The handwheel.

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«Magari è come la pozione polisucco, e fra poco l’effetto svanisce.»

«La smetti di sparare stronzate?»

Distolsi lo sguardo, abbassandolo.

Sospirò: «E poi siamo seduti qui sul divano da almeno un’ora, l’effetto sarebbe già svanito.»

Silenzio.

Harry fissava un punto indefinito davanti a lui, mentre io dondolavo le gambe e mi mordevo il labbro inferiore, incapace di non pronunciare nessuna parola.

Gli scossi il braccio: «Harry.»

«Uhm?»

«Che facciamo?»

Si massaggiò le tempie sospirando: «Viola, me l’hai chiesto talmente tante volte che ho anche perso il conto.»

Già, aveva ragione. Ma insomma, che potevo farci io? Era ovvio che mi stessi cagando in mano dalla paura. Voglio dire, uno una mattina si sveglia, e si trova nel corpo della persona che odia. Non penso sia una cosa che capiti spesso.

«Senti, lo so che sei spaventata, e credimi se ti dico che anche io lo sono. Ma ora non dobbiamo stare qui a piangerci addosso, dobbiamo soltanto pensare al motivo per cui siamo diventati così.»

L’intelligenza racchiusa in quelle parole mi lasciò a bocca aperta.

Mi guardava.

Lo guardavo.

«Non credevo che qua dentro - indicai la mia testa - ci fosse qualcosa.»

Alzò gli occhi al cielo: «Forza, pensiamo a che è successo ieri.»

«Bene. Io mi sono alzata, con il mal di schiena perché tu, brutto bastardo, mi hai fatta dormire sul divano, e…»

Sbuffò: «Non intendevo ogni cosa.»

«Ok. Allora, - iniziai a contare con le dita – abbiamo litigato, siamo andati a scuola, abbiamo litigato, siamo tornati a casa, abbiamo litigato, siamo usciti a far la spesa, abbiamo litigato, siamo tornati a casa, abbiamo litigato, e basta.»

«Uhm. Che cosa potrebbe essere successo?»

«Forse abbiamo litigato.»

Mi guardava.

Lo guardavo.

«Facciamo le persone serie, almeno una volta nella nostra vita.»

Mi limitai ad annuire, e tra di noi calò di nuovo il silenzio.

Continuava a fissare un punto indefinito davanti a lui, mentre io mi guardavo intorno, dondolando le gambe.

«Har…»

«Silenzio.»

Mi oh, che stronzo. Va bene che ero insopportabile quanto uno stereo con la musica a palla in culo, però poteva mostrarsi anche solo leggermente più gentile nei miei confronti. Checcazzo, lui era l’uomo. Beh, in quel momento ero io l’uomo, insomma, io avevo le palle, però questi erano dettagli. Lo spirito d’uomo era in lui, e quindi nel mio corpo. Quindi in quel momento era Viola l’uomo. 

…Ma che minchia stavo dicendo? No basta, non ne potevo più di starmene zitta.

«Harry.»

Si passò una mano sulla faccia: «Occazzo Viola, sei una cosa insopportabile! Possibile che tu non riesca a stare in silenzio per due minuti?!»

The shit is the less problemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora