Tre

505 39 8
                                    

- Sì, grazie - rispose frettolosamente, mentre una leggera brezza iniziava a soffiare e scompigliarle i capelli; l'intervallo stava volgendo al termine e ogni studente si stava avviando per tornare in classe.
- Mi spiace, è solo un coglione, non darci peso.
Sorrise, mostrando una dentatura oggettivamente perfetta, contornata da labbra sottili; lei rimase leggermente affascinata, ma non tanto per la sua bellezza decisamente spiccata, ma dal modo in cui si poneva nei suoi confronti.
Tutti cercavano di tenersene alla larga o, come Giada, la sfruttavano per la scuola e nessuno si era mai interessato realmente a lei. Non che lui lo fosse, che sia chiaro, ma per lo meno si era fermato per accertarsi che stesse bene.
- Non fa niente, non mi importa di loro.
Di nessuno, avrebbe aggiunto volentieri, ma se lo tenne per sé, provando a mostrarsi quanto meno scontrosa possibile.
- Meno male. - Il suono attutito della campanella attirò la loro attenzione, interrompendo il ragazzo. - Ora vado, ci si vede in giro, ciao.
Le sorrise ancora per poi avviarsi verso l'interno della scuola, mentre lei lo seguiva con lo sguardo finchè non scomparve all'interno dell'edificio.




La giornata trascorse lenta, tra lezioni monotone a cui però Bianca prestava la massima attenzione, senza perdersi una parola.
Non che per lei fosse importante conoscere gli argomenti, semplicemente non aveva intenzione di passare per una stupida con scarsi risultati scolastici, quindi si impegnava più che poteva, anche perché non aveva molto altro a cui dedicarsi.
L'ultima ora, al suono della campanella, la solita baraonda di studenti si mosse tra grida ed esaltazioni verso l'uscita e, come sempre, lei si concesse qualche minuto per immergersi in quel silenzio; eppure il ricordo di qualche giorno prima si palesò nella sua mente con ferocia, facendole aumentare il passo.
Non si chiese il motivo di quell'improvvisa tensione, anche perché non voleva ammetterlo: non poteva ammettere che Jason Owen la metteva a disagio.
Uscì dall'edificio dirigendosi a passo spedito verso la fermata del suo pullman, mentre il gruppetto da cui quel ragazzo l'aveva presa di mira stava parlottando poco più in là; appena passò di fianco a loro, tutti tacquero per rivolgerle degli sguardi brucianti, sguardi che sentiva perforarle la pelle, ma che la lasciavano indifferente.
Era abituata ad essere giudicata e non le importava se c'era un'altra decina di persone pronta a parlarle alle spalle, sarebbe andata avanti, come sempre.



La casa era vuota e silenziosa e subito la ragazza buttó la cartella in un angolo dell'appartamento, si diresse in cucina per trovare qualcosa che riempisse il suo stomaco per potersi poi adagiare nella sua stanza a rilassarsi.
Finito di gustarsi il suo panino, accese prontamente le casse a cui era collegato il suo Ipod e subito iniziò una canzone che non sentiva da tempo; essendo impostata la modalità casuale, capitava spesso che alcune canzoni passasserro poche volte, come altre passavano in continuazione.
Le piaceva credere nel destino, anzi, lei era certa che tutto fosse regolato dal destino ed ogni evento che le accadeva doveva per forza significare qualcosa, anche se, apparentemente, erano eventi scollegati tra loro.
Proprio come l'incontro ravvicinato con Jason Owen, visibilmente aggressivo e instabile, e Derek Owen, l'opposto di questo, gentile e disponibile.
Si chiese come potevano realmente essere fratelli due persone così opposte, soprattutto fisicamente.
I suoi pensieri vennero interrotti dalle note fin troppo riconoscibili della sua canzone preferita: Little House cantata da Amanda Seyfried.
Le soavi e malinconiche parole iniziarono a tempestarle le orecchie e non poté resistere all'impulso di seguire quella voce melodiosa.
Le due voci si distinguevano a malapena, la sintonia era perfetta e Bianca era davvero entrata nel suo mondo, nell'unico posto in cui riusciva a sentirsi realmente se stessa. Quella canzone la rispecchiava: talvolta si sentiva sola, come se le mancasse qualcosa, eppure non capiva cosa; in quella piccola casa, vuota e silenziosa, poteva percepire tutta la solitudine che colmava attraverso la musica, quell'incastro di parole e melodie che riuscivano a darle tanto conforto, tanta compagnia e si sentiva felice, nel suo mondo, lontano da tutti.



Dentro Me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora