Verso sera i suoi dubbi non si erano per nulla attenuati.
Il pallino fisso che parlassero di lei le si era inchiodato nel cervello e non aveva nessuna intenzione di smuoversi.
Un suono secco sulla porta di ingresso la fece riportare alla realtà; andò alla porta, chiedendo chi fosse e quando la voce di sua madre le arrivò attutita dall'altra parte, si decise ad aprirle.
Non si parlavano dalla cena della settimana prima e non aveva neanche la minima intenzione di parlarle.
- Che succede? - chiese Bianca una volta trovatasi di fronte quella donna che non riusciva a capirla, nonostante l'avesse cresciuta.
- Nulla... Tesoro come stai?
Un sorriso si formò sulle labbra della madre.
- Sto benissimo, ti serve altro?
Forse non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo con la donna che l'aveva messa al mondo e curata per diciotto anni, ma non riusciva a contenersi. Dopo ciò che le avevano detto i suoi genitori riguardo il suo orientamento sessuale e la confusione sui fratelli Owen, desiderava solo rimanere sola.
- No... Certo... Buona serata.
La donna sembrò seriamente dispiaciuta e se ne andò lasciando la figlia sola, nei suoi pensieri.
Questa si richiuse la porta alle spalle mentre si dirigeva in cucina; voleva fare uno spuntino prima di uscire per recarsi nel centro della città.
Una volta preso tutto l'occorrente per la serata, si fiondò fuori dall'appartamento, percorrendo a piedi quei quindici minuti di strada che la separavano dalla solita festa. Alla fine non era nulla di che, solo qualche bancarella allestita per le vie e un piccolo palco su cui si esibivano delle band chiamate occasionalmente per quell'evento, ma a lei piaceva quella semplicità, anche perché la gente riusciva a rendere tutto più complicato e si divertiva a vedere i risvolti assurdi di quelle situazioni altrettanto assurde.
L'anno precedente due ragazze si erano messe a bisticciare poiché una aveva scambiato l'altra per l'amica e le aveva preso il telefono per fare uno scherzo, ma questa non essendo, appunto, quella che si aspettava, si era imbufalita, iniziando a prenderla per i capelli, anche dopo le spiegazioni della ragazza.
Rise al solo pensiero che quelle due ragazze fossero palesemente ubriache e non riuscivano neanche a reggersi in piedi.
Con quei divertenti ricordi nella mente, arrivò di fronte al piccolo palchetto che stavano ancora allestendo.
Erano solo le otto di sera e tutta la gentaglia sarebbe arrivata da lì a un'ora.
Iniziò a guardarsi in giro, vedendo dei bambini vestiti da piccoli mostriciattoli oppure delle bambine vestite da fata; anche ad Halloween avevano scelto quei costumini benevoli e allegri.
"Non c'è nulla di allegro nella notte della morte" pensò la ragazza, mentre un ghigno le si formava sulle labbra.
D'altronde anche lei era stata bambina e anche lei aveva indossato quei ridicoli costumi da fatina, ma ben presto si era resa conto che era inutile utilizzare quelle stupide maschere, tanto di maschere c'è n'erano già a sufficienza tutti i giorni, sui volti di ogni persona.
Ogni giorno qualcuno indossava un volto diverso per apparire qualcosa che in realtà non era e non sarebbe mai stato.
Tutti lo fanno, anche lei doveva ammettere che lo faceva, nonostante volesse distinguersi dalla massa e risultare superiore, era solo una facciata.
Non era per niente superiore a nessuno di loro, anche lei aveva le sue maschere e forse quella solitudine che tanto aveva bramato non era che un modo per riuscire a consumarsi più velocemente nel suo dolore.
Dolore... Di nuovo quella parola.
Tutti provano dolore, tutti soffrono.
Per cause reali?
Chi lo sa?
Chi stabilisce la gravità del male?
La piazza iniziava a popolarsi lentamente, sotto il suo sguardo leggermente perso nei suoi ricordi, ma si riscosse in fretta quando qualcuno le andò addosso, chiedendo subito scusa.
Si guardò attorno spaesata per poi ricomporsi ed andare in fretta verso qualche bancarella, per ammirarne gli oggetti esposti.
