Capitolo 1

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Il pattinaggio artistico è la mia vita. Quel senso di libertà e benessere, l'adrenalina che ti scorre in corpo, il brivido della gara, la grazia dei movimenti, a mio parere non esiste nulla al mondo di più magico. Ho iniziato a pattinare all'età di tre anni insieme ai miei genitori, ex-campioni olimpionici che hanno abbandonato la carriera per potersi occupare di me e in seguito, di mio fratello Jeremy. Mia madre, Francis Martin, è mora, capelli lisci e occhi neri, profondi e misteriosi come il cielo notturno e statura nella norma, un metro e sessantasette. Mio padre invece, Jonathan Masons, è più alto di tre centimetri di mia madre, credo. Ad occhio direi di si. Comunque ha i capelli castano scuro, ogni volta spettinati e gli occhi dello stesso colore. Poi c'è mio fratello, Jeremy, ed io mi chiedo che cosa ho fatto di male per essere imparentata con uno come lui. È il più grande rompi***** dell'universo. Va bene che la genetica ha dimostrato che siamo imparentati alla lontana con le scimme, ma lui lo sembra proprio! I miei genitori non potevano regalarmi un cane al posto di un fratello? Ovviamente no, era come chiedere la luna. Il cane ti obbedisce una volta addestrato e cresciuto, Jeremy se possibile è peggiorato. Già a dieci anni si divertiva a giocare a Tarzan e iniziava strillare peggio di un babbuino se non giocavo insieme a lui, così sia il mio udito che la mia volontà cedevano e sono stata costretta a portarlo in spalla comportandomi come un primate io stessa. Sinche' non ha compiuto 13 anni e ha dichiarato che era un gioco da bambini. Però anche a tredici anni rompeva come se ne avesse avuto tre, solamente in maniera diversa. Per quanto riguarda il suo aspetto, è il ritratto sputato di nostro padre ed io quello di mia madre. Chi sono? Mi chiamo Kayley Masons, ho 19 anni e ho un'altezza nella norma. Come ho già detto il pattinaggio è la mia vita, o meglio lo era. Prima dell'incidente. Vi spiego meglio. Come molti di voi sapranno, al pattinaggio artistico su ghiaccio si assegnano quattro diversi titoli. Singolo maschile e femminile, a coppie oppure in gruppo. I più noti sono i primi due. Quello per ragazzi è suddiviso in tre categorie: intersociali, free e federali. Io praticavo quello singolo federale, detto anche individuale e grazie al mio talento e agli allenamenti durissimi a cui mia madre, nonché allenatrice, mi sottoponeva, primeggiavo in quasi tutte le competizioni. Ero brava, molto. Così con il tempo sono diventata più sicura di me e anche parecchio arrogante. Quasi mi vergogno del mio atteggiamento da prima donna se ripenso a quei tempi. Però ciò che dicevo era esclusivamente la verità, coloro in grado di sfidarmi e superarmi si contavano sulla punta delle dita in molte regioni, ed ero la migliore in Canada, dove abito tutt'ora. Ma durante una gara internazionale mi fratturai una gamba perché mi ero distratta. Avevo 16 anni. Il motivo? Ho visto quel maiale del mio ragazzo Alan Gregory, ex-ragazzo ora, baciare un'altra. E non una ragazza qualsiasi, ma colei che per me era stata costantemente una spina nel fianco, Rebecca Holsen. Quella ce la metteva tutta per rendermi la vita un vero inferno. La odiavo allora e la odio ancora di più adesso. Mi starete dicendo che è successo tempo fa e che ci sono milioni di pesci nel mare e di conseguenza di lasciar perdere, giusto? Non ce l'ho con loro solo per questo ma anche perché a causa dell'incidente sono dovuta rimanere bloccata per un anno e i mondiali mi sono sfuggiti di mano. E c'è di peggio, ho paura a scendere di nuovo in pista. I miei pattini si decompongono in un angolo buio della mia stanza e io adesso lavoro come apprendista in una compagnia di moda. Mi piace, poiché disegno costumi da pattinaggio per grandi e piccini, ma disegnare e pattinare per davvero sono due cose assai diverse. Il ghiaccio mi manca non lo nego e farà sempre parte di me, ma con quel mondo ho chiuso e sono felice anche così.
Dunque, questa è la mia storia ed ora sono una ragazza come tante altre, che può mangiare quello che vuole e che passa le serate con la sua migliore amica. Sono solamente Kayley e come tutte le persone normali, mentre sto qui a raccontare, sono in ritardo per il lavoro! Questa è la volta buona che il mio capo mi ammazza sul serio. Non posso farci niente, il mio ritardare sempre è una malattia cronica, solo che devo spiegarlo ai piani alti prima di perdere il posto. La compagnia per cui lavoro la Brittany's House*, è gestita dalla zia di Ella, la mia migliore amica appunto, che mi è sempre stata vicina e non ringraziero' mai abbastanza il cielo per avermela fatta incontrare. Come mi ero aspettata, non appena varcata la soglia dell'ufficio, Brittany mi incenerisce con lo sguardo. "Sei in ritardo". Abbasso lo sguardo e mi scuso "Lo so, mi dispiace zia". Brittany non è veramente mia zia, ma lei e sua sorella hanno insistito molto sul fatto che usassi il gergo familiare con loro, dato che faccio parte della famiglia ormai ed Ella è come una sorella per me. La vedo alzare lo sguardo al cielo e scuotere la testa sconsolata. "Mettiti al lavoro, voglio che disegni con la mia supervisione, due nuovi costumi. Devono essere originali chiaro?". Mette su un cipiglio severo e sorrido sapendo che non è seriamente arrabbiata. "Per chi sono?".
"Due pattinatrici della tua età, il negozio li ha richiesti ieri".
Due ragazze della mia età...
"Mi impegnerò e creero' due costumi fantastici". Mi dirigo verso la scrivania e mi metto a fare qualche abozzo sotto la guida Brittany prima di passare ai costumi veri e propri. Passano tre ore senza problemi e ci fermiamo per la pausa pranzo in caffetteria. Finisco il mio sandwich in un batter d'occhio e torno sui fogli. La mia pace non dura a lungo ahimè, dato che qualcuno entra come un tornado sbattendo la porta.
"Kayley!".
Alzo gli occhi e sorrido "Ciao Ella. Che succede?".

Note dell'autrice :
*nome inventato

Ali di ghiaccio [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora