Si fanno le 19 ed io sto ancora aiutando Amanda a prepararsi per il "falò", nonostante non abbia la minima intenzione di andarci. Mi inventerò una scusa, tipo un malore,la stanchezza o roba simile.
"Ok Cass, adesso tocca a te diventare bellissima!" Quelle di Amanda sembrano le parole di una bambina alle prime armi con trucco e vestiti , tutta eccitata mentre si passa uno strato di rossetto rosso e indossa le scarpe della madre.
Questa roba non fa per me.
Tira fuori una palette di ombretti colorati dopo avermi passato il fondotinta a dovere.
Nota la mia aria cupa, ultimamente divento triste senza un apparente motivazione.
"Cosa c'è che non va?" Non rispondo.
"Se non ti piace l'oro possiamo cambiare colore!" Si riferisce all'ombretto che ha appena scelto per me.
Mi risveglio dal mio letargo mentale.
"Oh no, va benissimo. Sono solo un po' scossa,tutto qui."
"Ti va di parlarne?" Aggrotta le sopracciglia.
"Non ora." Sorrido "adesso finisci di truccarmi che altrimenti ritardiamo"
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Amanda ha indossato un sontuoso vestito rosa, mentre io ho optato per qualcosa di più semplice e ... Nero. Inutile dire che non sopporto le gonne.
Arriviamo al "falò" che non è altro che un cerchio fatto con le sedie (viva l'originalità di questo ospedale), un po' di luci soffuse e della musica di pessimo gusto.
Noto un cartello che sormonta la postazione della "console":
<Falò della C.P. di Portslade.
Inizio ore 20
Fine ore 22>
"Certo che sanno davvero come divertirsi qui." Sussurro nell'orecchio di Amanda che ride al mio sarcasmo.
Entriamo per ultime nella stanza.
"Bene, ora che siamo tutti direi di cominciare." Inizia Karen, che è, a quanto pare, l'unico membro dello staff, anche se lei si ritiene più una nostra amica, vista la poca differenza d'età. Cerco Adam tra la miriade di sedie, ma sembra non esserci. Eppure Karen aveva detto che io e la mia coinquilina eravamo le ultime. La avviso che devo andare in bagno, e mi dirigo in corridoio, cercando la stanza di Adam. Questo ospedale è spaventoso quando è vuoto e... Privo di vita. Mi volto indietro, verso la festa: tutti ridono, scherzano si divertono e da pochi metri di distanza non sento altro che confusione, urla indistinte. Non capisco davvero cosa ci sia di così divertente in una festa così banale, così diversa a quelle a cui ero abituata ad andare quando stavo nella mia città. Dire che mi manca sarebbe una bugia, ma non posso neanche dire di sentirmi a casa qui.
Apro qualche porta alla ricerca di Adam ma non lo trovo.
Poi noto che una stanza ha la luce accesa. Bingo.
Busso, ma nessuno mi risponde.
Entro: la luce è spenta, tanto che mi chiedo se non ho avuto un'allucinazione. Questa camera è enorme in confronto alla mia: ci dovrebbero stare circa 4 persone, ma sono presenti solo 2 letti, di cui uno completamente disfatto.
Guardo nel bagno:vuoto, c'è solo un rubinetto sgocciolante.
Sto per andarmene, quando noto l'armadio: è bellissimo, di un legno simile al mogano, rifinito con incisioni di quella che dovrebbe essere l'apocalisse raccontata nella Bibbia.
E mi chiedo se davvero qualcuno qui dentro creda fermamente nell'esistenza di un dio. Come si fa a provare così tanta fiducia in qualcosa che probabilmente nemmeno esiste?
Indietreggio di qualche metro per ammirare meglio quello splendido mobile.
Le ante si aprono improvvisamente, e una figura mi salta addosso, facendomi cadere a terra.
Urlo, e spero che qualcuno possa sentirmi, finché non mi mette la mano sulla bocca, per tapparmela.
Adam, dovevo aspettarmelo.
Entrambi tiriamo un sospiro di sollievo, io riprendendomi dall'accaduto, e lui tra una risata e l'altra.
"Io non ci trovo davvero nulla da ridere." Irrompo, ancora respirando a fatica.
"Oh, io lo trovo esilarante invece." Alzo gli occhi al cielo.
"E sei fortunata che non ti ho tappato la bocca in un altro modo" dice protendendosi scherzosamente per un bacio.
"Dai, si scherza." L'aria si fa tesa.
"La prossima volta ti uccido." Annuncio.
"Non se ti uccido prima io." Risponde prontamente lo schizzato.