Fece qualche giro lungo tutto il perimetro, finché una voce maschile attirò la sua attenzione: colui che aveva organizzato tutta la festa stava per dare l'inizio ufficiale alla "notte più macabra dell'anno", sue testuali parole.
Una musica dance partì dando il via al delirio generale, tutti iniziarono a scatenarsi in piccoli balletti sul posto oppure accompagnavano i bambini a vedere i vari intrattenimenti proposti.
Alla fine le famiglie erano le prime ad andarsene data la scarsa resistenza dei bambini durante la sera, quindi dopo le undici ci sarebbe stato il vero intrattenimento, quello adatto solo agli adolescenti o ai più coraggiosi, anche se in fin dei conti non era nulla di così eclatante.
- Dai muoviti!
Una voce giovanile risuonò alla orecchie di Bianca, che subito smise di compiere ogni azione, sia fisica che mentale, per concentrarsi su quel suono... Così famigliare.
- Senti hai rotto il cazzo, mi hai già portato fin qui, cosa pretendi che faccia anche, eh? Mi stai ascoltando?!
L'altra voce era molto più marcata, nervosa, arrabbiata.
Avrebbe dovuto riconoscerla, ma in quel momento si stava soffermando solo sull'altra, più pacata... Dolce.
- Smettila di fare il cafone e muoviti, ci divertiremo.
Il suono era sempre più vicino a lei, il cuore prese a martellarle nel petto senza motivo, come se si stesse già aspettando il peggio.
- NO, era meglio andare a scuola e non in questo posto del cazzo, sai che odio i bambini e i vecchi e...
Ogni rumore cessò e Bianca rimase in attesa, immobile. La gente le scorreva davanti indisturbata e quasi pensò di essersi immaginata tutto: quelle due voci mescolate, quei litigi così familiari, come se fosse uno brutto scherzo del suo cervello, ma un lieve tocco alla spalla la fece sussultare e girare il volto, per ritrovarsi poi faccia a faccia con due diamanti scintillanti.
- Ciao.
La sua voce calda, unita al suo sorriso perfetto, resero l'avvenimento successivo completamente fuori da ogni logica.
- No, Derek, No... Vieni via da qui, non parlare con... Questa!
Comparve anche Jason che poggiò una mano sulla spalla del fratello.
Questo si mosse talmente velocemente da creare una scena a dir poco surreale: si voltò afferrando la mano di Jason per poi distorcerla in una strana posizione che fece contrarre il volto di questo.
- Smettila. Di. Dirmi. Cosa. Devo. Fare.
Era completamente cambiata la sua voce.
Non sembrava più il ragazzo simpatico e gentile, ma solo un burbero che rischiava di spezzare il braccio al proprio fratello.
- Derek... - soffiò Jason in un sussurro, - Siamo... Siamo in pubblico... Calmati.
L'espressione addolorata di Jason Owen lasciò Bianca leggermente scioccata, più di quanto non fosse già per la mossa di Derek.
Non riusciva a muovere un muscolo, ma continuava a fissare quella scena come se non avesse altra scelta.
Il biondino non aveva nessuna intenzione di lasciare il fratello: stringeva la presa al suo braccio, storcendolo sempre di più, nonostante Jason si fosse ripetutamente scusato cercando di calmarsi. Era come se non riuscisse a sentire nulla, ma se non avesse mollato la presa entro breve gli avrebbe sicuramente rotto l'arto.
Bianca lo capì.
Capì lo sguardo che le stava mandando l'odioso Jason; capì che le stava chiedendo aiuto; ma lei cosa avrebbe potuto fare?
Come avrebbe potuto fermare quell'evento così assurdo?
- Basta...
Si rese conto di averlo detto lei, solo quando Derek mollò la presa per girarsi e incastrare gli occhi nei suoi.
Il cuore prese a martellarle nel torace come non aveva mai fatto e per un secondo credette che sarebbe esploso nel suo corpo.
Un solo pensiero sfiorava la sua mente annebbiata dalla situazione: ce l'aveva fatta, non sapeva come, ma ce l'aveva fatta.
Aveva aiutato Jason Owen.
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Dentro Me
General Fiction[Completa] Dentro di lei era tutto chiaro, ogni emozione, ogni pensiero; aveva le sue idee e non le avrebbe modificate solo per adattarsi alla massa. La sua vita procedeva con cautela, anche se per tutti era quella diversa, non si curava di ciò che...