Capitolo 25

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Sbatto la porta di casa e senza degnare nessuno neanche di un semplice "hey", mi dirigo verso la mia camera.

Sbatto anche quella porta e mi lancio direttamente sul letto cominciando a torturare un povero ed innocente guanciale.

Le urla vengono oppresse da quello stramaledetto cuscino che riesce ad opprimere qualsiasi cosa, tranne la mia rabbia.

Sento il bisogno di lanciare qualcosa...ma la lampada forse è meglio per me se rimanga sul comodino...sempre se voglio sopravvivere alle sfuriate di mia mamma.

Comincio a cercare qualcosa che abbia un legame con lui...non voglio mica spaccare un oggetto a caso.
Manco a farlo a posta trovo la stupida collana che mi aveva regalato al tredicesimo compleanno. Non ci penso due volte a scagliarla contro la parete.

Non me ne frega niente del fatto che il ciondolo si sia rotto, non me ne frega niente del fatto che fino al giorno prima la consideravo una delle cose più importa che avevo. Tanto è solo una delle diciotto collane che mi ha regalato nel corso degli anni...sempre e solo collane.
Potrei aprire uno spaccio di quelle robine inutili.

I pezzi del ciondolo di vetro sono sparsi per il pavimento, ora che ci penso devo proprio dire che Gioia aveva ragione...era proprio tamarra.

Il telefono ricomincia a suonare, sarà la quarta chiamata che mi arriva da quando sono uscita da scuola, e nonostante quella sia la mia canzone preferita la sto cominciando ad odiare.

La suoneria dopo un minuto si blocca, segno che chiunque ci sia dall'altra parte si sia stufato di stare ad aspettare che una diciottenne infuriata gli risponda.

Pensavo che non ci fosse dolore più grande del sentirmi dire che si era fidanzato e invece...

È strani come delle semplici parole possano
distruggerti, sono le cose piccole ad ucciderti...non ti aspetti che loro ti colpiscano e al momento sbagliato eccole che ti fanno più male di quanto una cosa più grande possa fare.

Il telefono cominciò a trillare...un'altra volta.
Ma a differenza delle altre volte ora la suoneria era diversa.

Cosa mi ero dimenticata di tanto importante da aver persino messo una sveglia?

Mi alzai pigramente dal pavimento e mi avvicinai al comodino.

Arrivo di Eva e Harry .
Arrivo di Eva e Harry.
Arrivo di Eva e Harry.

La scritta continuata a lampeggiare sullo schermo con sempre più intensità, come se mi implorasse di stoppare quel suono fastidioso.

Mi decisi a spegnere quell'aggeggio non prima di aver ascoltato quel suono per cinquanta volte.

Ancora venti minuti e avrei avuto una persona con cui sfogarmi...mancavano solo venti minuti.

Decisi di andare in bagno per vedere come mi aveva ridotta quello stronzo.

Gli occhi erano rossi e gonfi...quella sensazione la avevo provata solo in terza media.Presi il correttore sperando che mi dasse un aspetto presentabile, ma io allo specchio vedevo la stessa ragazza distrutta .

Raggiunsi i miei genitori in salotto e in un religioso silenzio ci avviamo verso la macchina. Sono grata che non mi abbiano chiesto niente se no non saprei come sarebbe andata a finire.

Alla stazione degli autubus ci dissero che il pullman proveniente da Palermo avrebbe ritardato di un quartod'ora e dovetti ricorrere a tutto il mio autocontrollo pur di non insultare quell'uomo coi baffetti. Cominciai a camminare avanti e indietro lungo quella grande via quando il telefono ricominciò a suonare...cristo santo.

Non farmi aspettare ||Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora