Il cuore della ragazza batteva talmente forte che temeva potesse uscirle dal petto.
Rimase zitta, sperando che se ne andasse, ignorando quella figura che poteva avere intravisto mentre provava a nascondersi; ma Jason Owen non era un tipo che lasciava perdere.
Se lo ritrovò (infatti) di fronte, senza neanche rendersene conto, e fece un sussultò per lo spavento, provocando delle risa incontrollate da parte del ragazzo.
- Non credevo di essere così brutto - commentò, continuando a ridere, mentre la ragazza sentiva il suo corpo andare a fuoco; come se improvvisamente, a novembre, un mese considerato mediamente freddo, la temperatura si fosse alzata senza una valida ragione.
- S... Scusa - balbettò lei, non avendo niente di meglio da dire.
Poco prima avrebbe voluto staccare il cervello dai pensieri e quando il destino aveva deciso di accontentarla, avrebbe solo voluto riavere tutte le sue solite capacità per togliersi da quella scomoda situazione.
- Wow, dov'è finita la stronza che c'è in te?
Smise di ridere, assumendo un'espressione beffarda.
Il livido sull'occhio era molto più visibile e Bianca rimase fissa a guardarlo, non riuscendo più davvero a dire nulla. Quella macchia violacea, contornata da uno strato giallino, applicata sulla sua pelle, lo rendeva più tetro e misterioso.
- Smettila di fissarlo.
Tornò serio, irrigidendo i muscoli e la ragazza si riscosse, puntando lo sguardo nei suoi occhi.
- Scusami... Chi è stato?
Scese dal gradino, al suo stesso livello, risultando leggermente più bassa.
- Nessuno, ho sbattuto contro l'armadio - rispose, spostando lo sguardo altrove e deglutendo.
Era a disagio ed era ovvio che avesse mentito, non solo perché lei aveva sentito tutto.
- Ha una bella mira il tuo armadio.
Lei piegò le labbra in un sorriso, attirando di nuovo lo sguardo di Jason.
- Sì, in effetti è molto preciso, sai non gli piace quando non metto i vestiti che vuole lui.
Anche Jason sorrise, passandosi una mano tra i capelli per sistemarsi il ciuffo.
- Capisco...
Nessuno dei due disse più nulla e calò uno strano silenzio.
Non era tanto imbarazzante, quanto più curioso. Sembrava che entrambi stessero cercando di captare i pensieri dell'altro.
- Come mai una come te si aggira per la scuola, tutta sola? Potresti incappare in qualche malintenzionato.
Il ragazzo, spezzando il silenzio, fece una mossa per sottolineare la sua frase, scatenando una risata di Bianca.
- So difendermi, se mai dovesse accadere. - rispose tranquilla, sistemandosi una ciocca dietro le orecchie e osservando i suoi movimenti mentre si avviava verso la scala.
Lo seguì, ancora un po' timorosa, ma ormai il peggio era passato: la tensione era stata spezzata.
- Oh, non lo metto in dubbio.
Lui volse il viso verso di lei, sorridendo e facendo scivolare un piccolo ciuffo di capelli fuori dalla loro posizione, ricadendo sulla sua fronte.
- Non sei così cattivo - commentò improvvisamente la mora, lasciando che la bocca parlasse al posto del cervello.
- Come, scusa? - Lui si accigliò, visibilmente irritato, fermandosi alla fine della rampa. - Metti in dubbio la mia cattiveria? Vacci piano, ragazzina. Solo perché non ti ho ancora dato il colpo di grazia, non vuol dire che sia buono.
Distorse le labbra in una strana smorfia e Bianca rimase leggermente scossa.
Colpo di grazia?
Perché avrebbe dovuto risponderle in tale modo?
Se avesse voluto farsela buona quello non era certo il modo.
- Colpo di grazia? Beh, se la mettiamo su questo piano, sarà meglio che vada.
Rimase seria, ma si capiva che il suo fosse un tono amichevole.
- Sì, dovresti... Bianca.
Si irrigdì all'istante.
Come faceva a sapere il suo nome?
Non lo aveva detto né a lui né a suo fratello.
Che fosse stata Alessia?
Ma per quale motivo avrebbe dovuto dirlo proprio a lui?
- Ciao - rispose fredda, allontanandosi con movimenti robotici e distaccati.
Un senso di nudità la investì, inevitabilmente, l'anima; il fatto che il suo nome fosse di dominio di Jason Owen non la rassicurava, eppure, una minima piccola parte di lei ne era entusiasta.
Qualcuno si stava accorgendo della sua esistenza, anche se non era ancora certa del motivo per cui ci fosse quell'interesse proprio da parte di Jason. Il fatto che fosse proprio lui, il ragazzo più misterioso della scuola, le causava qualcosa dentro, qualcosa di strano, anche se non così negativo come si sarebbe aspettata.Pioveva.
Bianca amava la pioggia.
Lo scrosciare incessante dell'acqua che produceva una melodia così soave al contatto con il suolo duro.
Quasi fosse uno scontro tra due universi così distanti: il cielo e la terra.
Questo amava.
L'incontro; l'incontro tra queste due forze, così impossibili ed era ancora più affascinante che fosse proprio la pioggia, simile a lacrime amare. Un incontro così triste che generava una forma altrettanto incantevole.
Lo amava.
Entrò a scuola sentendo i capelli incresparsi; aveva l'ombrello, ma non lo usava. Quella sensazione di sentirsi parte di quel magico scontro la faceva sentire parte del mondo, viva.
La scuola pullulava di piccoli adolescenti, già di prima mattina, attivi; si diresse subito verso la propria classe, provando a sistemarsi i capelli.
- Hey.
Sentì qualcuno pronunciare quella frase, ma continuò nel suo percorso.
- Che maleducata - riprese la voce, con tono arrogante.
A quel punto Bianca si fermò, voltandosi nella direzione dalla quale aveva sentito quelle parole.
Alessia era in piedi, appoggiata al muro delle scale, con aria annoiata e disgustata.
- Parli con me? - le chiese, abbastanza scocciata. Quella ragazza le aveva già portato fin troppi guai.
Inoltre era strana.
Si stupì perfino lei stessa di tale pensiero.
Come poteva definire strana una persona quando proprio lei lo era?
- Vedi altri nei dintorni? ... Idiota.
La ragazza sbuffò, staccando la schiena dal proprio appoggio.
- Se mi consideri idiota, cosa ci parli a fare con me? - ribatté Bianca, iniziando a scaldarsi.
- Sai, Derek ha un debole per te ed è mio dovere assicurarmi che non si faccia male.
Bianca aggrottò le sopracciglia, confusa.
Non capiva nulla di quello che stava succedendo.
- Cosa?
Il suono della campanella impedì alla ragazza di rispondere a quella domanda, ma la stessa che gliel'aveva porta, aveva la netta sensazione che non le avrebbe comunque risposto.
- Ci si vede in giro... Nera.
Rise per la probabile battuta finale e continuò a salire le scale mentre arrivavano anche gli altri ragazzi.La mattina fu molto pesante, non si capacitava neanche Bianca delle motivazioni, ma seguire stava diventando troppo difficoltoso e la cosa non le andava giù.
Sapeva che la colpa fosse di quei tre individui, ma non poteva permettersi di trascurare lo studio solo per una tale piccolezza.
Valeva davvero la pena rovinarsi la media e il suo futuro solo per comprendere Jason?
Lei non c'entrava nulla con loro, era molto meglio se li lasciava correre e se ne rese conto durante il secondo intervallo, quando intravide Jason e Alessia parlottare tra di loro, ridendo e scherzando.
Li osservava da lontano, ammirando i lunghi capelli scuri della ragazza e il tatuaggio che spuntava sul dorso della mano del ragazzo.
Per un secondo si chiese quale fosse il significato di tale disegno, ma scacciò il pensiero appena sentì il suono stridulo della campanella.
Tornò in classe, eliminando ogni forma estranea dal suo cervello e concentrandosi solo sul vero motivo per il quale si trovava in quell'ambiente: il suo futuro.A giornata conclusa, uscì come suo solito dopo qualche minuto, con tutta la calma, osservando ogni angolo della scuola.
Chissà quante volte l'aveva già scrutata, quante volte l'aveva osservata, quanti dettagli ne aveva colto, come le crepe che erano presenti sul muro sovrastante l'ingresso.
Erano lì da cinque anni, ma chissà prima di lei chi ci aveva fatto caso.
Docenti? Alunni? Presidi? Bidelli?
Chissà.
Delle grida attirarono la sua attenzione, distogliendola dai suoi pensieri, ma si rese conto di essere lei stessa a gridare, solo quando si ritrovò con la faccia per terra.
Talmente era persa nei suoi pensieri che non si era minimamente resa conto di stare inciampando nelle scale.
Si resse con le mani, provando ad alzarsi, ma d'un tratto una forza esterna la sollevò, riportandola in piedi.
- Te lo dovevo.
Un brivido potente le attraversò il corpo e quando si girò verso il suo salvatore, incontrò un paio di occhi chiarissimi che la fissavano.
- Non ce n'era bisogno - rispose lei, levandosi dalla presa che ancora il ragazzo teneva su di lei.
- Se ringrazi sempre così la gente ci credo che non hai amici.
Derek era serio nel dire ciò, ma non aveva affatto torto, eppure a lei non interessava avere amici.
- Hai ragione, ma non mi interessa - rispose acida, non capendone il motivo; certo, quello era il suo carattere, ma perché? Non le aveva recato nessun danno o fastidio, o forse era proprio la sua presenza che la turbava?
- Va bene
Il ragazzo scrollò le spalle per poi avviarsi giù per le scale.
A Bianca venne quasi istintivo chiedergli di suo fratello, ma per fortuna le parole le si bloccarono in gola.
Perché le interessava così tanto quel ragazzo?
- Dovresti stare attenta.
Una voce femminile attirò la sua attenzione; si voltò di scatto, trovando il ghigno di Alessia.
Possibile che fosse ovunque?
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Dentro Me
General Fiction[Completa] Dentro di lei era tutto chiaro, ogni emozione, ogni pensiero; aveva le sue idee e non le avrebbe modificate solo per adattarsi alla massa. La sua vita procedeva con cautela, anche se per tutti era quella diversa, non si curava di ciò che...