Ventisette

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- Che cazzo fai? Racconti i cazzi miei in giro?! Brutto pezzo di merda, io ti ammazzo!
La figura di Derek si avventò su Jason, senza neanche che se ne rendessero realmente conto.
Lo afferrò per la maglia e lo sbatté contro l'armadio, iniziando a riempirlo di botte.
Il rumore che le sue mani producevano contro la pelle del fratello, riempirono la stanza e anche le orecchie di Bianca, che si alzò in preda al panico.
- No, lascialo! - urlò, costretta ad osservare quello scontro così insensato.
- Stai zitta, puttana! - replicò Derek (o Darren), sferrando un colpo fin troppo forte contro il fratello, che cadde a terra, disorientato.
- Calmati, ti prego!
La voce di Alessia si materializzò nella stanza, con le mani avanti e un'espressione disperata.
- Vattene, Alessia, vattene via o potrei farti del male...
- No, non me lo farai, Dar, lo so che non lo farai...
Si avvicinò con cautela, sempre tenendo le mani avanti.
In tutto ciò Bianca alternava lo sguardo da Jason a quello che aveva capito essere Darren, non sapendo cosa fare. Il suo cuore le urlava di andare da Jason e assicurarsi che stesse bene, stargli vicino, ma il cervello (che aveva sempre avuto la meglio), le intimava di rimanere immobile finché il fratello cattivo non se ne fosse andato.
- Vattene! - urlò Darren, tirando un pungo al muro per poi girarsi verso la figura di Jason, ancora riversa sul pavimento. Il cielo, nel frattempo, si era fatto più scuro, dando alla scena un tocco tenebroso, cupo, ancora più terribile di quel che già era.
- Dar, ti prego... Fidati di me, vieni via... Staremo insieme, solo io e te...
Sul volto di Alessia era comparso un tenero sorriso, anche se molto malinconico.
Bianca lo osservò per qualche secondo, portando poi gli occhi sul ragazzo biondo e pensando alle parole di Jason.
Che quel periodo in riabilitazione li abbia avvicinati più del previsto? Che provassero dei sentimenti l'uno per l'altra? Domande inutili, per la situazione in cui si trovavano, ma che stuzzicavano la curiosità di Bianca.
- Fanculo!
Darren diede un pugno contro la parete per poi fiondarsi fuori dalla stanza, sorpassando Alessia, che rilassò i muscoli, tirando un sospiro di sollievo.
- Cosa...? - iniziò Bianca, ma l'altra la fermò con un segno della mano.
- Lascia stare, pensa solo ad aiutare lui...
E scomparve, facendo tornare il silenzio, anche se spezzato dal flebile respiro di Jason.
Dopo qualche secondo di confusione, la ragazza corse ad inginocchiarsi di fianco al moro, notando quanto sangue fuoriuscisse dal suo naso e dal labbro inferiore.
- Cosa ti serve? - chiese subito lei, spostando lo sguardo su ogni centimetro del suo viso, per assicurarsi che non avesse altri tagli.
- Portami in bagno... - riuscì a rispondere lui, con un sussurro appena udibile. Lei lo aiutò ad alzarsi e poi, insieme, raggiunsero il bagno nel corridoio (accertandosi che non ci fosse traccia di Derek o Darren).



Sentiva ancora i brividi che le attraversavano la schiena, ripensando alla scena vissuta solo dieci minuti prima.
- Ti senti meglio? - gli chiese, continuando a guardarlo in viso e sperando di vedere qualche miglioramento.
- Sì, grazie, sto meglio... - rispose lui, quasi come se fosse una cantilena.
Lei non disse più nulla, limitandosi a guardarlo.
Dentro di lei sentiva come un uragano che faceva danni non solo al suo stomaco, ma soprattutto al cuore; vederlo conciato in quel modo le faceva sempre più male.
Non era più come all'inizio, come quando era solo curiosa di sapere cosa stesse succedendo nelle loro vite; in quel momento lei sapeva, sapeva tutto (o quasi), era entrata per davvero nel loro mondo e quindi, inevitabilmente, nel loro dolore.
- Ti porto a casa - esordì Jason, facendo sussultare la ragazza.
- Cosa? Non puoi, sei ferito! - replicò lei, ma lui la guardò come se non fosse nulla di grave, indicando l'uscita con la testa.
Bianca si arrese, seguendolo fino alla sua moto, per poi salire e aggrapparsi a lui, sentendo, finalmente, un piccolo contatto con il suo corpo.
Quando arrivarono di fronte alla palazzina della ragazza, lei scese quasi con timore, ancora scossa dagli eventi.
- Mi dispiace, Jason... - disse infine, abbassando il viso verso l'asfalto.
- Di cosa? Non è colpa tua...
- Mi spiace per tutto ciò che hai passato... Mi dispiace così tanto... So che non so cosa si prova, ma sentendoti parlare mi hai davvero reso partecipe del tuo dolore e... - Si bloccò, rendendosi conto che per la prima vera volta nella sua vita, stava parlando con il cuore, a ruota libera. - Scusa... - disse subito, provando a rimediare al danno.
Ma lui sorrise, quasi con scherno, scendendo dal mezzo e parandosi di fronte a lei. Aveva una strana luce negli occhi.
- No, scusami tu...
Bianca alzò il viso, pronta a chiedere spiegazioni, ma non fece in tempo, sentendo qualcosa di morbido premere contro le sue labbra.
Istintivamente chiuse gli occhi, provando a capire cosa potesse essere.
Percepì del lieve sapore di sangue, prima che il contatto venisse interrotto e si trovasse di fronte gli occhi scuri di Jason.
Era il suo primo bacio.




Oggi

Stare tra le sue braccia, dopo tutto ciò che è successo, le fa uno strano effetto.
Rimane immobile, percependo la forza con cui la stringe, con cui la vuole tenere con sé.
Perché proprio ora?
Perché non c'è stato per due settimane?
L'ha abbandonata dopo averle rivelato tutto, dopo averla baciata.
Perché?
- Vattene - ribatte lei, osservando la finestra che le sta di fronte. Perfino lì si riescono a sentire i fastidiosi rumori che produce la gente per capodanno.
Capodanno, che cosa cambia poi?
Si passa da un anno di merda a un altro anno di merda?
E lei non se n'era mai resa conto, non aveva mai capito cosa volesse dire star davvero male.
Non che ora possa dire di soffrire, eppure sente come se ad ogni respiro il cuore le si spezzasse sempre di più.
- Non posso lasciarti sola... - risponde Jason, dopo qualche secondo di silenzio.
Lasciarla sola, che assurdità.
- Mi hai lasciata sola dopo quel giorno, perché ora vorresti tornare, eh? Dimmelo!
Con uno strattone violento riesce a levarsi dalla sua presa, facendolo barcollare all'indietro per qualche passo.
- Avevo paura... - ammette, abbassando lo sguardo per non dover sostenere quello della ragazza, che ora si è lasciata la finestra alle spalle, insieme al frastuono.
- Di cosa? Di me? Poi, tu che hai paura? Da quando? Hai affrontato di peggio, non venirmi a raccontare stronzate!
- Non di te... Di ciò che stava succedendo... Cazzo, capiscimi! Sei stata la prima a cui io abbia rivelato tutto e poi c'è stato quel...
Non riesce neanche a dirlo, come se fosse quasi una parola impronunciabile.
- Quell'errore, sì, lo so...
Bianca torna a girarsi verso il panorama che le offre quella casa sperduta.
L'ha scoperta poco dopo che si erano baciati.
Sentiva come un grosso peso allo stomaco ogni volta che ripensava a quella scena, ogni volta che ripensava alle loro labbra a contatto tra di loro.
Per sfogarsi restava spesso fuori, come se a contatto con l'aria pungente di dicembre potesse rinvigorirsi, congelare quei pensieri. E così aveva scoperto quella casa abbandonata; passeggiando per le viette del suo paesino, si era imbattuta in quella abitazione malconcia e sola, proprio come lei.
Non è una di quelle case abbandonate che fa paura, anzi, si potrebbe dire che sia quasi bella, solo abitata dall'edera e da qualche modesta mobilia.
- Non ho detto che è stato un errore...
Le parole del ragazzo rimbombano nella stanza per qualche minuto, penetrando nella testa di Bianca come un coltello affilato, pronto a ribaltare tutta la situazione.
Non è stato un errore, allora perché è scomparso come se nulla fosse?
Perché a scuola la ignorava?
Perché non le aveva dato una motivazione?
Perché era scappato via senza darle una piccola spiegazione?
Troppe domande che la tormentavano da giorni.
- Come hai fatto a trovarmi? - chiede solamente, cercando di concentrarsi su altro.
- Ti ho seguita... Ti seguo da giorni...
Jason non può vederla, essendogli di spalle, ma i suoi occhi sono sgranati oltre il normale, dallo stupore.
La stava seguendo?
- Vattene - ripete di nuovo, cercando di non dar peso alle sue parole, cercando di non sentirsi speciale.
- No! Non permetterò che tu ti faccia del male!
Bianca si volta di scatto, incontrando il viso preoccupato di Jason.
- Cosa? Ma di che cavolo parli?
- Oh, andiamo, non vorrai mica che te lo dica io! Bianca, non farlo, non ne vale la pena!
I fuochi d'artificio squarciano il cielo, rischiarando meglio i loro volti.
- Ma sei impazzito? Senti, vattene!
Lei si volta di nuovo verso la finestra, facendo qualche altro passo avanti e prendendo un respiro profondo.
- No, no, no, cazzo! Non ti permetterò di ucciderti!

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