epilogo

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louis' pov

Appena resomi conto di quello che stavo facendo, indietreggiai impaurito. Harry era sdraiato al suolo ed ero stato io, aveva perso i sensi. Avevo paura, non sapevo cosa fare.
Passai le mani sul mio volto, sporcandole di sangue. Le guardai spaventato, con la bocca aperta, pensando che quel liquido rosso era del ragazzo per terra. Anche i miei vestiti e il mio collo erano sporchi. Sputai il sangue dalla bocca e mi asciugai il viso con un lembo di maglia pulito.

Mi buttai su di lui, con la disperazione addosso. Gli presi il polso, non c'era battito. Mi avvicinai al suo naso, non respirava. A quel punto ero veramente preso da un attacco di panico. Gridai con tutta l'aria che avevo nei polmoni, sentendo la mia gola bruciare. Non potevo crederci.
Gli strinsi la mano ed iniziai a piangere. Urla, lacrime e dolore si confondevano nell'ambiente.

Il suo sangue non smetteva di imbrattare l'erba intorno a noi. Lo guardai scivolare per terra e notai che anche quella piccola margherita era stata ferita. Quel fiore con la quale giocava prima Harry. Una dolce, innocua margherita. Propri come lui. Prima bianca e limpida, ora rossa.

Ero un mostro. Questo fece diventare il mio pianto ancora più forte.

Mi sdraiai accanto a lui, ancora con le sue dita intrecciate alle mie. Gli baciai il dorso della mano, poi lasciai andare qualche singhiozzo.

"No, per favore..." gridai, ma non ricevetti nessuna risposta. "No!"

Gli accarezzai il viso un'ultima volta, poi gli diedi un bacio. Un bacio umido causato dalle lacrime che avevano reso le mie labbra zuppe.
Il suo profilo era la cosa più bella che io avessi mai avuto il privilegio di vedere. I suoi occhi erano chiusi e le sue ciglia lunghe gli solleticavano le guance. Il suo naso era leggermente a punta e i suoi nei rendevano il tutto imperfettamente perfetto.

Sorrisi, pensando a quanto Harry fosse stato importante per me. Mentre perdevo lui stavo perdendo anche una parte di me: il cuore. Era l'unica persona che mi avesse saputo insegnare cosa volesse dire amare.

Mi alzai ed iniziai a correre, non riuscendo a reggere tutto quel peso. Uscendo dalla stanza di foglie guardai la gente intorno a me che avevo sentito le mie urla. "Vi prego, aiutatelo. Aiutatelo!" dissi ad alta voce, indicando l'albero. Dopodiché scappai verso casa mia.

Spalancai la porta. Mia madre era in salotto con una tazza in mano e mi stava dicendo di non sgambettare per casa. Non la calcolai e continuai a correre via dai miei sensi di colpa, fino in camera mia. Lì mi chiusi a chiave.

D'istinto, senza pensarci realmente su, presi un foglio di carta e una matita. Scrissi in fretta, non badando ad una bella calligrafia. Più che altro, volevo sfogare la rabbia e la depressione che pino piano stava crescendo dentro di me. Alcune parole si erano sciolte per colpa delle mie stupide lacrime che erano cadute sulla carta.

Mi dispiace così tanto.

Sono stato troppo possessivo, ed ora eccoti là, morto.

Ho visto tutto.
Te che cadevi con gli occhi chiusi, le tue mani che sbattevano contro il terreno, il tuo corpo senza vita.

Le tue utlime parole non le ho ascoltate. La tua voce era debole per colpa mia.

Dio mio, sono un coglione.

Possiamo ricominciare tutto da capo?

-Tuo, Louis.

Fine.

Blood || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora