EPILOGO

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''Camila? Sei pronta?'' Mi chiese mia madre sulla soglia della porta della mia stanza.

''Si, si un attimo e scendo'' Risposi mettendo giù dal letto l'ultima valigia.

Il mio ultimo anno al liceo era praticamente volato e da qui a poche ore mi sarei trovata, in compagnia di Dinah, su un aereo diretto a New York.

Avevano accettato entrambe in un college molto prestigioso, a nord della città.

Io e Dinah avevamo preso in considerazione l'idea di non vivere nello stesso appartamento ma alla fine decidemmo che era meglio vivere insieme data la brutta avventura che aveva vissuto Normani, a Seattle.

Ci aveva raccontato che la prima volta che era entrata a casa, la sua coinquilina si trovava nella sua stanza con un ragazzo e che anche se l'aveva pregata di uscire, la ragazza le chiuse la porta in faccia dicendole di farsi gli affari suoi e di trovarsi un'altra casa.

Quindi, non solo era stata sbattuta fuori dalla sua stanza ma non aveva neanche un posto dove stare, così fu costretta a chiedere una camera nei dormitori del college, cosa che io non avrei mai fatto.

E così, io e Dinah avremmo vissuto in una casa tutta nostra per i prossimi quattro anni. L'idea mi entusiasmava ma allo stesso tempo spaventava. Conoscevo molto bene Dinah e sapevo che lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ma bisogna sempre essere pronti, per ogni evenienza.

''Camila! C'è Dinah, muoviti'' Gridò mia madre dal piano inferiore.

''Arrivo, arrivo'' Dissi più a me stessa che a lei.

Quando scesi trovai Dinah con le sue valige, Sofi e i miei genitori ad aspettarmi. Guardando mio padre, pensai che tra un momento all'altro sarebbe scoppiato a piangere, e non credo che sarebbe stata una bella scena.

''Sei pronta, coinquilina?'' Mi chiese Dinah con un grande sorriso sulle labbra mentre apriva la porta per uscire di casa.

''Mai come ora'' Risposi seguendola fuori.

Salutammo i miei genitori e Sofi, e salimmo sul taxi, diretto all'aeroporto.

''Lo sa?'' Chiese Dinah una volta che la macchina imboccò l'autostrada.

''Non credo, non l'ho più sentita da allora'' Risposi mettendomi le cuffiette per evitare che il discorso continuasse.

Il volo durò circa tre ore, nelle quali cercai in tutti i modi di dormire, ma senza successo. Ero abbastanza agitata.

Nella mia vita, avevo preso poche volte l'aereo e di solito per non pensare al fatto che fossi su un uccello di metallo che svolazzasse  nel vuoto, leggevo o parlavo con la persona che si trovava accanto a me, ma Dinah dormiva quindi non potevo parlare con nessuno. Non avevo neanche un libro o una rivista con me, nella fretta avevo lasciato a casa un libro che avevo letto almeno un centinaio di volte, e che mi emozionava come se fosse la prima.

Non so cosa avesse di speciale quel libro, era un comunissimo libro, che avrei potuto sostituire senza neanche batter ciglio, eppure non riuscivo mai a cambiarlo.

Oh al diavolo, sapevo perfettamente perché fosse speciale. Me lo aveva prestato lei quando non sapevo cosa fare durante il volo. Le avevo detto che appena avrei finito di leggerlo glielo avrei restituito, eppure per tutto questo tempo lo avevo sempre avuto io, non mi era passato neanche per l'anticamera del cervello di ridarglielo. Era diventato il mio libro preferito, e il fatto che appartenesse a lei me lo aveva fatto adorare ancora di più.

Atterrate a New York, un ondata di gelo mi avvolse, il clima temperato di Miami era completamente l'opposto, rispetto a quello continentale della grande mela.

She's so Beautiful.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora