Nove

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Era rimasta quasi affascinata da quella ragazza: era riuscita a compiere un gesto così azzardato e burbero che, dal canto suo, meritava la stima di Bianca.
Dire che lei avrebbe voluto picchiare qualcuno era decisamente esagerato, ma non si poteva negare che una lezione sarebbe sicuramente servita a qualcuno; e quella ragazza sembrava proprio una di quelle che la lezione te la sbatte in faccia senza pensarci due volte.
Forse era addirittura l'unica.



- Oggi parleremo della costituzione, come è nata e come si è evoluta fino ai giorni nostri.
Il professore di diritto aveva augurato il buongiorno in quel modo, scatenando una reazione poco piacevole da parte di tutta la classe, costituita da sbuffi e versi generali.
- So che starai zitta riguardo alla scena di poco fa.
Una voce vagamente familiare, di fianco a Bianca, sussurrò quelle parole. La ragazza si voltò immediatamente, incontrando gli occhi scuri della ragazza che aveva dato il pugno a Giada.
Non rispose, non sapeva neanche cosa avrebbe potuto dire.
L'altra si rigirò in fretta, prestando attenzione alla spiegazione del professore e così fece anche Bianca, finché la porta si aprì di colpo, mostrando la preside accompagnata da Giada con il viso gonfio e un sacchetto del ghiaccio sul naso.
- È stata lei - iniziò la ragazzina puntando il dito contro la compagna di banco di Bianca.
- Non lo nego, - Bianca si girò nella direzione di questa, stupita dalla franchezza con cui non negava l'attacco; - Ma non ho agito da sola - concluse, spostando per una frazione di secondo gli occhi su Bianca, per poi riguardare la preside che fremeva di impazienza.
- E sentiamo, chi ti avrebbe aiutata? - chiese la donna, visibilmente irritata dalla situazione.
- Lei.
Il dito della mora puntò proprio verso Bianca.
Per un istante questa pensò di ribellarsi e dire che non era affatto vero, ma qualcosa la trattenne: lo sguardo della sua compagna non ammetteva repliche.


La punizione che fu affidata alle due ragazze consisteva nel rimanere a scuola oltre orario per pulire i bagni e le varie aule dell'ultimo piano.
Dire che Bianca era nervosa, non riusciva a rendere l'idea del suo vero stato d'animo.
Incazzata forse? Neanche.
Era un miscuglio di ogni possibile emozione negativa, ma una tra tutte sovrastava: rassegnazione.
Si era rassegnata all'idea di dover rimanere a scuola per avere una punizione che neanche si meritava.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere, no?
Alla fine a casa cosa avrebbe potuto fare? Ascoltare musica e studiare?
L'idea di stare a scuola, quando era deserta, esplorandone ogni suo lato, la rincuorava.
Il fatto di essere stata punita ingiustamente, però, la rese ancora più scontrosa.
- Da dove iniziamo?
La ragazza, che aveva scoperto chiamarsi Alessia, le fece questa domanda, ma lei si limitò a prendere l'occorrente per pulire e introdursi in una delle aule.
- Sei sempre così taciturna? - chiese ancora, irritando di più la ragazza che si stava legando la matassa di capelli per compiere il suo lavoro.
- Sì e dovresti esserlo anche tu - replicò stizzita, iniziando a pulire i banchi con l'alcol.
- Se lo meritava.
Alessia non riusciva proprio a comprendere quanto a Bianca dessero fastidio le sue parole, qualunque esse fossero.
- Sì, ma io no, quindi ora mi fai il favore di chiudere la bocca e lavorare.
Era da Bianca rispondere in modo acido, ma appena si rese conto che stava alzando la voce con una che aveva messo le mani addosso ad un'altra, si pentì amaramente.
- Sei uguale a me. - Bianca rimase spiazzata da quell'affermazione, seguita dalla sonora risata della ragazza. -Anche io sono sempre così scontrosa - finì, prendendo anch'ella il materiale per pulire.
Bianca elaborò per qualche secondo quelle informazioni appena ricevute e stava per replicare, quando qualcuno varcò la soglia dell'aula, lascialdola con la bocca semi aperta.
- Sia, tesoro, come stai?
Il corpo di Jason entrò nella stanza e un sorriso si stagliò sul suo volto, mentre si incamminava verso la ragazza.
- Jay, piccolo mio, sto alla grande e tu? -
Alessia abbandonò le sue faccende per andargli incontro e ne seguì un breve bacio da parte dei due, sotto lo sguardo confuso di Bianca.
- Hey, fratello, lasciala stare, è mia.
Una nuova voce intervenne nel discorso.
Bianca incrociò per un secondo gli occhi cristallini di Derek per poi seguirlo con lo sguardo mentre andava verso i due che nel frattempo avevano riso alla sua sottospecie di battuta.
- Tranquillo amore, sai che sono tua.
Alessia lasciò Jason da solo per andare verso il fratello e lasciargli un bacio molto più approfondito.
Il tutto stava accadendo senza che nessuno si preoccupasse che Bianca fosse lì, ad osservarli, ma forse a nessuno interessava il parere degli altri o, forse, solo il suo.
Mentre Alessia era avvinghiata a Derek, Jason si accorse della ragazza e la sua espressione cambiò tutta d'un tratto; lei se ne accorse ed evitò di guardarlo, neanche a lei stava simpatico, ma poteva anche tenersi per sé il suo odio.
- Che stai facendo qua? Punizione? - chiese il ragazzo. Alessia improvvisamente si staccò dal fratello per rivolgere uno sguardo ovvio a Jason.
- Ovvio, coglione!
Una risata spontanea lasciò le sue labbra e poi si spostò verso di lui, riprendendo lo straccio che stava usando; Bianca rimase immobile, osservando i comportamenti dei tre individui con una leggera perplessità nella testa.
Perché li aveva baciati entrambi?
Cosa diamine stava accadendo?
- Hey, sveglia, anche tu devi lavorare.
Alessia sbuffò sventolandole davanti agli occhi lo strofinaccio.
- S... Sì.
Bianca si mosse verso il banco su cui erano appoggiati gli strumenti per pulire, prese lo straccio iniziando a lavare il banco, mentre Alessia scambiava delle frasi dal doppio senso con i due fratelli.
- Allora dopo vieni da noi? - domandò Jason ghignando, ma lei non rispose, limitandosi a continuare nel suo lavoro; Bianca alzò lo sguardo per una frazione di secondo vedendo che la stava fissando.
- Magari può venire lei.
Alessia alzò un sopracciglio, soddisfatta, mentre finiva di pulire.
Bianca sbarrò gli occhi, spaventata da quella frase.
- Quella? Per l'amor di Dio, no grazie, anche se una scopata le farebbe bene.
La solita sfrontatezza di Jason la rassicurò solo per poco, finché non sentì la parte finale del discorso. Mentre gli altri due erano intenti a ridere come degli sciocchi, lei teneva lo sguardo fisso su quel ragazzo così scontroso e maleducato.
- A te farebbe bene lavarti la bocca con l'acido.
Il cuore prese a batterle forte quando lo vide scattare nella sua direzione, bloccandola con il corpo al banco. Lo straccio le cadde dalle mani mentre lui si avvicinava a lei con il viso contratto.
- Ripeti - disse duro, stringendo i denti; lei lo guardò negli occhi, provando a sostenere quella sfida che le aveva lanciato.
Erano scuri, molto scuri, profondi, densi, poi scorse delle piccole macchioline dorate, quasi impercettibili, ma c'erano.
- Lavati la bocca con l'acido - ripeté lei, tenendo un tono più sicuro possibile. Non voleva farsi mettere i piedi in testa da una ragazzino qualsiasi, tutti la tenevano lontana, ci sarebbe riuscita anche con lui.
- Uscite - ordinò lui muovendo un braccio verso la porta. I due ragazzi si guardarono spaesati, ma obbedirono senza obiezioni, uscendo dalla stanza, ma rimanendo nei dintorni per tenere la situazione sotto controllo.
Conoscevano bene Jason e non avevano intenzione di lasciarlo solo con lei.
- Dimmi un po', lo fai per farti figa o sei davvero così stronza?-
Il suo tono sembrava essere tornato almeno alla normalità.
Bianca non rispose.
Rimase solo a fissarlo in silenzio, chiedendosi il motivo di quella domanda.
A lui cosa poteva interessare com'era fatta lei? La odiava, perché non la lasciava in pace e basta?
- Perché non rispondi? Non ti mangio mica. - Alzò un angolo della bocca, in modo beffardo. - Non ora, almeno - continuò, scatenando nella ragazza una reazione inaspettata.
Scoppiò a ridere.
Rise perché quelle piccole battute fatte pensando di incutere timore rendevano una persona tetra come lui, un semplice ragazzo stupido.
- Credevo fossi più intelligente di così - commentò lei, appoggiandosi al banco al quale l'aveva incastrata poco prima.
- Ah sì? Ancora più intelligente di come già sono? Difficile da credere.
Il suo sorriso beffardo divenne più spontaneo, scoprendo parte dei denti, leggermente ingialliti.
- Molto difficile... Te la faccio io una domanda... Perché tuo fratello mi ha chiesto di essere sua amica?
Il suo sorriso si spense in un batter d'occhio, assumendo un'espressione seria, quasi spaventosa.
Bianca deglutì, non sapendo a cosa attribuire quel cambio d'umore.
- Cosa ha fatto? - chiese dopo un po'.
La ragazza stava per rispondere, ma la porta si aprì, interrompendo le sue parole.

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