A quelle parole la ragazza balzò in piedi, facendoli spaventare entrambi.
Come potevano pensare che fosse lesbica?
Solo perché non aveva nessun interesse particolare per un ragazzo?
Solo perché non la dava ad ogni ragazzo che incontrava per strada, doveva essere scambiata per lesbica?
Avrebbe potuto sopportare un'insinuazione del genere dai suoi coetanei, ma non poteva tollerarlo dai suoi genitori, coloro che l'avevano cresciuta.
- Credete davvero che sia lesbica?! - alzò la voce, irritata.
- Tesoro, noi credevamo che...- Bianca interruppe la donna bruscamente.
- Credevate un corno! - alzò di più la voce, marcando tutto il suo disagio.
Essere lesbica non era una catastrofe, certo e lei sosteneva a pieni voti tutti i diritti delle coppie omosessuali, ma sapere che i suoi genitori non riuscivano a comprenderla, le mandava il sangue al cervello.
- Scusaci tesoro... - provò anche il padre, ma con scarsi risultati, in quanto la mora fece scivolare grevemente la sedia sul pavimento per poi andare a recuperare le proprie cose.
Per lei quella stupida cena si era conclusa, in modo a dir poco indegno, ma si era conclusa.
Uscì dal loro appartamento salendo le scale per entrare nel proprio; sapeva che la sua pace sarebbe durata poco, ma almeno non sarebbe stata costretta a trovarsi nella stessa abitazione con loro.Stranamente i suoi genitori non si fecero vivi cercando di farle capire che si erano sbagliati; forse perché in realtà non credevano di sbagliarsi.
Ma lei non era lesbica e lo sapeva bene, come potevano credere una cosa del genere?
Dopo qualche giorno non se ne preoccupò neanche più, non avrebbe certo cercato un ragazzo solo per far ricredere i suoi genitori.
Non doveva dimostrare nulla a nessuno.I giorni sembravano passare con una lentezza disarmante; tra i pomeriggi passati sui libri a studiare e a cantare la sua playlist preferita, sembrava che qualcosa mancasse nel suo appartamento, nella sua vita.
Spense la musica e si spostò nel piccolo salotto attaccato alla cucina, diede un'occhiata ai mobili che aveva scelto per arredare quel suo spazio vitale e, per la prima volta da quando li aveva, sentì che mancava qualcosa che completasse tutto.Nei giorni successivi decise di non pensare a quell'amarezza che la tormentava, forse causata dall'avvicinarsi di Halloween.
La festa che più amava e odiava.
Le piaceva vedere le persone vestirsi da mostri spaventosi, cercando di fare degli scherzi stupidi; le piaceva partecipare alla festa del paese per osservare le decorazioni spaventose; le piaceva passeggiare per la città ammirando la notte e i suoi segreti.
Odiava che tutti vedessero quell'occasione come una semplice festa per fare baldoria e sbronzarsi; odiava che nessuno capisse cosa davvero stava dietro a quella tradizione; odiava il fatto di amare così tanto una festa che nessuno prendeva sul serio. O forse la prendevano talmente sul serio da renderla stupida e volgare.
Ad ogni modo, a lei piaceva. L'atmosfera, le piaceva.
Non si era mai travestita, non c'era bisogno di mascherarsi da qualche sottispecie di mostro immaginario, era convinta di non poter dare forma ai veri mostri.
Quelli che risiedono dentro ognuno di noi, che ti corrodono l'anima con i loro desideri, paure, giudizi, pensieri, quei mostri non possono essere rappresentati, perché hanno la forma di ciascuno di noi.Entrò a scuola con le cuffie nelle orecchie per dirigersi alla sua classe, quando intravide uno dei fratelli Owen scansare con fare nervoso l'orda di studenti che si accalcava nell'atrio.
Chi avrebbe mai potuto essere se non l'aggressivo Jason?
I suoi occhi scuri si posarono in quelli di lei per una frazione di secondo per poi concentrarsi di nuovo sulla folla.
Da una parte tutto quell'alone di mistero che lo circondava la affascinava, dall'altra continuava a credere che le persone, soprattutto i suoi coetanei, fossero solo delle scatole vuote.
Varcò l'ingresso della classe quando ancora non c'era nessuno e si posizionò nel primo banco, come suo solito; se fosse andata in fondo non avrebbe seguito la lezione come doveva e inoltre nessuno si metteva mai davanti, anche se, purtroppo, Giada era stata assegnata di fianco a lei dato che era il suo opposto e almeno durante le lezioni non si sarebbe fatta distrarre dalle chiacchiere di questa, lasciando che le parole vagassero senza meta per la stanza.
- Buongiornoo! - squillò una vocina fin troppo familiare.
Bianca volse il capo verso la sua amata compagna di banco e accennò un sorriso, tirato, ma pur sempre un sorriso.
- Sempre scontrosa, eh? - rise lei, prendendo posto di fianco alla ragazza che roteò gli occhi non badando a quell'affermazione.
Quando tutti furono in classe e iniziò il classico mormorio antecedente alla venuta della professoressa, la bidella irruppe nella stanza acclamando il silenzio.
- La professoressa di inglese oggi è assente, ma fate i bravi che tra poco arriva il sostituto.
Sbuffò spazientita l'anziana signora, uscendo poi dalla classe e lasciandola nella più totale euforia: c'era chi saliva sui banchi ballando, chi rideva, chi si rincorreva tra i banchi spostandoli e producendo un chiasso assordante, chi cantava dalla gioia, i gruppetti che si riunivano per spettegolare a più non posso e, infine, c'era Bianca che si era infilata le sue adorate cuffie facendo partire Part of Me di Katy Perry, godendosi la sua meravigliosa voce.
Ogni rumore cessò quando qualcuno comparve sulla porta, Bianca alzò lo sguardo credendo che fosse arrivato il sostituto, ma il sorriso gentile e quei diamanti puri che scrutavano la classe, le fecero subito riconoscere l'individuo a pochi passi da lei.
Derek aprì la bocca per parlare e quindi Bianca si levò le cuffie per ascoltare cosa avesse da comunicare.
- Ragazzi, come sapete tra poco sarà Halloween e grazie all'aiuto del consiglio d'istituto, siamo riusciti ad ottenere l'approvazione per svolgere una festa qua a scuola, quindi vorrei sapere chi sarebbe disposto a partecipare.
Le ragazze si erano incantate a guardarlo, mentre i ragazzi già immaginavano come sarebbe stato bello portare alcolici di nascosto e bere come spugne, oppure torturare le ragazze con scherzi infantili. Le mani si alzarono repentine, contando quasi tutta la classe, eccetto proprio Bianca.
Gli occhi furono subito puntati su di lei, compresi quelli angelici di Derek che, dopo qualche secondo, si avvicinò a lei.
- Tu non vuoi partecipare?
Il silenzio sovrastava la stanza e Bianca puntò il suo sguardo il quello del ragazzo, scuotendo la testa, indifferente.
Essere osservata non le importava più di tanto, anche perché quel sorriso sembrava essere l'unica cosa che riusciva a percepire.
- È asociale - esclamò una voce molto familiare e tutti si girarono verso Giada che guardava la diretta interessata con un ghigno sulle labbra. - Non provare neanche a convincerla, non la smuovi con niente, è un caso disperato - concluse ridacchiando e ottenendo qualche risata di approvazione dalle sue amichette.
Derek rivolse di nuovo lo sguardo su Bianca che ancora fissava Giada impassibile.
- Sicura? - chiese e Bianca si rigirò verso di lui.
- Sono asociale, no? - rispose retorica, alzandosi dalla propria postazione. - Non sarei comunque la benvenuta, non che mi importi qualcosa.
Rivolse un sorriso a Giada per poi uscire dalla classe, lasciando tutti basiti.
Il suo obbiettivo era cercare il professore, che stava tardando, nonostante fosse il sostituto. Le parole di Giada non la lasciarono perplessa più di tanto, se lo sarebbe dovuta aspettare prima o poi, dopo tutte quelle insistenze da parte della ragazza per farsela amica, doveva capire che se non avesse ottenuto quello che voleva le si sarebbe rivoltata contro, come tutti del resto.
Quello che faticava a capire era perchè proprio in quel momento; aveva avuto un sacco di occasioni e invece se n'era venuta fuori con quella storia solo quando c'era anche...
- Hey aspetta!
Quella voce interruppe i suoi pensieri, facendola voltare verso il ragazzo che si stava affrettando per arrivarle accanto; i capelli gli svolazzavano per via della corsa e la sua pelle chiara a contatto con la luce del sole faceva risaltare ancora di più la sua bellezza. Non che lei ci avesse fatto caso, aveva solo notato con quanto affanno si prestava a raggiungerla. Diminuì il passo finché non fu accanto a lei, ma questa non proferì parola.
- Non badare a quello che dicono loro - se ne uscì lui, dopo qualche secondo di silenzio, imboccando le scale alla loro sinistra, per dirigersi vero l'aula professori.
- Infatti non mi curo di quello che gli altri credono di me.
Continuò la sua discesa, aumentando leggermente il passo e cercando di staccarsi da lui, ma aveva il passo troppo veloce per poterlo seminare con poco. Non era una ragazza atletica e difatti le stava già venendo il fiatone.
- No, dico sul serio, quella è gente stupida, tu sei migliore di così.
Lei si bloccò di scatto, girandosi verso di lui. Qualunque altra persona sulla faccia della terra, probabilmente sarebbe stata affascinata da quelle parole, soprattutto pronunciate da un ragazzo così bello e popolare verso una ragazza come Bianca.
Ma lei no.
Non la conosceva, non si erano mai parlati, eccetto quando l'aveva salvata da quel ragazzo, come poteva mai permettersi di dirle che era migliore?
Certo che era migliore di loro, ma lui che diamine voleva saperne?
Rimase a fissarlo, accigliata, per qualche secondo, mentre lui le sorrideva come se avesse detto la cosa più naturale del mondo.
In quel momento percepì qualcosa di strano, non sembrava più un ragazzo disponibile, simpatico e solare, ma stupido, che sorrideva come un'ebete per nessuna ragione in particolare.
Che volesse fare colpo su di lei era escluso, allora perché le aveva detto proprio quella frase?
- Va tutto bene? - continuò lui ,vedendola ammutolita e soprappensiero.
- Devo andare - proferì lei, muovendosi per continuare a scendere le scale e seminandolo; arrivò finalmente in aula professori, ma poco prima di entrare, delle imprecazioni attirarono la sua attenzione.
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Dentro Me
General Fiction[Completa] Dentro di lei era tutto chiaro, ogni emozione, ogni pensiero; aveva le sue idee e non le avrebbe modificate solo per adattarsi alla massa. La sua vita procedeva con cautela, anche se per tutti era quella diversa, non si curava di ciò che...