12.

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La notte arriva inesorabile, così come gli incubi.
Sono le tre del mattino ed è da quando ho lasciato Amanda sul davanzale che non chiudo occhio. È tornata circa un'ora fa.
Aspetto.
Lui apre la porta, e mi fa cenno di uscire.
Obbedisco.
"Richard, che ci fai qui?"
"Che ci fai tu ancora sveglia? La notte non è per le ragazzine." Ragazzina?
"Non sono più una ragazzina."
"Oh giusto sei una donna. Una donna in un manicomio."
Roteo gli occhi.
"Scusa, non volevo infastidirti." Sembra davvero dispiaciuto.
Frugo nel cassetto degli attrezzi del personale, alla ricerca di qualcosa, qualunque cosa.
"Cosa ti serve?"
"Lamette, pastiglie, sigarette.. Di cosa hai bisogno?" Insiste.
"Sei sorda per caso?  Io posso darti tutto, tutto ciò di cui hai bisogno, tutto ciò che lui non ti darà mai." Lui?
"Intendi Adam?" chiedo facendo caso solo alle sue ultime parole.
"Si, proprio lui. Allora, dimmi di cosa hai bisogno."
Si svuota le tasche.
"Come fai a tenere quelle cose senza che ti scoprano?" Domando.
Si accende una sigaretta.
Dopo pochi minuti di straziante silenzio il fumo mi invade i polmoni e mi penetra nelle vene.
Mi allunga una sigaretta, ma la rifiuto.
"Non fumo. È disgustoso."
"Hai almeno mai provato?"
"No, mai."
"Non si giudica un libro dalla copertina, tu dovresti saperlo bene." Ride.
"Fanculo, dammene una."
Ride ancora.
Fissiamo il muro scrostato davanti a noi.
"Questo manicomio fa schifo." Esordisce.
"Già."
"Li chiamano cittadelle, ville,case della salute. Ma tanto sappiamo tutti che rimangono sempre e soltanto manicomi, ospedali, cliniche psichiatriche; e il modo in cui sembrano richiamare la parola 'pazzia' fa accapponare la pelle."
"Perché odi Adam?" Non ho voglia di affrontare per la milionesima volta quel discorso.
"Perché non dovrei? È uno stronzo." ...
"Non capisco."
"Oh certo, lui è un angioletto biondo, non potrebbe mai farti del male... Ha solo ucciso una ragazza, la ragazza che amavo."
"Non è andata così, ne sono certa"
"Te ne ha già parlato?"
"No, in realtà no. Puoi raccontarmi la tua versione? Se ti va."
"Non c'è nessuna versione, c'è solo la realtà dei fatti."
"Come ti pare." Mi sto spazientendo quindi faccio per andarmene, spegnendo la sigaretta e gettandola nel cestino.
"Aspetta." mi blocco compiaciuta "nessuno ha sentito lo sparo, nessuno ha visto il carnefice. Si era pensato a un caso di suicidio ma era troppo scontato, troppo prevedibile che una come lei si sarebbe ammazzata:l'arma era scomparsa; hanno perquisito le stanze e l'hanno trovata nella camera di Adam. Ricordo i pianti disperati, non aveva mai visto quell'arma, cercava di giustificarsi. Purtroppo non è stato sbattuto in galera come un qualunque altro schifoso assassino, grazie alla sua testolina instabile. Meritava di marcire in carcere, quella bestia. Non è altro che un mostro, un mostro che ti farà fare la stessa fine di Maya."

Maya, così si chiamava quella fragile vita.
Ho milioni di domande da fargli ma non so da dove cominciare.
Così lascio che sia il silenzio a parlare per me.

"Posso sapere cosa cazzo ci trovate tutte in quel ragazzo? Non penso sia il fascino della pazzia, qui ce n'è a bizzeffe." Indica prima se stesso e poi intorno a noi.
Quegli occhi azzurri mi fissano cercando una risposta, uno sguardo di smentita, una parola.
"Superficiale del cazzo, siete tutte uguali voi..." Non finisce il resto della frase, gli lascio un bacio a stampo sulle labbra inarcate in una smorfia, e gli auguro la buonanotte.
Ma il giorno arriva inesorabile, così come gli incubi.

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