Ventotto

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La presa che Jason serra intorno ai polsi di lei è quasi decisa come il suo tono.
Bianca rimane immobile, sbattendo le palpebre e osservando il cielo pieno di colori. Uccidersi? Farsi del male? Scherziamo?
- Credi davvero che voglia uccidermi?
Lo chiede quasi con un ghigno sulle labbra.
- Sono giorni che vieni qua, di fronte alla finestra, ci rimani un po' e poi te ne vai... Ma stasera so che è diverso, hai in mente qualcosa e no... Non te lo permetterò.
Bianca apre il suo sorriso, sempre ammirando la volta celeste.
Ha creduto che volesse farsi del male?
- Davvero credi che potrei mai farmi del male? Negarmi la vita e un futuro?
Si libera dalla sua presa ferrea e si volta, cercando il suo sguardo.
Un bagliore verde gli illumina il viso, permettendole di vedere la sua espressione confusa.
- Ho sperato di no, ma non so mai cosa può esserci in quel tuo cervelletto...
- Sei un idiota - replica lei, accennando un lieve sorriso. Lui aggrotta la fronte, in totale disaccordo con la sua affermazione.
- In più che sono venuto qua, per te, mi tratti in questo modo?
- Nessuno te lo ha chiesto.
I loro sguardi sono concatenati l'uno con l'altro, cercando di confrontarsi, capirsi.
I boati dei fuochi d'artificio cessano, lasciando spazio ai brusii della notte; la quiete sembra tornata padrona del luogo, anche se entrambi avrebbero da dirsi troppe cose.
- Tengo molto a te... Anche se mi sono allontanato, anche se sono uno stronzo o un idiota, sei entrata nella mia vita in maniera talmente drastica, che perfino io mi sono spaventato della situazione. Bianca, davvero, mi dispiace, tu sei realmente una persona diversa dalle altre... Non segui le mode, la massa, ragioni con la tua testa e sei riuscita ad arrivare al mio cuore... Un cuore che non ho mai aperto a nessuno per paura proprio di dover rivelare il segreto di mio fratello... Ma con te è stato quasi così semplice che mi sembrava strano non dovesse andare storto qualcosa, quindi prima di fare delle stronzate, ho preferito allontanarmi...
- Non hai pensato che allontanarti fosse proprio la stronzata più grande?
Il silenzio cala di nuovo, lasciando che quella frase aleggi nell'aria e nella mente del ragazzo.
Bianca si volta di nuovo verso quella notte tetra, ammirando la luna piena che sovrasta le loro teste.
Jason credeva che lei andasse lì per una qualche sorta di preparazione al suicidio, ma non è affatto così; quando scoprì quell'abitazione, in quel preciso punto, davanti a quella finestra, si vedeva tutta la città.
Stava lì per ore ad osservare la vita scorrerle davanti agli occhi, come se in qualche modo potesse averne una anche lei.
Voleva ammirare il tempo che scorreva, il vento che accarezzava i rami spogli degli alberi, le foglie ingiallite che volavano in aria, compiendo magnifiche piroette e infine, ma non per importanza, vedeva la casa di Jason.
Da quel punto preciso riusciva a vedere quell'abitazione in cui aveva scoperto tutto, tutta la verità e la osservava per ore, chiedendosi cosa mai stessero facendo; se Alessia fosse presente o meno, se Darren avesse fatto qualche altro danno.
Poi tornava a casa, con la consapevolezza che non lo avrebbe mai scoperto.
- Allora perché sei qui, se non vuoi farti del male?
- Non sono affari tuoi, in realtà - risponde, inspirando tutta l'aria fredda che penetra dalla finestra.
- Bianca, non fare la stronza proprio ora, ti prego...
La ragazza sospira, passandosi una mano sul viso.
- Dopo due settimane ti fai vivo così, dicendomi che t'importa qualcosa di me, che mi hai seguita, che in pratica ti ho un po' scombussolato la vita e ora vorresti sapere cosa sono venuta a fare qui? Proprio stasera?
- Sì, voglio sapere proprio questo.
Jason avanza di un passo, alzando lo sguardo su un cielo bellissimo, privo di nuvole.
- Non posso, non puoi... Ormai ho deciso e non cambierò idea...
- Idea di cosa?
Bianca serra le labbra, tenendo lo sguardo puntato sull'oscurità estrena, rischiarata solo dalla flebile luce della luna. Le parole sono proprio sulle sue labbra, pronte per essere liberate.
- Voglio andarmene da questa città, voglio ricominciare altrove... Mi sono chiesta spesso, in questo periodo, quale fosse il mio posto, quale fosse la mia vera meta, dove avrei realmente potuto costruire una vita. Ora so dove andare e non è qui.
- Non... Non puoi!
Jason la prende, facendola voltare verso di sé.
I loro occhi sono concatenati, legati da una forza indissolubile.
- Devo... E voglio...
- No, no, no, non puoi andartene! E poi dove? E i tuoi genitori? La scuola?!
Il respiro del ragazzo inizia a diventare sempre più pesante.
Queste due settimane non sono stati facili neanche per lui. Avrebbe voluto avvicinarsi a lei, chiederle scusa, parlarle, dirle che quel bacio era stato sì uno sbaglio, ma che poteva comunque essere qualcosa di più; ma per la prima volta non ne aveva il coraggio.
Era spaventato come quella volta da bambino, quando suo fratello lo aveva distrutto.
Temeva di essere distrutto una seconda volta e stavolta non era sicuro che ce l'avrebbe fatta ad andare avanti.
- Con i miei genitori ho litigato pesantemente, ma non possono impedirmi di vivere come voglio... Ho diciotto anni e mezzo, sono maggiorenne e se voglio posso andarmene... Per la scuola ne farò un'altra... Ho capito che la mia strada non è quella, voglio studiare altro... E stasera sono qui per dire addio a questa vita, perché da oggi inizia la mia vera vita.
Il ragazzo rimane immobile, ascoltando le sue parole come lame affilate.
Più affilate del coltello usato da Derek, nove anni prima.
- No...
- Ho deciso, Jason...
Bianca sospira, spostando lo sguardo dal suo.
- Se non mi fossi allontanato te ne andresti lo stesso?
Quelle parole vibrano nell'aria fredda di gennaio; Bianca deglutisce, tenendo lo sguardo puntato da qualsiasi altra parte. Non ce la fa a guardarlo negli occhi, non ora che ce l'ha davanti, non ora che ha quello che ha sperato per settimane.
- Non lo so... Ma credo di sì...
- Ti prego, resta...
Lei abbassa ancora di più il viso, puntando lo sguardo sulla sua felpa sgualcita.
- No, addio.
Si stacca dalla presa di colui che le ha fatto riscoprire un sentimento oscuro e al contempo l'ha anche un po' uccisa, andando verso la parete più in ombra della stanza.
Appoggia la mano sulla valigia, trasportandola fino a farla vedere anche a lui, di fronte alla finestra, davanti all'unica fonte di luce che hanno a disposizione.
Jason rimane immobile, con lo sguardo fisso sulla figura.
- Ti prego...
Da quando ricorda non ha mai implorato nessuno, eppure ora si sta rendendo conto che non può stare senza di lei, senza colei che gli ha fatto capire che può avere una seconda possibilità.
- Sono cresciuta qua e qua voglio lasciare tutto il male che mi sono portata dentro... Compreso te...
E dette queste parole, esce dalla stanza, lasciandolo da solo a contemplare la porta da cui è scomparsa, ripensando a tutto ciò che ha passato in questi mesi; da quando suo fratello ha iniziato ad interessarsi a lei, per i suoi modi così strani, fino a quando anche lui si era reso conto che Derek ci aveva visto bene.
Era diversa, è diversa, ed è proprio questa sua caratteristica che la rende dannatamente perfetta, almeno ai suoi occhi.
Senza rendersene conto inizia a correre, rifacendo la strada che lo ha portato fin qui, ma sempre per la stessa motivazione: lei.
- Bianca, ti prego, aspetta!
Quando la raggiunge riesce a fermarla, prendendola per un fianco e facendola voltare verso di sé.
Non può lasciarla andare senza aver contemplato un'ultima volta il suo viso, le sue imperfezioni che la rendono unica, i suoi occhi così banali quanto preziosi.
-mLasciami... Non mi hai degnata di uno sguardo per mesi, ora non puoi farmi questo...
Gli occhi di lei diventano lentamente lucidi, mentre osserva quelli di lui.
- Ho sbagliato, lo so, ma ti prego... Non andartene... Non ora almeno!
La stringe maggiormente a sé, come se potesse evitare che lo possa lasciare. I loro respiri sono pesanti, affrettati, mentre continuano a guardarsi.
- Ti prego... Lasciami... - sussurra lei, chiudendo gli occhi.
- No... - replica lui, avvicinando il viso al suo, lentamente.
La verità è che quel bacio è stato talmente devastante che lo sognava quasi tutte le notti; aveva finalmente trovato qualcosa che lo distraesse dai suoi continui pensieri negativi, dai suoi problemi, ma al contempo aveva paura, una paura folle.
Le loro labbra si sfiorano e Bianca sussulta, aprendo gli occhi di scatto.
Punta le mani sul suo petto, pronta ad allontanarlo, ma è lui a staccarsi per primo, facendola respirare di nuovo.
- Stavolta però non mi scuserò.
E preme di nuovo le labbra su quelle di lei, stringendola tra le braccia.
Il suo cervello le impone di staccarsi ora, prima che sia troppo tardi, ma ogni cellula del suo corpo non si muove, abbandonandosi a quel tocco così tanto desiderato.
Jason inizia a muovere le labbra sulle sue, cercando di sentire il suo sapore, ma Bianca non ha mai baciato nessuno, non sa come si fa, non ne è in grado.
Eppure non riesce a rompere quel contatto.
- Non andartene... - dice lui, sulle sue labbra.
La ragazza si ritrae di poco, guardandolo senza nessuna espressione in viso.
- Addio, Jason.
Se lo leva di dosso e recupera la sua valigia, varcando la soglia di quella casa, complice della loro unione.
Jason, questa volta, non fa niente, osservandola andare via, lontano da lui e dalla sua vita.
Le loro strade si sono avvicinate, scontrate e si stanno allontanando, tornando ad essere parallele.
Sì, parallele, perché sono destinati a rimanere l'uno nei pensieri dell'altro, ma a non aversi mai.

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