22.

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<Hai visto Richard?>
Irrompo nella sala comune non appena Karen esce per fare una telefonata.
<Qualcuno ha maledettamente visto Rich?>
<Si, perché?> chiede curiosa Amanda.
<Non sono cose che ti riguardano.>
<Sei la mia compagna di stanza...>
<Eh va bene Mand.> mi avvicino a lei, abbassando il tono cosicché nessuno ci possa sentire <sono in ricaduta,come ti ho detto. E sai di cosa ho bisogno per non impazzire veramente.>
Sospira abbattuta dalla mia confessione.
<È nella sua stanza, si trova davanti a quella di Adam.>
<Perché dovrei sapere dove si trova quella di Adam?> rido nervosamente.
<Ma lo sai?> chiede conferma in modo scherzoso.
<Si,certo...>
Scuote la testa divertita, mentre mi avvio verso la hall cercando di non essere vista da Patrick: mi servono le chiavi del corridoio, stavolta è chiuso.
Devo trovare un modo per distrarlo.
Noto che il cellulare di Karen è sul tavolino di vetro poco distante da me; lo prendo e chiamo la centrale.
Patrick alza la cornetta.
<Clinica di Portslade, posso fare qualcosa per lei?>
<Patrick, sono Karen> imito la voce acuta e fastidiosa della volontaria, allungando anche le vocali.
<Oh ehm Karen, dimmi tutto.>
<Potresti... Ecco... sono arrivate le scatole dei medicinali, devi solo aiutarmi a trasportarle dentro...> improvviso insicura.
<Certo, dove?>
<Sul retro.>
<Arrivo in un lampo!> interrompe la chiamata e ,ancora rosso come un pomodoro, esclama <Idiota!> schiaffeggiandosi da solo.
Si dirige come previsto verso il retro, senza voltarsi.
Trovo le chiavi immediatamente, accanto al monitor del computer.
Apro la porta e il cancello di sicurezza, percorro poi il lungo corridoio bianco e lucido.
Arrivo davanti alla stanza di Adam, e meccanicamente mi volto verso quella che si trova proprio davanti alla sua.
Mi sporgo per bussare, ma non appena poggio la mano stretta in pugno sul materiale legnoso, la porta si apre, rivelando Rich.
<Vai da qualche parte?> gli chiedo.
<No, tu perché sei qui?> guardo alle sue spalle e noto una figura che si nasconde dietro all'armadio.
<Sei impegnato? Posso passare più tardi.> dico ignorando la sua domanda e fissando il guardaroba.
Si volta a guardare anche lui nella mia stessa direzione.
<Sono... Libero.> risponde, non facendo caso all'ironia delle sue stesse parole.
<Cosa ti serve?> continua.
<Lo sai>
<Aspetta qui, non ci vorrà molto>
Mi sbatte la porta in faccia per poi riapparire.
<Entra.> ordina.
Mi siedo sul letto mentre lui fruga in un cassetto.
Quel ragazzo è davvero ingegnoso: ha costruito, anche se in modo rudimentale, degli scompartimenti segreti appena sotto ai cassetti originali.
Qui tiene la roba e i soldi.
Lamette,pastiglie,pillole, sigarette.
Forse anche droga, e dio solo sa cos'altro.
Non è un segreto che chi sia a portargli la roba durante le visite dei familiari sia tanto furbo quanto lui.
Carte d'identità finte, tasche segrete, abiti di materiali isolanti.
Allora perché non scappa?

La mia attenzione ricade improvvisamente su un oggetto nascosto tra le lenzuola.

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