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All'inizio lei fece finta di non sentire, poi mugugnò un «nnnnnooo...», ma alla vista del mio sguardo si obbligò a confessare. «Sì ok è vero, sono invidiosa! Ma non di Warren, ma del fatto che ti riserva così tante attenzioni anche se è da poco che vi frequentate! Invece Joe... beh, lo hai visto. Una volta si comportava in modo del tutto naturale sia con me che con te, invece ora te ti tratta come ha sempre fatto, mentre me sembra che sia la prima volta che mi vede in vita sua! Spero proprio che stasera mi spieghi tutto. Non può andare avanti così ancora per molto!»

Capii che Ska era sul piede di guerra. «Sì, l'ho notato anch'io, infatti voglio che tu stasera sia perfetta, così non potrà resisterti e si spiegherà. Hai mai provato a leggere i suoi pensieri?»

Sbuffò. «Sì, ma sai che lui riesce ad impedirmelo. E quelle poche volte che ci riuscivo, lui aveva in mente cavolate, tipo "quanti studenti nuovi" o "era meglio se mi fossi scusato prima con Warren" oppure-»

La interruppi subito: «Come come? Scusarsi con Warren? Ma...-»

«Ah già, dimenticavo di dirtelo: sai no che lui e Joe sono migliori amici; beh, avevano litigato, ma non so per cosa, ed era per questo che Warren, mercoledì, si è arrabbiato e se ne è andato, ti ricordi? Ecco»

«Certo che me lo ricordo» dissi, come cosa ovvia. Tuttavia non volevo impicciarmi ulteriormente negli affari del ragazzo, me l'avrebbe raccontato un'altra volta. Per distrarmi guardai l'orologio e presi paura: erano le cinque e Ska aveva solo tre ore per prepararsi!

«Santo cielo! Guarda che tardi!» esclamai. «Orsù amica, è ora di prepararsi.»

«Ma se l'appuntamento è alle otto!!!»

«Appunto! Sei in ritardo! Dai, vai a farti un bel bagno caldo, per prima cosa. Io intanto posso sceglierti il vestito?»

«Sì sì, fai pure, l'esperta di moda sei tu, qui. Comunque ricordati che non è un ballo di gala, eh...»

«Non importa! Uno o l'altro è la stessa cosa!»

Così dicendo la spinsi in bagno, lanciandole docciaschiuma profumati, saponi vari e asciugamani dalla camera alla stanza, poi aprii il mio armadio e, sfregandomi le mani («Questo è un compito adatto alla sottoscritta!») cominciai a disporre le varie opzioni di vestiario sul mio letto.


Alle otto in punto Scarlett era pronta. La pettinatura se l'era fatta lei (che era una maestra con i capelli) e io le avevo propinato un vestitino scollato corto alla coscia, color argento. Avevo sempre pensato che le stesse benissimo, e che si abbinava benissimo ai suoi capelli blu. Le rifilai anche una delle nuove paia di scarpe che avevo acquistato la scorsa estate. Décolleté nere tacco 12, secondo me erano perfette. E Joe di sicuro le avrebbe sbavato dietro. Le prestai anche uno scialle nero intrecciato con dei filamenti argentati per coprirsi le spalle.

Ignorai le sue lamentele («Guarda che non sto andando in discoteca!») dicendole che ogni occasione era speciale, poi la accompagnai fuori per aspettare Joe, che veniva a prenderla in macchina. Dopo un quarto d'ora arrivò (gliene avrei dette su tante per averla fatta aspettare! Ma avrei rovinato loro tutta la serata), li salutai e quando partirono tornai in casa.

Ed eccomi là, tutta sola a fare la zitella. Almeno avevo i miei due gatti a farmi compagnia. Ecco sì, zitella al cento percento.

Cosa potevo fare per tutta la serata?

Era sabato, di solito uscivo a fare festa con le mie amiche, ma dopo tutto quello che era successo nei giorni precedenti volevo concedermi un po' di relax.

Avrei potuto mettermi al computer a continuare la storia. Naah.

Avrei potuto finire quel disegno che avevo cominciato la scorsa settimana su Photoshop. Naah, non avevo l'ispirazione, quindi niente matite e pastelli. E nemmeno tavolette grafiche.

Avrei potuto continuare la maratona di The Big Bang Theory, ma non ero dell'umore giusto.

Mi venne un'idea assolutamente assurda: chiamare Warren e trascorrere insieme a lui le altre tre ore prima di andare a dormire. Che pazza, pazzissima cosa.

Ancora prima di rendermene conto, avevo già acchiappato il mio cellulare e selezionato il suo numero nella rubrica. Dopo qualche secondo di attesa mi rispose una voce registrata che diceva: «Servizio gratuito: il telefono della persona chiamata potrebbe essere spento o irraggiungibile.»

Ecco, ben ti sta, Rosalie. Così imparavo a farmi venire strane idee.

Sospirai, mi diressi in camera e mi distesi sul letto. Presi in mano il mio block notes e scrissi un appunto di un episodio per la mia storia. Poi afferrai il manga che avevo cominciato la settimana scorsa e iniziai a leggere, cercando di immedesimarmi nella liceale protagonista il cui più grande problema era quale dei suoi corteggiatori scegliere (sì lo so, che cavolo di manga avevo comprato, non chiedetemelo perché non lo so neanch'io), ma con molto poco successo. Davvero, era impossibile pensare a qualsiasi altra cosa che non fosse la giornata appena trascorsa.

Alla fine ritrovai me stessa a stilare una lista delle cose da fare il giorno dopo, domenica. La mia camera aveva decisamente bisogno di una ripulita. E, soprattutto, di una messa in ordine.


Frozen in Flames | COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora