15.

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I woke up in a dream today
To the cold of the static and put my cold feet on the floor
Forgot all about yesterday
Remembering I'm pretending to be where I'm not anymore

Un motivetto familiare ha pervaso la stanza, solo ora mi accorgo della musica. Da dove proverrà?
Mi da la carica necessaria per reagire.
Sta volta no: non me ne starò lì ferma ad aspettare un miracolo.
Andrò a prendermi ciò che voglio da sola.
Mi alzo di scatto spingendo lontano da me chiunque si trovi nelle vicinanze; mi dirigo nella hall, chiedo dove si trovi la stanza di Adam.
<Tutto ciò che riguarda gli altri pazienti sono informazioni riservate.> leggo il nome sulla targhetta che porta attaccata alla camicia sudaticcia di un quarantenne.
<Senti Patrick> sussulta venendo a conoscenza del fatto che una pazza conosca il suo nome, poi si ricorda della targhetta.
<Io devo entrare lì dentro. Potrà sembrarti una frase fatta, ma ho fatto un casino e ho bisogno di vedere il mio amico. Quindi ti prego...> mi allunga un paio di chiavi.
<Stanza 34, terzo corridoio, in fondo a destra.> interrompe la mia supplica.
<Grazie> riesco solo a dire.

I hit you and you hit me back
We fall to the floor, the rest of the day stands still
Fine line between this and that
When things go wrong I pretend the past isn't real
Now I'm trapped in this memory

And I'm left in the wake of the mistake, slow to react
So even though you're close to me
You're still so distant and I can't bring you back

Stanza 34, terzo corridoio, in fondo a destra.
Ci sono.
Prima di utilizzare la mia chiave, busso per accertarmi che quella di Adam non sia inserita nella serratura.
Probabilmente non mi sente, la musica è ad un volume decisamente troppo alto.
Tanto che la si sentiva fino alla stanza ricreativa.
Busso ancora più forte e insistentemente.

Now I see keeping everything inside
(with you)
You
Now I see even when I close my eyes
(with you)
You
Now I see keeping everything inside
(with you)
You
Now I see even when I close my eyes

Mi appoggio al legno scuro e privo di schegge della porta con tutte le mie forze.
Riconosco la canzone maledetta non appena finisce.
Adam apre.
<Oh sei tu> esordisce ancora prima di vedermi accasciata a terra.
<Cassie? Cassie va tutto bene?> mi nota.
No non va tutto bene.
<Devo chiamare qualcuno?> insiste con le domande.
<No...> dico <No, portami dentro.> continuo sta volta più sicura di me.

Sto seduta sul suo letto per qualche minuto, in silenzio.
Guardo fuori dalla finestra sbarrata.
La sua camera è così diversa dalla mia.
Non ci sono poster e vestiti dappertutto; l'unico tratto distintivo, ciò che la rende abitata, personale, viva, sono le lenzuola ammucchiate sul fondo del materasso e i cd impilati accanto allo stereo.
Il resto è malinconicamente bianco, scialbo, uguale a mille altre camere disabitate.
<Ti offrirei qualcosa, ma non posso tenere molto qui dentro.> sembra leggere i miei pensieri.
<Sei arrabbiato con me?> decido di arrivare subito al punto.
<Deluso.>
<Io non volevo baciarlo,Adam.>
<E allora perché l'hai fatto?>
< Non lo so ma...> vorrei dirgli tutta la verità. Vorrei dirgli come ho immaginato che al posto di Richard ci fosse lui, come lo sogno tutte le notti, quello scemo.
Ma poi puntualmente sparisce.
Come nella realtà.
<Ma?> insiste.
Ho fatto una pausa troppo lunga.
<Ma io e te non stiamo insieme, quindi non ti deve importare cosa faccio.> urlo
<Stai scherzando spero>
<No, non sto scherzando. Non vedo perché dovrei scusarmi con te. È stato solo un bacio di poca importanza, ecco tutto. Non puoi pretendere che io resti qui ad aspettarti se poi non fai nulla per farmi rimanere.>
Quelle parole sembrano averlo colto nel segno.
<Credevo che almeno tu fossi diversa...>
<Diversa da chi? Da Maya?> questo potevo evitarlo.
<Chi te l'ha detto?> sembra visibilmente impaurito e preoccupato.
<Nessuno, ho fatto le mie ricerche.> improvviso una scusa che fa acqua da tutte le parti.
<È per questo che mi stai lontana allora>
<Non sono io quella che si è barricata in camera per 2 settimane.> osservo.
<Scappavo.> si giustifica.
<Da cosa?>
<Da te.>

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