quattro

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Andò a sedersi nel prato del giardino della scuola, beandosi un po' dell'aria fresca che tirava quel giorno. Doveva riprendersi dopo aver visto una scena così bizzarra. Non fece in tempo ad accendersi una sigaretta che sentì delle striduli voci ridergli dietro. Erano quattro ragazze, coi capelli cotonati, tacchi alti ai piedi e braccialetti troppo rumorosi per i gusti di Harry. Non era la prima volta che gli capitavano delle troie del genere che gli sparlavano alle spalle. Sentì cose come "L'avete visto quell'emo là?" "Sì! È quello strambo che ha cambiato scuola." "Poverino, non ha amici, perché questa cosa non mi sorprende affatto?" "Ma cos'ha intorno agli occhi, trucco? Emarginato e pure frocio!"

Harry mantenne la calma, ma parlò "Credete che sia anche sordo?" si scaldò.

"Oh, lo strambo sa anche parlare! Meglio di quel Tomlinson." rise la bionda, sistemandosi i lunghi capelli dietro alle spalle. Li aveva mossi e con delle meshes più chiare.

"Oche." sussurrò Harry. Raccolse il pacchetto e l'accendino dal suolo e se ne andò, non potendole sopportare un minuto di più.

Dopo essere stato ipnotizzato dagli occhi brillanti e profondi di Louis, Harry aveva la testa altrove. Si ritrovò di nuovo davanti a quel portone scassinato del laboratorio di scienze. Era come se ci fosse stata una calamita in Harry e Louis fosse stato il magnete. Quella volta avrebbe bussato. Senza ricevere alcuna risposta, entrò completamente.

"Mi stai seguendo?" la soave voce di Louis fece eco nella stanza. Coprì la tela che quel giorno aveva finito di pitturare con un lenzuolo sporco, bucato in alcuni punti.

"Non sapevo cosa fare e volevo vedere altri tuoi disegni." si inventò qualcosa Harry. Non gliene fregava niente dei disegni, lui voleva soltanto rimanere per Louis.

Louis sbuffò. "Se non mi disturbi, è okay, puoi rimanere." rispose annoiato. Andò dal lavandino e lavò i pennelli sporchi con acqua e sapone, dandogli le spalle. La luce non funzionava, ma l'acqua sì, per fortuna.

Harry girò curioso intorno alle opere, contemplandole una per una. "Mi dici come ti chiami, allora?" chiese, un po' insicuro della sua mossa.

"Non hai ancora sentito parlare di me? Louis Tomlinson." fece una piccola pausa, poi si girò per guardare Harry. Smeraldi verdi che erano gli occhi di Harry si scontrarono con i suoi azzurro ghiaccio. Louis pensò che Harry fosse davvero un bel ragazzo. "Tu... Harry, giusto?"
Sentire il suo nome uscire da quelle labbra sottili gli fece salire un brivido lungo la schiena. Poesia.

"Sì. Sei davvero bravo, lo sai? Non hai mai pensato di cambiare colore, tipo il nero?" propose con un filo di voce. La sua sicurezza, sotto un paio di diamanti blu, scomparve. Non era mai stato così insicuro di sé prima d'allora, un'emozione diversa, che gli fece tremare le mani.

"Il rosso è perfetto." disse Louis con tono arrabbiato. Si strinse con due dita il ponte del naso per calmarsi, non doveva perdere la pazienza così velocemente. "Sei il primo che non fugge impaurito da me, per quale motivo?"
Dirgli che Harry era affascinato da lui fin dal primo istante era inappropriato, così "Te l'ho detto, mi piace lo stile dei tuoi disegni."

"E tu? Sai disegnare?" chiese, avvicinandosi a Harry. Si sentì sottomesso da lui. Le onde del mare negli occhi di Louis si stavano infrangendo spumeggianti contro gli scogli.
Annuì, mandando giù la saliva. Louis fece un sorrisetto, soddisfatto. "Fammi vedere." gli passò una penna a sfera nera e un foglio semplice.

Dopo neanche cinque minuti, Harry concluse il suo schizzo. Era un corvo appollaiato su un ramo, nella notte, con la luna piena. Spiegò che quello era lui.

"Sei ingamba, Harry." Louis fece un sorriso pieno, guardando lui e il disegno, appoggiandogli una mano sulla spalla. A Harry venne la pelle d'oca. "Tomlinson, non toccarmi."  Era Louis, ma a Harry dava fastidio il contatto fisico, a prescindere.

"Come vuoi." rispose acido, ancora. Si allontanò da lui per prendere uno di quei famosi barattoli rossi e ne bevve il liquido scuro al suo interno, finendolo. Una scia di quella sostanza gli rimase sul labbro superiore, portandolo a leccarselo per pulirsi.

Harry scosse la testa. "Ti bevi l'acquerello?"

Louis rise. "Non è acquerello. È s-" si fermò e deglutì, cercando di tornare indietro. "Succo di mirtillo, migliora la vista."

"Non vai a lezione?"

"Fai troppe domande per i miei gusti."

"Voglio solo sape-" ma Harry venne interrotto da Louis, che con una mano gli afferrò tutte due le guance e con l'altra gli tappò la bocca. Erano così vicini. Harry poteva sentire il suo respiro sul suo volto. Quasi si tagliò le gote, talmente erano ruvide le mani dell'altro. Aggrottò le sopracciglia, sorpreso. Come si permetteva? Si scansò immediatamente, anche se una parte di lui voleva rimanere così.

"Louis! Cos'era quello? Ti ho appena detto che non mi piace essere toccato e tu-"

"E blateri anche troppo." lo interruppe di nuovo. "Non credi sia meglio il silenzio?"

"Sì, ma..." la campanella suonò, la scuola era appena finita.

"Sarà meglio che tu vada." Louis gli fece segno con la mano di andarsene e gli indicò la porta.

Senza neanche salutarlo, Harry se ne andò. Uscì dalla scuola e aspettò Eleanor e Liam, che l'avrebbero riaccompagnato a casa. Mentre camminava, si passò un dito sulla bocca, ricordando la mano di Louis su di esse. Fantasticò su quel momento, immaginando il suo pollice che gli accarezzava il labbro inferiore.

Blood || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora