papà dalla jeep.
Presi la foto e raggiunsi papà in auto.
Non sapevo spiegarmi perché l'avevo presa.
L'immagine dell'uomo steso a terra non mi abbandonò per tutto il viaggio.
Era un padre. La sua famiglia lo aspettava a casa.
Non capivo il motivo di questi pensieri. Avevo ucciso talmente persone senza nessun rimorso.
Mio padre al contrario, sembrava sereno esattamente come prima.
Ripresi nuovamente la foto tra le mani.
Winnet.

Il mio cuore aveva appena subito una crepa.
Non si era Spezzato, no. Solo una piccola crepa.
Avevo sofferto troppo per far si che il mio cuore si spezzasse.
Era un cuore pieno di crepe.
Però, avevo paura che questa crepa ci andasse molto vicino a romperlo.
Per un istante non sentì più il terreno sotto i piedi.
Non avevo parole. Era una cosa incredibile, ero così stupita che non avevo ne parole e ne lacrime. Rimasi solamente immobile.
Mi ero letteralmente pietrificata.
Calum intelligentemente non disse niente e aspettava la mia reazione.
Ma era questa, la mia reazione.
Stupore. Non so per quanto tempo rimasi li in piedi a fissare il muro, ma dopo lunghi minuti Calum fece la brutta scelta di aprire bocca.
-Winnie, mi dispiace molto. Avrei dovuto dirtelo subito. Ti prego, devi capirm... -
- No. Ti prego non dire nulla. -sussurrai.
Lascia cadere a terra la foto.
La Winnie sulla foto mi guardava e sorrideva.
Dietro la telecamera c'era papà. Sorridevo a lui. Poi, quando se ne è andato, ho smesso di sorridere. Quella perdita aveva influito tanto sulla mia vita.
Poi, quando ho incontrato Calum, ho ricominciato a sorridere più spesso. Lui, la persona che mi ha reso felice, ha tolto la vita a mio padre.
Non c'erano giustificazioni per ciò che aveva fatto.
Crollai in ginocchio, in preda ad un pianto disperato.
Tutto era stato rovinato, distrutto.
Calum provò ad avvicinarsi ma lo fermai.
Non era possibile. Non poteva essere. Quello Era il mio passato e lui non avrebbe dovuto farne parte. Mi sono innamorata dell'assassino di mio padre.
Mi alzai e in preda ad una furia violenta mi gettati fra le sue braccia e tempestai il suo petto sodo di pugni che non sembrava recepire.
-Io ti uccido! -
Gli colpì il viso con tutta la forza che avevo.
È proprio vero che quando si è arrabbiati si diventa più forti. Sarà stato anche un vampiro, ma il sangue che gli usciva dal naso era la prova della mia forza rabbiosa.
Avrebbe potuto fermarmi tranquillamente, ma credo che l'abbia fatto apposta, a non fermarmi. Era quello che si meritava, e lo sapeva anche lui.
Mi sentivo presa in giro.
Non mi meritavo quel dolore.
Mi allontanai e mi appoggiai al muro.
Credevo che sarei svenuta da li a poco.
-Perché? - la voce mi tremava come tutto il mio corpo.
Calum si tamponó il naso con un pezzo di carta.
-Sapevo che quando te l'avrei detto ti avrei persa. Stavo solo ritardando quel momento. -
Piansi ancora più forte. - Ma non è giusto! Perché sei venuto da me? Se sapevi cosa avevi fatto perché sei venuto da me? -

Vampire next door - salvatori di animeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora