Capitolo 12

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Di mattina presto la pista di pattinaggio è ancora più silenziosa del solito. Non sono stanca, nonostante siano le sei. Ieri mi sono divertita. Io e le ragazze siamo andate in giro per negozi e abbiamo chiaccherato delle cose più stupide e inutili. Ella era stata di parola: suo fratello si era aggregato a noi e aveva portato le buste al posto nostro. Io ero di parte, dato che ho comprato solo un cappotto impermeabile. Ho avuto pietà di lui. Poveretto.
Tornando agli allenamenti, mi aspettavo di peggio. I miei genitori invece, si sono limitati a farmi passeggiare e a farmi fare dei semplici salti del tre. Mia madre mi ha ingannata. Dopo mezz'ora mi riportano a casa e mi fanno dei massaggi ai muscoli. Dolorosi, ma necessari. Jeremy non ha fatto altro che darmi della mammoletta e io seccata, gli ho tirato un cuscino in faccia spedendolo a gambe all'aria. I fratelli....bah!
Per quanto riguarda Ella, la sua caviglia migliora di minuto in minuto e Lucas veglia su di lei e non la lascia mai da sola. E Rebecca è.... Rebecca. Ci evitiamo come la peste, niente di nuovo. Sul fronte Alan, silenzio su tutta la linea...grazie a Dio. I miei genitori hanno deciso di ritornare amici, per quanto possibile. Cedrick ultimamente, frequenta assiduamente la mia casa e loro non hanno mai la possibilità di stare soli. Uffa. Decido di chiamare di Ella, ma non risponde. Di solito lo fa sempre, che strano. Stufa di stare a casa, prendo le chiavi della mia auto ed esco. L'aria aperta riesce a rigenerarmi. Il paesaggio è meraviglioso, non posso fare a meno di restarne incantata. Mi fermo di fronte al solito laghetto ghiacciato. La neve sta cadendo e mi lascio scivolare il cappuccio del giubbotto sulle spalle. Ho la neve nei capelli, negli occhi, sulle labbra e nonostante faccia freddo mi metto a ridere, perché mi sembra di ritornare bambina, insieme ai miei genitori che si amavano ancora e mi tenevano per mano. Quando la sofferenza e le difficoltà erano solo un miraggio lontano. Sospiro. Perché la vita deve essere così complicata? Non sarebbe tutto più semplice se gli uomini non fossero così pieni di contraddizioni? Non so la risposta, probabilmente nessuno la conosce. Mi siedo su una panchina e resto così per minuti interi. Poi mi dico che il mio momento di solitudine è durato fin troppo e mentre sto per tornare indietro, qualcuno mi viene addosso. Quando penso che mi farò molto male a contatto con il terreno ghiacciato, la mia caduta viene arrestata. " Stai bene Kayley?". No! No, no, no, no. Maledizione! Riconosco questa voce, non può essere..... Alan. Credevo si fosse arreso. Quanto mi sono sbagliata! Come mi ha trovata? Mi stava forse pedinando? "Cosa ci fai tu qui? Mi segui? Lo sai che gli stalker vengono mandati in prigione al giorno d'oggi?" dico irritata, sollevando lo sguardo su di lui. "Anche se non ci credi, ti assicuro che è un caso. Vengo spesso qui, vicino a questo laghetto congelato. Mi piace stare tranquillo". Sono quasi tentata di credergli se non fosse che... "Anche io vengo spesso qui. Sin da quando sono bambina e non ti ho mai visto prima d'ora". Alan scrolla le spalle. "L'ho visto solo di recente. In effetti ci vengo perché mi ricorda te, mi fa piacere che siete collegati in qualche modo". Sorride, come se non fosse successo nulla. "Sono ancora incazzata con te" dico fulminandolo. Non mi incanta più. Il suo sorriso scompare per lasciare spazio ad uno sguardo afflitto. Il mio orgoglio si mette a gongolare. "Kayley, non volevo ferirti credimi". "Però lo hai fatto, non mi interessa se non volevi. Ciò che conta è che non ci hai pensato due volte a baciare Rebecca quel giorno. Sapevi che per me i mondiali erano importantissimi, mi avevi detto di aver capito. La verità è che nessuno dei due era realmente innamorato dell'altro. Ci siamo ritrovati a stare insieme senza neanche rendercene conto e.." lui mi interrompe "Ti sbagli. Ero innamorato di te". Non ci vedo più. "Perché hai baciato Rebecca allora?" urlo. " Perché sono un idiota va bene?"mi risponde con lo stesso tono. La mia rabbia si sgonfia in un attimo. Eh? "Ero solo uno sciocco ragazzino che non aveva la più pallida idea di che cosa volesse dire assumersi le proprie responsabilità e di quanto fosse fortunato. Il mio avvicinamento a Rebecca è stata una conseguenza della mia immaturità. Lo sai, non ho mai avuto nessun problema a far cadere ai miei piedi una ragazza. Tu invece eri diversa, per questo mi piacevi" "Tanto da mettermi le corna con la ragazza che detesto?" lo interrompo. "Fammi finire. Mi piacevi, e conoscendoti ho scoperto che sei una ragazza eccezionale. Semplicemente, eri troppo per me. Lo sei ancora. Ma vorrei avere un'altra possibilità per dimostrarti che sono cambiato. Non ti deludero' di nuovo". Resto a bocca aperta. Cosa? "Stai scherzando vero?!" sclero senza riuscire a fermarmi. Prendo un bel respiro, o almeno ci provo. "Alan, sei un bravo ragazzo. Questo non lo metto in dubbio. Ma non ho intenzione di tornare con te, per colpa tua la mia carriera come pattinatrice è stata gravemente compromessa. L'unica cosa che posso concederti è essere mio amico. Più di così non posso fare". Non voglio ferirlo, vedo che è sincero e mi dispiace per lui. Ma il mio amor proprio viene prima di tutto. I suoi occhi si fanno tristi. "E amico sia" concede. Non c'è altro che posso fare. Faccio per stringergli la mano ma, prendendomi alla sprovvista, lui mi abbraccia. Il mio primo istinto è quello di ritrarmi però cambio idea e lo abbraccio a mia volta. Gli amici lo fanno per consolare una persona che soffre. "Sii felice".
È l'ultima cosa che dice prima di allontanarsi. Non lo fermo. Mi volto e torno verso casa. Siamo giunti ad una soluzione, e questa volta sono certa che è la cosa giusta. Per entrambi.

Ali di ghiaccio [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora