otto

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Harry si buttò di peso sopra il suo lettone, restando sopra le coperte e fissando la sua collezione di statuette di American Horror Story sulla sua mensola. Era nervoso, continuava a pensare a Louis. Pensava di essersi avvicinato a lui, invece l'aveva soltanto allontanato.
Per cercare di concentrarsi su altro, si mise le cuffie e prese l'iPod. Scorreva col dito alla ricerca della sua playlist di Ed Sheeran. Ammirava quel ragazzo. Si chiedeva come fosse possibile che potesse esistere una sua canzone per ogni sentimento che provava. Non lo conosceva di persona, eppure riusciva a capirlo come nessun altro poteva fare.

Mentre riavvolgeva il nastro dei ricordi nella sua testa, Harry si mordeva le labbra. Si strappava le pellicine fino al sangue, sentiva il suo sapore ferroso scivolargli in bocca, ma non gli importava. Secondo lui era giusto così, dato che era stato stupido a comportarsi così con Louis, la prese come una specie di punizione. Passavano le ore e continuava a mangiarsi l'interno della guancia, fino a non sentirselo più. La playlist nel frattempo era finita e ricominciata un paio di volte. Si erano fatte le quattro di notte e il suo comodino vibrò, così si voltò per vedere lo schermo del suo cellulare illuminarsi, mostrando la notifica di un messaggio.

Eleanor:
Sveglio?

Harry:
Troppi pensieri

Eleanor:
Sei triste?

Harry:
Non voglio parlarne

Eleanor:
Ti vengo a prendere e facciamo un giro, così non ci pensi proprio. Che ne dici?

Harry:
Sei un amore xx

Quella ragazza sapeva leggergli nella mente. Uscire per distrarsi con Eleanor sarebbe stata la cosa migliore. Harry mise dei vestiti più comodi, come una camicia larga e dei pantaloni della tuta insieme a delle All Star, ovviamente tutto di colore nero.

Uscì di casa quando gli arrivò un suo messaggio dove lo avvisava che era arrivata. Girò l'angolo e vide Eleanor sopra la sua vespa bianca che lo aspettava senza fare nulla. Si accorse di Harry e lo guardò sorridendo, poi gli passò il casco. Se lo allacciò bene sotto il mento e montò sulla moto. Si tenne stretto al bacino di Eleanor mentre lei accendeva il motore.

"Al parco." disse Harry ad alta voce per farsi sentire. Eleanor capì ed annuì.

Harry, appena arrivati, la guidò fino al suo albero ed entrarono nella camera di foglie. Si sedettero entrambi contro il tronco, uno di fianco all'altro. Era buio pesto, le lucciole erano le uniche che facevano un po' di luce. Harry prese una sigaretta dal suo pacchetto e ne offrì una ad Eleanor, ma lei rifiutò. Quando l'accesse, al primo contatto col filtro, arricciò il naso: si pentì di essersi morso le labbra quella notte. Bruciavano molto. Dopo un po' ci fece l'abitudine, per cui non ci diede peso ed incominciò a sopportare quel dolore.

"Di cosa vuoi parlare?" domandò.

"Di quanto tu sia bello." le parole scapparono dalla bocca di Eleanor senza il suo permesso. Volle tornare indietro e sperò che Harry non avesse sentito, ma lui lo aveva fatto.

"El, per favore..."

Eleanor scosse la testa ancora una volta. Passarono una buona mezz'ora così, senza dirsi niente. Ma a Harry piaceva stare in silenzio in compagnia. Certe volte Eleanor apriva la bocca per parlare, purtroppo la cosa di prima la mise troppo in imbarazzo, talmente tanto da non riuscire più a dire niente. La chiudeva subito dopo e guardava in alto, strofinandosi le mani per il nervoso. Harry però, in questa quiete, non riusciva a non pensare a Louis, dovette iniziare una conversazione per forza. "Mi dici un po' di te?"

Parlarono di loro fino alle sei e mezza, conoscendosi molto meglio. Eleanor si limitò a parlare di sé stessa e fare domande non troppo scomode a Harry, per esempio riguardanti il suo passato, e chiedergli cose banali, come "Che musica ascolti?"
Lui scoprì che Eleanor era una salutista, per cui non beveva, fumava e aveva una dieta particolare. Le piaceva la musica country e l'appassionava la fotografia.
Eleanor accompagnò Harry a casa perché ci sarebbe stata scuola. Era l'alba. Harry l'aveva vissuta parecchie. Andava a sedersi sul tetto, su quelle pericolanti tegole, a fissare il cielo, le sfumature che piano piano diventavano più vivaci. Fin da piccolo, prendeva il suo orsetto di peluche e andava sul tetto in momenti di tristezza, a fantasticare.

Entrato in camera sua, non fece in tempo ad addormentarsi che suonò la sveglia.

Blood || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora