<Bene> dice Karen chiaramente a disagio, non facendo caso alle mie parole.
<Avete dato prova di grande coraggio ammettendo le vostre paure più grandi davanti a tutti gli altri. Ora potete dedicarvi alle attività ricreative! E non dimenticate di trovare delle idee per la festa di Halloween.> conclude.
La "festa" di Halloween sarà un po' come il falò di qualche settimana fa, solo più tenebrosa e controllata. Non a tutti sarà infatti permesso di indossare una maschera che copra completamente il volto o di portare oggetti particolarmente vistosi. Io per ora sono una privilegiata.
<Cassandra, posso parlarti un momento?> chiede Karen.
Sentire il mio nome per intero è veramente strano e insolito, ormai sono abituata ad essere Cassie; mi chiamano così persino i professori, i vicini, i genitori dei miei compagni di classe... Chissà come staranno andando avanti le cose, nella mia vita parallela.
<Certo Karen, dimmi> mi avvicino a lei per avere un po' più di privacy, ma lei mi tira letteralmente verso un angolo della sala, dietro un'enorme cassettiera di ciliegio, facendomi urtare contro di essa.
<Posso sapere che cazzo ti è saltato in mente!?>
Sono più che sicura che quella sia la prima volta che Karen pronuncia la parola "cazzo"; lo si sente dal suo tono spezzato non appena lo dice, e dalla sua insicurezza.
Quasi mi fa pena.
Deve essere frustrante essere la figlia perfetta, quella che ogni genitore sogna; quella con tutti voti dall'otto in su, con i vestiti mai sgualciti e i capelli mai fuori posto; quella con un fidanzato ordinario e che non fa mai tardi la sera. Quella di cui la salute è stata macchiata solo da qualche influenza occasionale.
Il fallimento completo di una ventitreenne che alla sua età ancora si vergogna e considera un tabù pronunciare la parola "cazzo".
<Che intendi?> faccio la finta tonta.
<Della paternale che hai fatto ad Adam 5 minuti fa. Ecco di cosa sto parlando.>
<Cercavo di farlo ragionare, dato che qui dentro nessuno ci prova.>
<Penso che non sia compito tuo, bensì dei medici più che preparati di questa clinica.> dice con tono pre impostato. Sembra di stare a parlare con la segreteria telefonica di un call center.
<Non me ne fotte un emerito cazzo di quegli stupidi medici, Karen! Sei cieca per caso?>
<Adesso non capisco a che cosa tu ti stia riferendo.>afferma sarcasticamente
<Guarda, lascia perdere qualunque cosa io abbia detto, soprattutto ad Adam. Tanto ormai è un caso perso.> sbotto
<Ma di che parli? Da quando sei arrivata tu sta decisamente meglio.>
<Ma se è stato rintanato in camera sua per due settimane?>
<Da ciò che ha detto al suo terapista privato,si evince che stia nettamente meglio. Ha avuto solo una ricaduta, che non è altro che una fase della guarigione.> dice, citando quasi sicuramente uno dei suoi libri scolastici.
<Senti Karen... Da quanto tempo è che sei qui in clinica?>
<Da quando ho cominciato il tirocinio, ovvero 2 anni fa.>
<Quindi c'eri quando hanno trovato Maya?>
Deglutisce pesantemente.
<Maya?>
<Si, proprio lei.>
<Cosa vuoi sapere?>
<Tutto ciò che c'è da sapere.>
<E io cosa ci guadagno?> chiede
<Non farò parola di come mi hai aggredita prima> dico, alzando l'apice destro della maglietta e dimostrando sul fianco i segni dell'urto con la cassettiera.
L'avere un corpo debole e delicato come la cartapesta ha i suoi vantaggi e svantaggi.
<Va bene,va bene. Solo non qui e non ora.>Amanda entra in quell'istante nella stanza.
<Cassie!> mi chiama a gran voce, facendo voltare tutti quelli nella sala che notano subito il fatto che Karen mi ha trattenuta.
Ci avviciniamo l'una all'altra, pacificamente.
<Che vuole quella stronzetta?> allude a Karen, facendo attenzione a farsi sentire forte e chiaro dalla diretta interessata.
<Nulla,puttanate.>
<Ah sì? Non sembrava dalla sua espressione.>
<Lo sai che lei esagera sempre! Piuttosto, tu che fine avevi fatto?>
<Mi ero addormentata...> spiega.
<dai, andiamo dagli altri.> propone.Le attività prevedono musicoterapia,pittura,ceramica, centro lettura e teatro, prevalentemente psicodrammatico.
Sarebbe bello se aggiungessero altri laboratori, come per esempio giardinaggio, e che inserissero commedia piuttosto che dramma; sarebbe più divertente sia da recitare che da guardare.Io preferisco la pittura, specialmente i paesaggi.
Mi danno l'impressione di essere come finestre sul mondo.
Puoi disegnare il mare, ed immaginare di startene disteso sulla spiaggia desolata al tramonto, sotto la luce della luna e del faro poco lontano;
oppure puoi catapultarti a Parigi, Roma,Tokyo e visitarne i monumenti e le attrazioni principali, andando su e giù per la metro e gustandone i piatti tipici.
Intenta nel mio difficile lavoro,vengo interrotta da un suono proveniente da un angolo della stanza: lo stesso dove io e Karen avevamo avuto la discussione poco prima.
<C'era una casa molto carina,senza soffitto,senza cucina...>
Mi avvicino dopo essermi pulita le mani sporche di tempera e aver riposto il pennello.<Laney?> non risponde, ed è già quasi a metà canzone.
<Ma era bella,bella davvero
in via dei matti numero 0>
Mi chiedo perché stia cantando una canzone per bambini.
<Ma era bella,bella davvero
in via dei matti numero 0> ripete, concludendo la strofa.
<Laney?> insisto.