I'm in love with you. Oh well...almost in love.

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Mi avvicinai ad Harry sghignazzando, e mi accovacciai accanto a lui: «Dai, pirla.»
Non rispose.
Sbuffai sorridendo. Perchè doveva essere sempre così dannatamente coglione?
Gli scrollai il braccio, ma non diede nessun segno di vita.
Il mio sorriso sparì.
Continuai a scrollarlo: «Harry?»
Niente.
Deglutii. Appoggiai una mano sulla tetta di Har...cioè, la mia, per sentire il battito cardiaco.
Niente.
Borbottai offesa: «Comunque le mie tette non sono dei mandarini.»
Non appena mi accorsi di ciò che stavo pensando, ritrassi immediatamente la mano. Così iniziai a tirargli degli schiaffi sulle guance, in panico totale. Mi fermai solo quando vidi che la pelle stava assumendo l'esatto colore di un pomodoro.
Mi misi le mani nei capelli, disperata: «Harry, cazzo, cazzo, cazzo. Ti prego Harry, apri gli occhi. Apri i tuoi belli...cioè, i miei bellissimi occhi. No, cioè...oh, che palle.»
Continuai per non so quanto tempo a cercare di rianimarlo, senza ottenere alcun risultato.
Poi mi arresi mettendomi le mani sulla faccia, e sospirai: «Come si fa? Come si fa a morire a causa di una finestra? Non si può leggere che Harry Styles è morto schiantandosi contro una finestra, ti si rovinerebbe la reputazione. - tolsi le mani dal viso e aggrottai la fronte. - che poi in teoria sarei io quella morta. - agitai impaziente la mano. - Ma vabbè, non fa niente.»
Sospirai di nuovo: «Non doveva finire così. Proprio quando...insomma, proprio quando stavo iniziando a innamorarmi di te.»
Mi sembrò di vedere una contrazione della sua bocca, ma non ci feci caso.
Sbuffai, continuando il mio discorso: «Ne abbiamo passate troppe insieme. Fin dal primo momento in cui ci siamo visti abbiamo litigato. - sorrisi - mio padre mi raccontava che quando eravamo piccoli tu mi fottevi il ciuccio, e io ti prendevo a sberle. Tu rispondevi con dei pugni certo, ma...sono dettagli inutili. E il primo giorno di scuola? Ti sei offerto di accompagnarmi in classe, e invece mi hai chiusa nel cesso. In effetti mi sembrava strano che fossi così gentile. Oppure quando sono caduta sulla merda della mucca, tu mi hai allungato una mano per aiutarmi ad alzarmi, e invece poi mi hai fatta ricadere. Ecco, lì sei stato un vero stronzo. E non dimenticherò mai quella volta che mi hai chiusa nel cassonetto. Sai, non ero sola.» mi vennero i brividi al ricordo.
Poi continuai: «E l'altro giorno, dio, sembra passato così tanto tempo da quando hai usato la scusa del tostapane per non dirmi che eri stitico. Che poi ancora non riesco a capire come ti sia venuta in mente. E guardami adesso, qui come una deficiente, a ripercorrere degli episodi cretini della nostra vita di merda, e...»
Gli vidi scendere una lacrima, e aggrottai la fronte: «Da quando i morti piangono?»
Harry scoppiò a ridere, ed io spalancai gli occhi: «Da quando i morti ridono?»
Si passò una mano sugli occhi, e sbuffò: «Evidentemente non sono morto, cogliona.»
Poi gridai, totalmente in panico: «Da quando i morti parlano?!»
Harry mi guardò, e sorrise scuotendo la testa: «Dio, quanto sei bacata.»
Silenzio.
Tirai su col naso: «E così...sei vivo.»
«No, sono morto.»
Alzai di scatto lo sguardo verso di lui, che alzò un sopracciglio: «Viola, stavo scherzando.»
Silenzio.
Poi gli tirai un pugno sulla spalla: «Pezzo di merda, non si fanno scherzi del genere!»
«Ehi, calma. Guarda che ero svenuto davvero. Gesù Cristo, ho preso una craniata.» si lamentò massaggiandosi la fronte.
«Mi hai fatta cagare addosso, pensavo che fossi morto! E se fosse stato davvero così, io...» mi interruppi. Forse era meglio non andare oltre.
Mi alzai di scatto, e allungai una mano verso di lui per aiutarlo ad alzarsi, ma all'ultimo momento la spostai, facendolo cadere rovinosamente a terra: «Scusa, non ho saputo resistere.»
Si alzò facendomi il verso: «Scusa, non ho saputo resistere.»
Gesù, come i bambini dell'asilo. Gli tirai una pacca sulla spalla: «Okay idiota, andiamo a uccidere quei dementi.»
Uscimmo dal bagno, e iniziammo a incamminarci verso il laboratorio.
Camminavamo in silenzio, fianco a fianco, con le spalle che si sfioravano. Ogni tanto (praticamente sempre) lo sbirciavo con la coda dell'occhio, notando che qualche volta venivo ricambiata. Poi, per interrompere il silenzio, chiesi: «Tanto per sapere, ma...per quanto tempo sei stato svenuto?»
Fece spallucce: «Non lo so, mica guardavo l'orologio.»
«Anche perchè non lo sai leggere.» constatai.
Mi lanciò un'occhiataccia, così mi schiarii la voce: «Che cos'hai sentito di ciò che ho detto?»
«Non lo so, penso tutto.»
Oh, merda. Mi prese un tic all'occhio destro: «Ma tutto tutto?»
«Credo di sì. - aggrottò la fronte. - Perchè?»
«E...non hai niente da dire?» mormorai abbassando lo sguardo.
«Ehm, che hai un talento per la recitazione?»
Alzai un sopracciglio: «E...?»
Mi puntò un dito contro, come se avessi appena scoperto il fuoco: «E quindi avrò un'amica famosa.»
Sbarrai gli occhi, incredula, sempre con il tic all'occhio: «Amica?!»
«Non lo so, cugina?»
«Cugina?!»
«...Gatto?»
«Oh, fanculo.» e lo superai incazzata nera, borbottando cose del tipo: «Inculati tu, il gatto, la cugina e l'amica.»
«Eddai Violetta, sto scherzando! - Poi abbassò la voce, tanto che feci fatica a sentirlo. - Comunque...anche io. Forse. Insomma, credo. Non sono sicuro, ma...cioè, in realtà sono un po' confuso...»
Aggrottai la fronte: «Di cosa stai parlando?»
Harry mi guardò per un momento, come per suscitare in me qualcosa.
Io però non capivo un cazzo.
Così sbuffò: «Niente, Viola. Anche io avrò un gatto famoso.»
Aprii la bocca per dire qualcosa, poi mi fermai. Deglutii, e chiesi: «Prima, in bagno. Stavi piangendo?»
Sbattè le palpebre, colto alla sprovvista, e si guardò intorno: «Oh, guarda che bel caminetto.»
«Primo, rispondi alla mia domanda. Secondo, dove minchia lo vedi il caminetto? Quello è un divano.»
Si morse il labbro, poi cominciò: «Ecco, questa è una bella domanda. Perchè vedi, la bella domanda...»
Lo interruppi alzando la mano: «Okay, smettila.»
Mentre Harry rideva, mi guardai intorno: «A proposito di Dinklage e gli altri, chissà dove cazzo è il laboratorio.»
«Già, mi sa che ci siamo persi.»
In risposta, si sentì in lontananza l'eco di una voce: «Har...ry...ry. Viola...ola...ola.» seguita da un'altra voce: «Babbano...ano...ano.» che scoppiò a ridere.
Indubbiamente Louis o Niall.
«Io Zayn lo ammazzo davvero.» scossi la testa sussurrando.
«Comunque... - iniziò Harry. - mi dispiace di averti fatta preoccupare prima.»
Lo guardai per un momento, per poi fare una risatina nervosa: «Ma no, mica ero preoccupata.»
Sorrise come un'idiota: «Sì che lo eri.» cercando di farmi dire la verità.
«No. Diciamo solo che se fossi morto...beh, ti avrei ammazzato.»
«Quindi eri preoccupata.»
Feci una smorfia, facendomi però scappare un risolino: «No che non lo ero.»
Mi diede una leggera spinta: «Oh sì, invece.»
«No.» risposi a mia volta con una spinta.
«Sì.»
Questa volta mi sbilanciò leggermente. Così, leggermente irritata, aggiunsi un po' più di forza, facendolo indietreggiare: «Non ero preoccupata.»
Sbuffò scocciato: «E invece lo eri, smettila di negare l'evidenza.»
Gli tirai un pugno. «La vuoi piantare?»
«Dammi la pianta e la pianto.» disse mentre mi tirava una sberla sulla spalla.
«Dio. Sei così fastidioso che se ti mettessi a parlare con Gandalf dopo un po' ti spaccherebbe il bastone in testa.»
Sospirò esasperato: «Adesso ti metti a fare battute anche sul Signore Degli Anelli?»
«Beh, hai problemi?»
«Sì!»
«E allora fanculo!»
«E tu vai a cagare!»
«Mi dispiace ma sono ancora in possesso del tuo culo stitico, quindi anche se volessi non potrei!»
Mi diede uno spintone talmente forte da farmi perdere l'equilibrio, e facendomi cadere con il culo a terra.
Forse non avrei dovuto dirlo. In quel momento ero io la stitica, quindi capivo perfettamente che per lui potesse essere un punto debole.
Alzai lo sguardo su di lui, sospirando: «Scusami.»
«No, scusa tu. Non volevo. - cercò invano di trattenere una risata - Davvero.»
Alzai gli occhi al cielo: «E allora perchè stai ridendo?»
«Niente, - fece spallucce - sei buffa.»
Lo fissai. Sentirsi dire dal ragazzo che ti piaceva «Sei buffa.» non era di certo la cosa migliore del mondo.
«Grazie.» mi alzai annuendo.
«Ma... - mi appoggiò una mano sulla spalla - intendevo in senso buono.»
«Sì, certo.»
«Sul serio, io penso che tu sia...»
Sentii delle voci provenire dalla fine del corridoio alla mia destra.
Mi girai contemporaneamente ad Harry: Louis, Niall, Liam, Zayn, Dinklage, Harvey e Johnny ci stavano venendo in contro.
Non appena Niall e Louis ci raggiunsero, strinsero me ed Harry in un abbraccio, sorridendo come due ebeti: «Pensavamo di non ritrovarvi più.»
Io ed Harry ci scambiammo un'occhiata carica di significato.
Stavo tentando di scrostarmi Niall di dosso, quando intravidi altre due figure in fondo al corridoio.
Mi bloccai.
Due persone che purtroppo conoscevo bene.
«Harry. - dissi impassibile. - Libera i cani.»

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