ventitrè

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Harry sgranò gli occhi. Non ci poteva credere. Mise le mani sul petto di Michael e lo spinse lontano da lui. Michael fece qualche passo indietro e lo guardò confuso. "Cosa c'è che non va?" chiese, "Il destino ci ha rimessi insieme dopo anni, non sei contento? Ci ha dato un'altra possibilità, ora possiamo restare insieme per sempre!" Michael agitò le braccia, non capiva l'atteggiamento di Harry.

"Sei fuori di testa? È successo tantissimo tempo fa! Eravamo degli stupidi ragazzini confusi sul proprio orientamento sessuale in preda agli ormoni." quasi urlò, scioccato.

"Non dirmi che sei etero, non ci credo." Michael tornò serio per un attimo, fissandolo negli occhi per capire meglio cosa intendesse dire Harry.

"No! No, è che-" Harry venne interrotto da Michael che continuò a parlare "Non ricordo nessuna rottura. Tu non hai lasciato me ed io non ho lasciato te."

"Invece sì, mi hai lasciato tu! Ti sei trasferito in Australia con la tua famiglia, cazzo, dall'altra parte del mondo e non sei più tornato." disse Harry, agitato. Gli puntò il dito contro ed alzò la voce.

"Non avevo scelta, i miei avevano scoperto di noi e non lo accettavano, ma ora ho diciotto anni, non possono decidere sulla mia vita."
Harry lasciò perdere Michael per un secondo per pensare ai propri genitori. Anche lui aveva diciotto anni, il ragazzo dai capelli neri aveva ragione, non potevano decidere sulla sua vita. Non potevano obbligarlo a cambiare. Quel secondo di riflessione servì a Michael per appropriarsi dei suoi fianchi e per affondare le sue labbra sul collo del riccioluto. Harry pensò a quanto fossero morbide le sue labbra, proprio come quelle di Louis l'ultima volta. Stava pensando proprio a lui, perché si lasciò baciare sotto la mandibola senza respingerlo.
"Vedi? Anche tu mi desideri, alla fine."

Harry si risvegliò dai suoi sogni e reagì, spingendolo più forte di prima. Lo guardò negli occhi ma non seppe cosa dire, così semplicemente scosse la testa e se ne andò a passo svelto. Michael sapeva che piano piano ce l'avrebbe fatta a riconquistarlo, quindi lo lasciò andare. "Dai, perdonami!" gridò per farsi sentire dall'altro, che nel frattempo si era allontanato di molto. Harry fece un gesto con la mano senza sapere cosa volesse dire, forse per farlo tacere.

Raggiunse il furgone. Girò l'angolo e vide Gemma e Ashton impegnati ad aggiustare la famosa corda della chitarra di Luke, mentre quest'ultimo guardava interessato cercando di imparare. Sua sorella e il batterista sembravano affiatati, perciò Harry attivò quel suo lato di fratello protettivo e si mise in mezzo a loro. Maneggiò qualcosa ignaro di come si facesse, "Avete bisogno di una mano? Sono qui, Gemma fai lavorare gli uomini." disse interrompendoli. Faceva così perché sapeva che nel cuore di Gemma le cicatrici degli ex ragazzi erano rimaste, perciò non voleva che le potesse ricapitare un altro stronzo pronto per ferirla ancora.

"In verità abbiamo finito." disse sua sorella, afferrandolo per la felpa e tirandolo indietro, lontano dalla chitarra. Harry la guardò con sguardo severo che le fece capire che cosa stesse facendo, così gli diede due leggere pacche sul bicipite per farlo salire sul furgoncino, "Non ti preoccupare."

Aspettarono che anche Michael salisse e poi partirono. Ovviamente Harry non disse nulla di ciò che era successo nel vicolo.
Harry non rivolse parola a Michael per il resto della giornata e questo non lo guardò neanche, sapendo di aver corso un po' troppo. Cosa gli era preso? Forse l'emozione, pensò Harry.

La festa si sarebbe tenuta quella stessa sera, per cui Harry corse sotto la doccia mentre i ragazzi e Gemma si preparavano.

Blood || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora