19. Segreti

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Mi svegliai grazie alla poca luce che entrava dalla fessura della persiana.
Mi alzai notando che al mio fianco non c'era nessuno.
Presi il telefono notando che erano già le otto passate. Merda.
Per fortuna avevo avvisato mia mamma che avrei dormito dai Fisher, ma quando scoprirà che ho saltato la prima ora mi ucciderà.
Esco dalla stanza e mi dirigo in cucina , trovando Calum impegnato a cucinare. Sta lavorando sui fornelli e non mi ha visto entrare.
Rimango qualche secondo a contemplare quella schiena muscuolosa e quei glutei coperti da dei semplici pantaloni grigi.
Mi avvicino a lui e lo circondo con le braccia da dietro, accarezzando i suoi addominali.
-Buongiorno. -
Si gira e posa le sue labbra morbide sulle mie.
Mi circonda la vita e mi stringe a se.
-Dormito bene? - mi chiede accarezzandomi la schiena.
-Ah-ah. Che stai facendo? -chiedo sbirciando tra i fornelli.
-La colazione. Ora siediti. -
Mi siedo e pochi secondi dopo Calum riappare con un piatto pieno di uova, Bacon e toast accompagnato da un bicchiere di spremuta d'arancia.
-Grazie. Sei di buon umore stamattina... -dico addentando un pezzo della deliziosa pancetta.
-Come potrei non esserlo, svegliandomi accanto a te con la mia maglia addosso. -
Questa sua dolcezza è preoccupante.
Mi ricordo che non sono a casa mia e che io sto girando praticamente mezza nuda.
-Shannon, Dave e Larson? -
-Sono tutti via. -
Si siede di fronte a me, accompagnato solo da una busta trasparente contenente del liquido rosso.
-Tu non mangi niente? -
-Questo mi basta. -
-Potevi svegliarmi prima, ho perso la prima lezione. E come se non bastasse ho la tosse.-
-Non volevo svegliarti. -
-Ora mi accompagni a scuola? -
-Oppure a scuola potresti non andarci, e passare tutta la giornata con me, da soli... voglio mantenere la mia promessa. -
-Non ce stata nessuna promessa... - chiedo confusa
-La promessa che ti scopo.-
Diventai rossa fino alle punte dei capelli.
-Calum! -
-Cosa? -
-Sei disgustoso. Facciamo che vado a scuola. -
Anche se la proposta è molto allettante.
Sbuffò e mi tolse il piatto vuoto.
-Come vuoi. Hai perso un'opportunità. -
Alzai gli occhi al cielo e mi andai a vestire. Doveva affrontare l'uragano Scarlett, che mi aspettava a casa arrabbiata come una belva.
-Ti aspetto giù. -
Annuì e uscì da casa Fisher.
Quando aprì la porta, una strana tranquillità alloggiava.
Mi fiondai in camera e mi preparai per la scuola, quando la porta si spalancò.
-Winnet Roswita Benjoy! -
O cazzo. Il nome intero. Qui la vedo brutta.
Di certo quando i miei hanno scelto il mio nome avevano fumato qualcosa di pesante. Di solito quando si hanno due nomi, se uno non ti piace, puoi usare il secondo che in teoria dovrebbe essere almeno accettabile.
Io no.
Se usassi il mio cognome sarei più credibile.
"Mi chiamo Benjoy! Chiamatemi Ben! "
Si, decisamente meglio.
-Che diavolo ci fai ancora a casa? Sei tornata ora? Col cavolo che dormi ancora dalle tue amiche. Solo perché hai diciotto anni non vuol dire che puoi fare quello che vuoi, non finché vivi qui almeno! -
Non l'ho mai vista così incazzata. Per i miei genitori la scuola è sempre stata la priorità.
-Mamma, ho solo perso un'ora... Ora sto andando. -
Fa delle tragedie per niente.
-Roswita... -
Si, quel nome lo ha scelto lei.
Non che papà avesse fatto meglio.
- Mi accompagna Calum. -
Mi studiò attentamente e la sua preoccupazione scolastica sparì.
-Evan ha detto che è stato qua l'altra sera... -
Adesso inizierà con la storia che porto ragazzi in casa...
-Spero che la casa era in ordine... -
Cioè, di questo si preoccupa.
-Ok, io vado. A dopo. -
-Hai il raffreddore? -
-Credo di si. Speriamo non peggiori. Ciao. -
Calum stava salendo in macchina e lo seguì.
-Come è andata con tua madre? -
Mise in moto e ci avviammo verso la scuola.
-Sai, credo che tu abbia uno strano potere su di lei. Appena ti ho nominato si è dimenticata del mio ritardo. -
-La Potenza del fascino. -
Arrivammo a scuola e si fermò davanti al cancello.
-Grazie del passaggio. -
-Prego. A che ora finisci? -
-Alle quattro perché? -
-Così. Ci vediamo dopo Piccola. -
-A dopo. -
Si avvicinò e poso un dolce e intenso bacio sulle mie labbra.
Non volevo proprio staccarmi, sarei rimasta così, con la sua lingua intrecciata alla mia, per sempre.
-Meglio che vada. O perdo anche la prossima ora. -
Lo salutai e scesi dall'auto.
Lo guardai allontanarsi e poi entrai a scuola.
Avevo scelto proprio l'ora giusta, quella di Mr.Thompson.
-Non hai sentito la sveglia? -
Mi chiese Johanna quando mi sedetti al suo fianco.
-Non l'ho nemmeno messa la sveglia. -
-Allora... Ti ha accompagnato Calum a casa... -
- Ehm... Si? -
-C'è qualcosa che devi dirmi? -
-No? -
-Dai Winnie! Vi ci vedo bene assieme, e, detto fra noi, molto meglio di Sadie. -
-Pff! Ti prego! Piuttosto, come è andata col lavoro? -
-Non mi hanno preso. - dice con nonchalance.
- Come no. -
-Ma sì, chissene frega. Proverò col McDonalds. -
Seguimmo distrattamente le lezioni successive, ma la mia testa era da tutta un'altra parte.
Ci vediamo dopo, aveva detto.
Che cosa aveva in mente?
L'ultima campanella suonò e ci fiondammo tutti fuori dalla scuola. -Ragazze, volete un passaggio? -
Sadie ci affiancò sorridente.
-Grazie Sadie. -accettò Johanna.
-E tu? -
Mi guardai intorno, e non potei non notare la range Rover nera poco distante.
- No grazie Sadie. A domani ragazze. -
Le salutai sentendo le occhiate incuriosite di Sadie.
-Ciao. -
Salì in auto e lui partì.
Mi soffiai il naso per la milionesima volta, pensando che mi stavo davvero ammalando velocemente.
-Dove mi porti? -chiesi incuriosita.
-Dove vuoi tu. -
-Davvero? -
-Si. -
Lo guardai stupita.
-Calum Fisher, soffri di disturbo bipolare? -
Rise e mi appoggiò una mano sulla coscia.
-Perché? -
-Beh, ti comporti in modo strano... -
-Preferisci l'altro lato di me, non è così? -
Gli feci la linguaccia e non risposi, perché in realtà non la sapevo nemmeno io la risposta.
-Andiamo in centro. C'è una cosa che voglio fare. -
-Tesoro, anche io, ma sarebbero atti osceni in luogo pubblico. -
-Non ci posso credere! Ma non pensi ad altro tu! -
Arrivammo in centro velocemente. Parcheggiammo distante e ci incamminammo verso la piazza.
Le strade si stavano riempiendo di luci natalizie, le vetrine erano deliziosamente decorate, la musica sottofondo suonava da tutti i negozi, e Roxenville brillava come non mai.
Ho sempre amato il Natale a Roxenville, e anche se mi fossi trasferita a New York, il natale, lo avrei passato nella mia piccola città.
Entrai in un bar seguita da Calum. C'era molta gente quel pomeriggio, ma riuscimmo comunque a trovare un tavolo.
-Sto morendo di freddo. Ho troppa voglia di una cioccolata calda. - Dissi togliendomi il berretto e la sciarpa di lana.
-Era questa la cosa che volevi fare? Bere una cioccolata? -
-No, questa é l'anteprima. -
Scosse la testa divertito e un cameriere si avvicinò per prendere le nostre ordinazioni.
-Perciò... la tua famiglia fa misteriosi esperimenti... del tipo? -
Si irrigidì ma rispose comunque.
-Cose da vampiri. -
-Cioè. -
-La curiosità ammazza il lupo. -
-E il lupo ammazza il vampiro. Allora? -
-Cose che non puoi capire. Sangue sintetico, resistenza ai raggi UV... cose così. -
-E la prova? -
-Winnet.... -
Il cameriere arrivò con la mia cioccolata calda e panna.
-Ne vuoi? -
Scosse la testa disgustato.
- Perché non vuoi dirmelo? -
-Perché non è importante per favore puoi smettere di chiedermelo? -
Decisi di lasciar stare, era inutile continuare a fare domande.
Non avrei mai ricevuto una risposta.
-Hai un pò di panna. - Disse indicando il labbro superiore.
Provai a leccarla via, non riuscendoci.
-Dove? -
Si avvicinò cautamente e poso le labbra sulle mie, leccando via la panna lentamente.
Arrossì violentemente, guardandomi attorno, sicura che tutti ci stessero guardando, ma sbagliandomi, perché nessuno sembrava interessato a noi.
Finì la mia cioccolata e uscimmo dal bar.
Ci incamminammo nella leggera nebbia fino ad arrivare di fronte alla Chiesa, dove c'era una piccola pista di ghiaccio, piena di persone che pattinavano allegri.
-Spero che il posto in cui volevi andare sia la Chiesa. -
Gli presi la mano

Vampire next door - salvatori di animeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora