Capitolo 29

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Stavolta è mio padre a mettermi sotto torchio, lo sguardo vigile di mia madre ci segue e aspetta. Oggi sono distratta, lo ammetto. Sono passati due giorni da quando io e Igor siamo diventati una coppia e nonostante mi abbia visto pattinare da quando eravamo molto piccoli, sentire i suoi occhi che mi perforano la schiena mi mette più a disagio che mai. Lo so, sono strana.
"Kayley, tesoro mio, cosa succede? Stai male?". Mamma mi tocca la fronte per controllarmi la temperatura. "No. Non hai la febbre".
"Sto bene. Non riesco a concentrarmi".
"Ce ne siamo accorti" sbuffa papà sorridendo.
"Ti va di condividere con noi il motivo della tua distrazione così che possiamo riprendere e finire gli allenamenti e lasciarti andare?".
"Nulla di importante". Meglio comportarsi come se niente fosse.
"È nervosa perché il fidanzatino la sta fissando". Rebecca si è avvicinata a noi e ne approfitta per rigirare il dito nella piaga. Se lo ha capito lei, lo hanno capito anche loro.
Trattengo l'impulso di ringhiarle contro come un animale. Che fastidio!
Ok, Kayley respira. Ricorda la promessa fatta ad Alan....
"Forse dovremmo farlo venire qui. Come incentivo. Anche perché non farebbe nessuna differenza ora come ora. Il suo cervello è già in pappa. Ops dimenticavo. È così dalla nascita" continua divertita, troppo per i miei gusti.
Fanculo alla promessa. Io questa non la capisco. Prima è gentile e poi ridiventa insopportabile. Soffre di bipolarismo?
"Voglio darti un consiglio da pattinatrice a pattinatrice, Reb". Marco di proposito il nomignolo, per provocarla come lei ha fatto con me. Inarca un sopracciglio.
"Che genere di consiglio?" chiede sbattendo le ciglia. È consapevole che non farò una scenata davanti ai miei, per questo è così altezzosa.
Ti farò abbassare la cresta, non preoccuparti.
"Il mio cervello funziona benissimo. Ma, sono preoccupata di come funzionerà il tuo quando ti verrà a mancare l'ossigeno non appena ti metterò le mani attorno a quel collo sottile che ti ritrovi" affermo con un sorriso innocente, portandomi a mezzo metro dal suo viso.
"Kayley!" sbotta immediatamente mia madre, allibita dal mio comportamento. Si interpone tra noi.
"Non ti sembra di esagerare? Cosa ti ho detto riguardo alle provocazioni?Chiedile scusa e tu fa lo stesso Rebecca, subito!". Io e lei ci fissiamo e contemporaneamente giriamo i tacchi in direzioni opposte. Sento mia madre sospirare.
"Le vedrò mai andare d'accordo?" sussurra sconsolata e incredula. Probabilmente si sta chiedendo cosa ha fatto di male per assistere in continuazione ai nostri battibecchi.
"Su con il morale Frenny. Guarda il lato positivo: non hanno ancora preso nessun materiale contundente per farsi del male a vicenda. È già un traguardo" ribatte mio padre. Vedo mamma incenerirlo, per poi sorridere. Anche lui fa lo stesso. Stanno facendo progressi.
Mi avvicino lentamente al bordo della pista, dove Alan e Igor hanno assistito a quel teatrino infantile. Mi sento un pò in imbarazzo.
Il mio amico mi lancia un'occhiata in tralice. Ha sentito tutto.
"Scusa. Penso che dipenda da quel bacio che ti ho dato" dice spiegandomi la ragione del comportamento della ragazza.
"Perché se la prende con me e non con te?". Non me la racconta giusta. Non può essere solo per quello, stiamo parlando di Rebecca. Lei è così. Ci posso fare ben poco. O lo accetto o mi butto giù da un ponte. Come ho già detto, non ci tengo a morire giovane quindi, suppongo di dovermi rassegnare. Ma se guardo la situazione da un altro punto di vista, non devo vedermela anche con sua sorella per oggi. Almeno questo.
Non sono proprio sicura di poterla considerare una consolazione, però.
"Perché è abituata ad avercela con te. In un certo senso è più facile". Che cavolo di ragionamento contorto è? Io me la sarei presa con lui in automatico. In genere è così che si dovrebbe fare.
Sbuffo, stanca sia fisicamente che mentalmente. Voglio andare a casa e buttarmi tra i cuscini, con la coperta sollevata sino al mento. C'è solo un piccolo problema: mio padre non mi lascerà mai andare via senza che io abbia prima completato la sequenza di figure che mi ha assegnato. E so che devo farlo, perché tra poco ci sono i nazionali e non posso assolutamente andarci senza un allenamento adeguato. Perderei in partenza, non posso più improvvisare.
Sbuffo ancora e sentendo la mia frustrazione, Igor mi prende la mano e vi posa un bacio delicato. Arrossisco immediatamente. Che cavolo! Mi sto comportando come una ragazzina alla sua prima cotta. Se ne accorge e ridacchia. Maledette guance traditrici. È compiaciuto di avere questo effetto su di me.
"Va meglio adesso? O vuoi che me ne vada?". E sono quattro in tutto, anzi cinque. Guardo Alan che ci sta fissando con un sorrisetto da so-tutto-io. Mi leggono tutti nel pensiero oggi?
"No!" esclamo ignorando il fatto che entrambi stiano cercando di camuffare le risate con dei colpi di tosse parecchio forzati.
"Vi siete messi d'accordo?".
"No" rispondono in coro. "Ma concordiamo sul fatto che le tue reazioni sono esilaranti" continua il biondo con occhi accesi. Igor piega la testa di lato e mi riserva un sorriso sghembo. Sorrido di rimando. È inutile discutere.
"Avete vinto, per ora" dichiaro ritornando al centro della pista.
"Kayley!". Alan mi richiama e mi fa voltare.
"Ricorda che mi devi ancora un favore". Strizza l'occhio con aria furba e torna a sedersi.
Come dimenticare! Lei si allena con me quasi tutti i giorni ormai...
Perché sono stata così stupida da prometterglielo? Vorrei non averlo fatto.
"Possiamo riprendere?" chiede papà. Mi osserva con attenzione e annuisce.
"Adesso si che ragioniamo. Era quello il tipo di sguardo che volevo vedere tre ore fa". Si è risposto da solo.
Gli sorrido e eseguo gli esercizi. Adesso che la mia mente si è schiarita è facile pattinare. Mi diverto e il resto viene da sé, come sempre. Dentro di me esulto ogni volta che riesco a fare una determinata figura, anche la più banale. Per me il pattinaggio non è solo sacrificio e duro lavoro, è soprattutto divertimento. Devo prendere le cose sul serio, mi sembra ovvio, ma nessuno ha detto che non posso concedermi un pò di svago. Ce la posso fare. Ce la devo fare.
Ad allenamento finito, posso finalmente riposare. Inizio a sognare la doccia e il letto. Qualcuno però ha diversi programmi per me. Quel qualcuno è nientemeno che Ella. Mi ha chiesto se voglio andare al cinema questa sera. Sono invitati anche i ragazzi naturalmente. Rifiutare è fuori discussione, mi tormenterebbe sino a farmi sputare il sì.
Con la coda dell'occhio vedo Alan e Rebecca che vanno verso l'uscita. Questa potrebbe essere l'occasione giusta per provare a non scannarci. Ok, mi butto. Al massimo Ella tirerà fuori una motosega. Che vuoi che sia?
"Scusate se vi disturbo ma... vi andrebbe di venire al cinema con noi stasera?".

Ali di ghiaccio [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora