19. Pomeriggio con un'amica

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Davanti ai miei occhi trovai un'amara sorpresa

Connie e Lucas. I loro volti erano vicinissimi. Si sorridevano come due fidanzati, sinceramente stavano anche bene insieme.

«Ci sei o ci fai?» la voce di Elise mi distolse dai miei pensieri «É da un paio di minuti che ti chiamo ma sei incantata a fissare il vuoto»

«Ero soprappensiero»

«Ho notato. Andiamo a fare un giro in centro?»

«Va bene» risposi semplicemente. Essendo maggiorenni potemmo ottenere facilmente il permesso. Andammo in città e passammo un bel pomeriggio. Lei si sfogò con me raccontandomi i suoi problemi e dandomi delle informazioni sulla nostra scuola.

Elise non aveva avuto una vita facile: aveva sempre vissuto nella povertà data dalla mancanza di lavoro da parte dei suoi genitori. Sua madre inizialmente lavorava poi fu licenziata. Lo stesso accadde anni dopo col padre. La famiglia doveva trovare il modo di mantenersi e arrivare a fine mese con tutte le spese pagate e non era facile con la crisi che c'era e che c'è ancora adesso. La sua fortuna che invidio moltissimo è quella di cui pochi godono senza rendersene conto: una famiglia unita. Nelle difficoltà si poteva contare sull'appoggio dell'altro e nei momenti sereni ridere tutti assieme, un piacere che dona la pace interiore e che solleva l'anima. Possedere una famiglia unita è un dono magnifico, quello che mi è mancato. I soldi sì, sono ciò che manda avanti una società ma se dovessi scegliere tra l'essere ricca sfondata e il possedere affetti sceglierei quest'ultima. Credo che i sentimenti siano più importanti di qualsiasi bene materiale nonostante non si viva d'amore e ne sia consapevole. Questo era ciò che avevo ad Elise, per incoraggiarla ad andare avanti a perseguire il suo sogno di terminare gli studi col massimo dei voti per ottenere un lavoro redditizio. Desiderava aiutare la sua famiglia. Era una persona davvero nobile.

Verso sera mi preparai per il mio primo allenamento in squadra. Ero agitata ed allo stesso tempo impaziente di vedere come erano organizzati gli allenamenti. Fuori faceva freddo: indossavo una tuta comoda e avevo raccolto i capelli in una coda.

«Buonasera» salutai i ragazzi e loro fecero altrettanto. L'allenamento iniziò subito.

Le due ore passarono in maniera silenziosa: l'organizzazione della squadra e dell'allenamento in sé era curato in ogni minimo particolare. Lucas faceva da allenatore dando le dritte ai suoi compagni e contemporaneamente si allenava. Coordinava tutto alla perfezione. Lo ammiravo molto. Avrei cercato di prendere esempio da lui. Non avrei mai creduto di pensare una cosa simile.
Una volta nel mio comodo letto, non tardai ad addormentarmi.

***

In men che non si dica arrivò Sabato, il giorno dell'uscita con la squadra. Era pomeriggio e avevo appena terminato di fare la doccia. Ero nel panico più totale quindi chiamai Elise per chiederle di aiutarmi con l'abbigliamento.
Sentì bussare alla porta.

«Grazie di esser venuta sei la mia salvezza»

I need someone who needs me (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora