Epilogue.

360 31 9
                                    

Harry aprì la porta con una spallata, e ci ritrovammo in un'enorme sala addobbata a festa, con dei lunghi tavoli per i buffet sparsi qua e là e in lontananza un palco con sopra uno striscione: «L'insegnante più sexy dell'anno.»
Era il compleanno di Dinklage e, come ogni anno, aveva organizzato una festa a tema a cui era stata invitata tutta la scuola.
Il tema di quell'anno era il Carnevale. Ed eravamo a maggio.
Il Carnevale a maggio.
Beh, sempre meglio dell'anno prima, in cui tutti erano stati costretti a travestirsi da uova giganti.
La serata peggiore della mia vita.
Comunque, tornando a noi. La sala era perfetta per l'occasione, l'unico problema era che non c'era nessuno.
Sporsi la testa verso Harry e mormorai nel silenzio assoluto: «Ma siamo sicuri che sia oggi?»
«Penso di sì. - fece spallucce - il mio problema è l'ora, non il giorno.»
Fissai il suo travestimento, che era una mia pessima imitazione. Era davvero orrendo. O, considerando il fatto che stesse imitando me, ero io quella orrenda. E non era esattamente un complimento. «Fammi vedere che ore sono.» chiesi, per sicurezza.
Harry fissò il mio travestimento, che era una sua pessima imitazione. E sapevo benissimo di essere orrenda, al contrario suo, che con quella parrucca e quel vestito credeva di essere sexy.
«Sì, hai ragione.» disse dopo aver lasciato la mia mano. Guardai il suo orologio, notando che in effetti eravamo in perfetto orario. Sbuffai lasciandogli andare il polso: «Ma ti pare normale?»
Silenzio.
«Beh, in questo caso... - si inchinò porgendomi una mano - vuoi concedermi questo ballo?»
Risi, sistemando immediatamente le braccia intorno al suo collo: «Senza musica?»
Alzò le spalle mentre mi avvolgeva un braccio intorno alla vita, e con l'altra mano iniziava ad accarezzarmi dolcemente la schiena: «E' romantico.»
Harry iniziò a ballare seguendo il ritmo di un lento che non esisteva, mentre io cercavo, senza riuscirci, di accompagnarlo nei movimenti. Quando gli pestai un piede, si lamentò: «Dio Viola, non sai nemmeno ballare.»
Alzai gli occhi al cielo. Dopo neanche due secondi fu Harry a pestare il mio piede, e lo imitai facendogli il verso: «Dio, non sai nemmeno ballare.»
«Sei come una bambina.» sbuffò sorridendo.
«Dopo aver passato così tanto tempo insieme a te, come posso non essere irritante?»
Si fermò, guardandomi attentamente: «Che bas... - quando alzai un sopracciglio, si affrettò ad aggiungere - ...bassezza.»
«E' la vita.» gli feci un buffetto sulla guancia, mentre ricominciavamo a ballare.
«Comunque, - riprese Harry dopo un momento di silenzio - non mi somigli per niente.»
Mi indignai: «Sì invece, sono perfetta. Perchè... - abbassai lo sguardo, imbarazzata - beh, tu sei perfetto.»
«Oh grazie, so di essere perfetto. Infatti i miei capelli sono più morbidi rispetto a questa...roba che porti in testa.» Toccò la mia parrucca, che avrebbe dovuto assomigliare ai suoi capelli, per poi allontanare la mano con una faccia schifata.
Tralasciando il fatto che fosse uno stronzo, visto che non mi aveva cagata minimamente dopo avergli detto «Sei perfetto.», gli dissi: «Beh, tu invece credi di assomigliarmi? Perchè se così fosse dovrei offendermi profondamente.»
«No, sono perfetto. Perchè, beh... - mi sorrise - anche tu sei perfetta.»
Riuscii a stento a trattenere una risatina da ebete quando cercai di appoggiarmi al suo petto. Invece mi allontanai di colpo: «Oh, ma per favore. Le mie tette non sono così grosse. E toglile, che fanno davvero impressione.»
«Mi dispiace, - si tolse dal vestito due pompelmi e se li lanciò alle spalle - non avevo mandarini.»
Lo guardai attentamente: «Che bas... - quando alzò un sopracciglio, mi corressi - ...bassezza. - poi però aggrottai la fronte - Anzi no, sei proprio bastardo.»
«E' la vita.» mi fece un buffetto sulla guancia, ridendo.
Okay va bene, in un certo senso me l'ero cercata. Senza aggiungere altro, altrimenti avremmo litigato, presi le sue braccia e le avvolsi intorno a me. Lui però portò le mani più in basso, proprio alla base della mia schiena: «Harry.»
«Sì, tesoro?»
«Se abbassi le mani di anche solo un centimetro ti infilerò il bastone di Gandalf in quel posto.»
Sghignazzò: «Uhm, ne prenderò nota.» e iniziò ad avvicinare il volto al mio. Ma proprio nel momento in cui le nostre labbra si sfiorarono, una baraonda di studenti spalancò la porta riversandosi nella sala e posando i regali su un tavolo lì accanto, per poi disperdersi. Qualcuno aveva già fatto partire la musica.
Harry, dallo spavento, scappò gridando come una ragazzina impazzita lasciandomi lì da sola.
«Non capirò mai come un ragazzo come Harry possa urlare in questo modo.» sussurrai tra me e me per poi guardarmi intorno per vedere dove minchia era andato, e notando in lontananza un ragazzo biondo travestito da pallone da calcio incastrato in una finestra.
Nonostante non fosse uno studente dell'Illyria, capii immediatamente che si trattava di Niall. Quello che non capivo era...perchè entrare dalla finestra se esisteva una porta?
Scossi la testa senza nemmeno soppesare l'idea di aiutarlo e riniziai a cercare Harry, che trovai, dopo dieci minuti buoni di ricerca, sotto a un tavolino del buffet con una ciotola di patatine in mano.
«Harry ma che cazzo stai facendo?!» gridai incredula.
Lui sussultò: «Scusami, sono arrivati di colpo, mi sono...»
«No dico, perchè non mi offri le patatine?»
Uscì da sotto il tavolo ridendo e mi allungai per prendere una patatina, ma mi allontanò la ciotola.
Silenzio.
«Dai prendile, stavo scherzando.» Mi porse la ciotola, per allontanarla subito dopo con un sorrisetto divertito stampato sulla faccia.
Io però non ci trovavo niente di divertente.
Mentre pensavo se offenderlo o picchiarlo direttamente, un ragazzo vestito da calciatore si avvicinò a noi due e tirò un calcio alla ciotola di Harry, facendo volare tutto per aria.
Silenzio.
Un Liam vestito da Buzz Lightyear, che nel frattempo si era avvicinato con Niall, disse ammirato: «Bel lancio.»
«Minchia, sul serio. - il biondino si girò verso di lui - la ciotola è pure finita in testa a te.»
Liam si offese: «Non è una ciotola! E' il casco di Buzz!»
Poi squadrò me ed Harry da capo a piedi: «Cavolo, siete uguali. Cioè, nel senso...tu sei uguale a Harry e tu sei uguale a Viola.» Ma quando il suo sguardo si posò sulle gambe scoperte di Harry, sbarrò gli occhi: «Cristo Viola, hai davvero così tanti peli nelle gambe?»
Alzai gli occhi al cielo, non riuscendo a rispondergli senza rischiare di venir sedata con un calmante.
Harry, come se non avesse sentito nulla, fissò le patatine a terra chiedendo a Louis: «Perchè cazzo l'hai fatto?»
L'interpellato alzò le spalle: «Sono un calciatore.»
Il riccio alzò immediatamente lo sguardo su di lui, ed ero sicura che di lì a poco si sarebbe messa male se non fosse arrivato Zayn, meravigliosamente travestito da kebab gigante, che appoggiò un braccio sulle spalle di Lou: «Harry, sei una gnocca con questo vestito.»
Liam rise: «Già. Voglio dire, guarda che gambe sexy.»
«Grazie. Ma ricordatevi che sono la mia ragazza. - Harry aggrottò la fronte - Cioè...vabbè, avete capito.»
«In realtà no.» disse Niall, e tutti concordammo.
«Cazzi vostri!» sbottò il riccio, facendoci sussultare.
Momento di silenzio.
Poi Liam si schiarì la voce: «Allora amico, dov'è tua sorella?»
«Oh, Veronica? - Zayn lasciò vagare lo sguardo nella sala - in effetti dovrebbe essere qui da qualche parte. Quando è tornata mi ha raccontato che qualcuno l'aveva chiusa nello sgabuzzino, ma non ricordava chi.»
Io, Harry, Louis e Niall soffocammo una risata.
«Si ricordava soltanto che c'era puzza. Come se qualcuno avesse tipo...scorreggiato.»
Al ricordo di Harry che mi disse di aver scorreggiato nello sgabuzzino di Veronica, non riuscii a trattenermi. Scoppiai a ridere tenendomi la pancia con la mano, seguita a ruota da lui.
Il pakistano ci squadrò confuso per un momento, per poi fissare lo sguardo su un punto in lontananza: «Ma sono chi penso io?»
Guardai il punto che indicava e intravidi la Maga Gare e Jackson, fantasticamente travestiti da...Maga Gare e Jackson.
«Oh, ma chi cazzo li ha invitati?» disse Liam con gli occhi sgranati.
«Io!» una voce allegra alle nostre spalle ci fece girare tutti contemporaneamente.
«Professore!» Louis e Niall spalancarono le braccia e corsero ad abbracciare Dinklage.
Liam e Zayn si unirono all'abbraccio, per quanto potevano, visto che erano abbastanza ingombranti con i loro costumi. Presto si aggiunse anche Harry.
Io invece me ne stavo lì in disparte a guardarmi intorno, sperando che non tirassero anche me nell'abbraccio di gruppo. Sapete, esperienza personale.
Ma, vista la mia fortuna, Dinklage si accorse di me: «Violetta! Non mi fai gli auguri?»
Dopo aver sussurrato un «Cazzo.» pieno di disperazione, mi voltai con un sorriso finto e spalancai le braccia: «Tanti auguri!»
«Oh, ma piantala.» Louis e Niall mi presero per le braccia costringendomi a partecipare all'abbraccio.
Come previsto, mi ritrovai con il ginocchio di qualcuno fra le costole e una mano piantata nel collo.
Sentii un lungo sospiro, seguito dalla voce di Liam: «Immagino che quello che ho nella schiena non sia un ginocchio.»
«Sei davvero perspicace.» rispose Zayn.
Quando ci separammo, ansimai tentando di riprendere fiato mentre Harry, con la sua immane delicatezza, diede una pacca sulla spalla di Dinklage: «Quanti sono quest'anno, centodue?»
«Veramente centouno.»
Louis e Niall fissarono il professore con gli occhi sbarrati. «Ma come è possibile?»
Mi buttai una mano sulla fronte, come potevano essere così rincoglioniti? Poi però realizzai che la rincoglionita ero io. In effetti, capii di aver perso la parrucca senza neanche essermene accorta. Mi guardai intorno con lo sguardo abbassato cercandola, ma subito dopo mi diedi della rincoglionita per la seconda volta nell'arco di soli due secondi. Era meglio così, tanto era orribile.
Dinklage pensò che Louis e Niall stessero scherzando: «Oh, molto divertente ragazzi. - poi battè le mani sorridendo - ma il vostro regalo per me?»
Improvvisamente la sala diventò silenziosa, e la musica si spense. Tutti gli studenti si girarono verso di noi. Si fermò anche una ragazza che stava versando del punch in un bicchiere.
Merda. Il regalo.
Strinsi le labbra evitando lo sguardo del professore, mentre Harry fece la cosa più intelligente della sua vita. O meglio, l'unica. Allungò una mano verso il tavolo dietro di lui prendendo un regalo a caso: «E' questo.»
Dinklage sorrise come un bambino che aveva appena ricevuto una caramella, mentre tutti gli altri studenti ripresero a ballare con la musica in sottofondo. La ragazza del punch invece osservava schifata il disastro che aveva fatto.
Liam si avvicinò al professore: «Perchè cazzo ha invitato la Maga Gare?»
«Perchè mi mandi a cagare il giorno del mio compleanno?» gli rispose tristemente l'interpellato.
«No, professore. - Zayn scosse la testa - Liam intendeva la Maga.»
«Oh. Beh, se è per questo ci sono anche Harvey e Johnny.»
Sgranai gli occhi: «Che cosa?!»
«Ma perchè?» continuò Harry.
Dinklage ci guardò tutti in modo strano, come se avesse a che fare con degli scemi. E in un certo senso aveva anche ragione. «Così ci sono più regali, no?»
Liam sospirò, tentando di mantenere la calma. «Professore, si tratta di gente che non ha un cazzo da fare, e allora passa la giornata a rompere il cazzo al prossimo. - indicò Louis e Niall - un po' come fanno loro due.»
Silenzio.
Poi Harry sbarrò gli occhi bloccandosi sul posto, e mise le mani di fronte a lui: «Fermi tutti!»
Louis si abbassò di colpo tirando giù anche Niall e il professore, e gridò: «Si salvi chi può! - per poi aggrottare la fronte - ma...esattamente, da che cosa dovremmo salvarci?»
Harry iniziò a fare dei movimenti strani, che forse lui aveva il coraggio di chiamare passi di danza, mentre gridava: «Oh, quanto amo questa canzone!»
Zayn socchiuse gli occhi, osservandolo: «Ma che cosa sta facendo?»
«Forse ha mangiato qualcosa che non ha digerito.» suggerì Niall.
Lo fissai con le braccia incrociate: «Chissà che cosa ci trovo in lui.» Ma quando il mio sguardo finì sul suo lato b, capii: «Oh, ecco.»
D'un tratto sentii qualcuno spingermi da dietro con talmente tanta forza da farmi arrivare addosso a Harry che, per fortuna, riuscì a prendermi evitando di farci cadere entrambi.
Mi girai per prendere a parolacce quell'idiota, ma scorsi solamente Louis accanto a Niall, che era sdraiato a terra, che morivano dal ridere.
Conoscendoli, Louis aveva sicuramente tirato un calcio a Niall che, vestito da palla, era rotolato addosso a me. Non li insultai neanche, tanto non sarebbe servito a nulla.
Harry mi accarezzò le spalle, sorridendo malizioso: «Non riesci a starmi lontana per neanche un secondo, vero?»
«Oh, - dissi sarcastica - hai ragione. Non sai a che tortura mi sottoponi ogni volta che ti allontani da me.»
Rise sciogliendomi la crocchia che avevo improvvisato per far stare i capelli sotto alla parrucca, lasciandomeli cadere sulle spalle.
«Amo quando sono sciolti.» disse dolcemente arricciandosi una ciocca dei miei capelli fra le dita.
Gli sorrisi, e a mia volta allungai la mano lasciandogli credere di volergli accarezzare la testa. Invece gli tolsi di colpo la parrucca.
«Era ora!» esclamai trionfante.
Si indignò: «Perchè l'hai fatto?»
«Perchè sembravi un deficiente con la messa in piega.»
Fece per ribattere offeso, ma poi alzò le sopracciglia: «In effetti.»
Sghignazzai, mentre Harry mi attirava a sè facendomi scontrare col suo petto. Si avvicinò al mio orecchio: «Non prendermi per il culo.» per poi lasciarmi una scia di baci lungo la guancia fino ad arrivare alle labbra.
Di colpo però, si staccò: «Oh, aspetta. Amo questo pezzo della canzone!»
Riniziò a fare quei movimenti strani, ma si interruppe quando gli presi il mento girando il suo viso verso di me facendo incontrare nuovamente le nostre labbra.
Per fortuna riuscii a distrarlo dalla canzone con il bacio. Quando Harry strinse i miei fianchi ed io infilai una mano nei suoi ricci, disse lamentandosi tra un bacio e l'altro: «Così mi spettini, porca troia.»
Sbottai allontanandomi: «Vuoi stare zitto?»
Mi fissò per un momento, per poi sbuffare: «Hai ragione, sono un coglione.»
Quando mi baciò per la terza volta, pregai mentalmente tutti i santi del cielo di farci finire almeno quel bacio.
Ma il cretino si staccò ancora.
Okay, ormai avevo deciso. L'avrei ammazzato.
«Avanti Harry, - sbuffai, cercando in tutti i modi di non mettergli le mani addosso - La canzone è finita adesso!»
«No. - guardò un punto indefinito di fronte a lui, con un enorme sorriso stampato sulla faccia - Mi scappa da cagare.»

The shit is the less problemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora