Venti

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Diede uno sguardo fuori dalla finestra, osservando il vuoto panorama che gli si presentava: alberi spogli dalle loro folte chiome, il cielo ingrigito dal brutto tempo, il cortile davanti alla scuola pieno di foglie ingiallite e sgretolate.
Gli piaceva quell'atmosfera cupa, la sentiva sua, parte integrante del proprio corpo.
Anche lui si sentiva spoglio.
Riusciva ancora a percepire il calore che gli aveva trasmesso Bianca con il suo corpo massiccio, ricordava il colorito porpora che le si diffondeva sulle sue guance paffute. Sorrise impeccabilmente, poi si ricordò delle parole che le aveva rivolto.
"Devi starmi lontana."
Ma lo voleva davvero? Voleva che lei si allontanasse da lui in quel modo?
Era l'unica soluzione, però.
Si passò una mano sul viso ancora livido e strinse i pugni, ripensando all'accaduto.
No, non poteva immischiarla in quella faccenda, nella loro faccenda.
La campanella che segnava l'inizio dell'intervallo, lo svegliò dai suoi pensieri. Neanche quel giorno era riuscito a seguire una sola parola di ciò che diceva il professore. I suoi voti non erano di certo così bassi, ma uscire dalle superiori con un misero sessanta non era proprio nei suoi piani.
Uscì dalla classe, mescolandosi con la baraonda di studenti, euforici di potersi rilassare per una manciata di minuti.
Ma lui era diretto altrove, dove nessuno avrebbe potuto disturbarlo.



Dopo che tutti furono usciti dalla classe, si decise a fare l'intervallo anche lei.
Non aveva visto Jason in quei giorni e una strana sensazione si stava impadronendo di lei (cosa che ormai capitava fin troppo spesso).
Era come se le mancasse un piccolo pezzo di lei, come se il suo cuore (se mai ne avesse avuto uno) fosse incompleto.
Appena mise un piede fuori dalla classe, una vana speranza di poterlo incontrare, si fece spazio dentro di lei; bastava che andasse nel solito posto e lo avrebbe trovato, ne era sicura.
E una volta trovato cosa avrebbe fatto? Non poteva certo rimanere a fissarlo aspettando che qualcosa accadesse.
Non sapeva neanche cosa voleva che succedesse.
Era all'oscuro di tutte quelle nuove emozioni che provava, non riusciva a comprendere come un ragazzo (pur sotto una luce di pura e innocente conoscenza) le potesse far perdere la testa in quel modo.
Voleva vederlo e poi... No, non lo sapeva neanche lei.
Sospirò, scendendo le scale con l'intenzione di rilassarsi e non pensare a nulla, ma appena intravide il profilo di Jason, dirigersi verso l'uscita principale della scuola, ne ebbe la certezza. Non era diretto al solito posto.
Forse aveva paura che ci fosse anche lei, aveva paura di poterla incontrare e che finisse come l'ultima volta.
Questi erano i pensieri della ragazza, mentre osservava l'esile corpo del ragazzo che scompariva tra la folla di studenti posti all'esterno della scuola.
Si rassegnò e decise di scendere comunque nel posto in cui erano riusciti ad aprirsi almeno un minimo, il posto in cui riusciva a sentirlo un po' accanto a sé.


Il vento le sferzava il viso mentre attraversava l'uscio. Il cielo era cupo e minacciava pioggia, d'altronde si stava avvicinando l'inverno ed era già un bene che non ci fossero delle tempeste.
Si sedette sul solito ammasso di cemento, a scrutare il paesaggio che le offriva quel posto.
Alberi spogli, suolo coperto fa foglie disintegrate, cielo di un grigio opaco, costellato da nuvole ancor più scure.
Ad un tratto vide qualcuno correre fuori dalla scuola, come una furia e poco dopo un'altra persona lo seguiva. Rimase a fissare il punto in cui erano scomparsi per qualche minuto, come imbambolata.
Si chiese cosa potesse essere successo, si chiese quale storia stava dietro a quei ragazzi per correre in quel modo fuori da scuola.
D'improvviso la porta di spalancò e Bianca sussultò, pensando che fosse Jason che aveva deciso di passare gli ultimi attimi di intervallo lì.
- Jason, muoviti abbiamo un problema!
Una ragazza, era la voce di una ragazza.
Bianca si alzò, girandosi verso la nuova arrivata, e quando le comparve il viso di Alessia, entrambe si ammutolirono. - Non c'è Jason? - chiese Alessia, dopo qualche secondo. Bianca scosse la testa in segno di negazione e l'altra si passò una mano sul viso e poi tra i capelli lunghi.
- Cosa è successo? - chiese Bianca.
- Niente che ti riguardi.
L'altra si avviò verso l'uscita, nervosa.
- Se c'entra Jason voglio saperlo.
Subito si pentì delle sue parole e si coprì la bocca, come se potesse cancellarle.
Non aveva neanche elaborato la frase, le era uscita dalle labbra quasi come se non fosse lei a dirle.
Alessia si immobilizzò.
- C... Cosa? - Si voltò, con sguardo stupito. - Ripeti.
- Niente, non ho detto niente.
Entrambe indugiarono, l'una sull'altra, a studiarsi, a capirsi.
Alessia era in fermento, sapeva che doveva andarsene in quel momento o tutto sarebbe degenerato, ma davanti alla ragazza che era riuscita ad avvicinarsi ai due fratelli Owen, non sapeva cosa fare.
- Vuoi davvero saperlo? Saresti disposta a saltare le lezioni per sapere?
Quelle domande la lasciarono spiazzata.
Lasciare le lezioni per un ragazzo? Impensabile.
Eppure ogni fibra del suo corpo voleva sapere cosa si nascondesse dietro la loro famiglia.
Ma era pronta per scoprirlo?
Alessia, udendo il suo silenzio, alzò un angolo della bocca in una smorfia beffarda.
- Come non detto... Ciao.
Si voltò di nuovo verso la porta e iniziò a correre.
- Verrò!
Alessia, con la mano sulla maniglia, si fermò di nuovo, interdetta.
- Andiamo - mormorò, come se non volesse accettare quella scelta.
Bianca si mosse velocemente per seguirla, conscia del fatto che finalmente poteva capire cosa stava dietro a Jason.




Bianca seguiva Alessia senza neanche rendersi conto di cosa stesse accadendo.
Correvano senza sosta mentre le auto scorrevano accanto a loro, per la loro strada, ignare di tutto.
- Dove stiamo andando? - chiese Bianca, trafelata.
- Non fare domande!
Nonostante avrebbe voluto ribattere, stette zitta e la seguì senza più fiatare.
Aveva preso le sue cose proprio mentre la campanella stava suonando e, sotto lo sguardo attonito dei suoi compagni, era sgattaiolata fuori senza pensarci due volte.
Ma in quel momento ci stava pensando, pensava a quanto era stato stupido e avventato il suo gesto.
Perché poi? Per capire cosa stesse succedendo a Jason? Il ragazzo che le aveva espressamente detto di stargli lontano?
Eppure le sue gambe si muovevano ancora, mentre seguivano la ragazza di fronte a lei.
Improvvisamente Alessia cambiò direzione e Bianca perse l'equilibrio, sterzando a sinistra bruscamente. Fortunatamente non cadde, ma mentre riprendeva la corsa, un debole dolore le si espanse per la caviglia. Cercò di non badarci molto, ma più andava avanti, più il dolore aumentava.
- Muoviti! - la esortò Alessia, vedendo che faticava a starle dietro.
- Arrivo, arrivo! - brontolò Bianca, provando ad aumentare la corsa; oltre alla caviglia dolorante, anche il fiato iniziava a mancarle.
Pian piano il suo passo diminuì e Alessia non sembrava neanche più preoccuparsene, ma non doveva cedere, voleva sapere la verità; era ad un soffio dallo scoprire tutto, non poteva arrendersi.
Ci mise tutto l'impegno che riuscì e, svoltato un angolo a destra, vide Alessia fermarsi.
- Siamo... Arrivate? - chiese Bianca con il fiatone; l'altra si girò, zittendola per poi annuire.
Puntarono lo sguardo su due figure, intente a discutere.
- Chi sono? - chiese Bianca, ma Alessia sembrò ignorarla.
- Non fare niente finché non te lo dico io, va bene? Devo capire cosa è successo.
Senza neanche dare il tempo a Bianca di rispondere, Alessia si era già allontanata verso i due individui.
Questi si accorsero di lei e la seguirono con lo sguardo mentre si avvicinava.
Fu un secondo.
Bianca spalancò la bocca appena vide il volto di Jason, corrotto dai lividi e dal viso cupo, e quello di Derek, sempre cupo, ma senza neanche in livido.
Che sta succedendo? si chiese, senza staccare gli occhi di dosso a Jason.

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