dodici

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Desmond sbatté con forza la portiera della macchina e, infuriato, irruppe in casa propria.
"Harry Edward Styles." gridò dall'ingresso.

Harry scese velocemente le scale. Riusciva a sentire le sue vibrazioni negative dal piano di sopra. Appena vide il volto incazzato di suo padre, indietreggiò. Si chiese che cosa avesse detto il preside di così terribile da farlo arrabbiare tanto. Desmond si avvicinò pericolosamente al figlio. "Sei una delusione!" disse, spingendolo con un dito su una spalla.

Il ragazzo sapeva benissimo le intenzioni del padre, infatti si preparò chiudendo gli occhi allo schiaffo che Desmond gli tirò sulla gota destra. Sentì essa formicolare e vi portò una mano per placare il dolore.
"Si può sapere cos'ho fatto?" urlò a sua volta.

"Caro, calmati..." provò a dire Anne, prendendo il braccio del marito per cercare di allontanarlo da Harry.

"Stanne fuori." si voltò un attimo per guardarla e la spinse via. "Sei il degrado della famiglia." puntò il dito nuovamente addosso a Harry, "Noi ci stiamo provando a crescere un figlio come si deve e tu non contribuisci per niente!"
Afferrò il gilet nero di pelle di Harry e glielo strappò con forza, buttandoglielo a terra. Il ragazzo era scosso dalla situazione, non capiva. Desmond gli afferrò i capelli sulla nuca e lo trascinò allo specchio, tenendo con forza le ciocche in un pugno. "Cosa vedi? Io soltanto un disastro di figlio. Non potevi essere normale come tutti gli altri, cazzo?"

Harry strinse il polso del padre per provare a fargli lasciare la presa, si piegò leggermente all'indietro per sentire meno male. "Cosa vi ha detto il preside?"

"Se non cambi, ti espelleranno." Desmond non lasciò il tempo a Harry di rispondere che era già uscito di casa. Afferrò il gilet di suo figlio che gli aveva precedentemente levato di dosso e lo buttò nel cassonetto dei rifiuti fuori dal loro cortile.

Harry guardò sua madre, che come lui era spaventata. Anne seguì Desmond solo dopo avergli rivolto uno sguardo che diceva di rimanere a casa e di stare tranquillo.

Da quando Gemma se ne era andata, Harry non si era più ripreso e la sua vita era peggiorata. Dopo quel suo drastico cambiamento, tutti gli stavano lontano, anche gli amici che aveva prima, ma a lui stava bene così perché era questo che voleva ottenere: la solitudine. Era convinto che se si fosse affezionato a qualcuno, poi lo avrebbe lasciato come sua sorella. Non voleva che il suo cuore si potesse rompere ancora. Gemma non gli lasciò un messaggio, un bigliettino e non gli aveva neanche inviato una cartolina. Non sapeva se stava bene, se stava male.
Voleva rivedere i suoi capelli, che quasi ogni due settimane cambiavano colore. Non sapeva che ne esistessero così tanti. A volte voleva urlarle quanto facesse male dormire senza di lei nella stanza affianco, che spesso si addormentava con la musica dei The1975 a tutto volume. Voleva urlarle quanto facessero male tre anni senza il conforto di una sorella maggiore. Voleva poterle gridare contro tutta la sua rabbia, per poi abbracciarla e non lasciarla più andare.

Blood || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora