"Perché quell'emo non va a lezione? Forse ho capito: è troppo depresso per farlo. Si sarà assentato per tagliarsi."
Harry non era depresso, nemmeno autolesionista. Gli dispiaceva per quelli che lo facevano. Sapeva che non era abbastanza, che non riusciva a fare niente per fermarli. Lo rendeva veramente triste e inutile.
Si avvicinò alle quattro ragazze e alzò la manica della felpa, esponendo il suo avambraccio tatuato. Non era presente nessuna cicatrice, solo disegni fatti d'inchiostro. Le guardò con un sopracciglio alzato.Le bocche delle ragazze si spalancarono incredule. Una delle quattro, quella con le labbra più carnose delle altre, accarezzò il suo bicipite con una mano. Le sue ciglia finte facevano da ventaglio ad ogni battito di palpebra. Un'espressione di disgusto raggiunse il viso di Harry, mentre se la scansava di dosso.
"Emo, ti abbiamo giudicato troppo in fretta. Ci perdoni?" la bionda si fece più vicina con sguardo provocante. Le ragazze avevano notato i muscoli di Harry, vedendolo da così vicino, anche se erano nascosti dalla felpa. Non si erano accorte della sua mascella seducente, o delle sue gambe slanciate, prima. Erano le classiche civettuole, appena vedevano un nuovo ragazzo attraente, non perdevano l'occasione per provarci.
"Sì, io sono Jade." si presentò la più bassa: una castana con gli occhi da cerbiatto. "Loro sono Perrie, Jesy e-" ma Harry la interruppe subito, non potendone più, "Scusate, ma mi piace il cazzo." fece un sorrisetto fiero mentre si allontanava da loro, finalmente.
Entrò a scuola e si recò in anticipo davanti l'aula di artistica, la lezione che si sarebbe tenuta dopo. Si appoggiò allo stipite della porta ed iniziò a contare le mattonelle del pavimento, non sapendo cosa fare.
Una piccola voce gli fece alzare lo sguardo. "Darkettone! Che ci fai qua?" sicuramente Eleanor.
"Cosa vuoi che faccia? Aspetto che suoni la campana. Tu?" rispose, mettendosi in una posizione più composta, non più appoggiata alla porta.
"Stavo andando in bagno." ammise. In realtà era una scusa per uscire un po' dalla classe e prendere una boccata d'aria fresca. "Facciamo una scommessa?"
Harry rifletté per un attimo. "Che tipo di scommessa?"
"Devo riuscire a farti sorridere." propose, lui si accigliò. "Se vinco io, ti abbraccio. Se perdo, cosa assolutamente impossibile, scegli tu la penitenza."
Harry accettò solamente perché sapeva fin da subito che avrebbe vinto lui, così si sarebbe anche vendicato di quel soprannome insopportabile che gli dava Eleanor. "Hai tre minuti, prima che l'ora finisca." diede il via alla sfida.
Eleanor iniziò con una battuta alquanto squallida, che fece solo storcere il naso a Harry in una smorfia inorridita. Continuò facendogli il solletico, muovendo le sue dita velocemente sui suoi fianchi, ma Harry gliele allontanò, prendendole i polsi, trovando fastidioso quel contatto. "Hai finito?" chiese.
"Non ancora, la campanella suona tra un minuto." disse ella, controllando il suo orologio da polso bianco. "Ho delle possibilità."
Il bacino di Eleanor ondeggiò lentamente, portò le braccia in aria e il suo viso era allegro. Dietro di lei passò una figura un po' più possente, ma comunque esile e piccola. Girava spaesata in mezzo al corridoio, col ciuffo castano che gli copriva gli occhi e il suo solito cappuccio in testa."Ah-ah! Ora mi merito un abbraccio, caro mio."
"Cosa? Perché?" domandò Harry, vedendo cessare il balletto di El.
"Con le mie mosse da ballerina esperta ti ho fatto sorridere!"
Harry aveva sorriso, ma sicuramente non per Eleanor. Era stato Louis, che aveva fatto soltanto una comparsa, per lui significava già qualcosa, vederlo lo faceva sentire meglio.
Così, come d'accordo, Harry circondò il busto di El con le braccia. La strinse con tutto l'affetto che poteva dare, anche se non ne aveva molto in serbo. Gli abbracci di Harry erano i migliori, poiché un attimo prima di allontanarsi, stringeva un po' più forte, per far capire all'altra persona che lui c'era. Aspettò che fosse Eleanor a sciogliere l'abbraccio.

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Blood || Larry Stylinson
FanfictionIn Harry c'era qualcosa che gli altri ragazzi non avevano. Nel sangue, per intenderci.