6 - L'assistente scortese

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L'anziano professore, rientrò nel piccolo laboratorio dove ultimamente era solito dilettarsi nel campo della biologia marina, sedette sulla poltrona in feltro posta in fondo alla stanza.

La minuta finestra sulla sua destra lasciava filtrare nel locale le ultime luci di quella giornata che si avviava ormai alla conclusione.

Malaparte si voltò verso la scrivania in abete coperta da uno svariata numero di documenti cartacei e annotazioni varie, e sulla quale poggiavano alcune delle apparecchiature che l'uomo utilizzava per le sue ricerche amatoriali.

L'uomo, estrasse dal primo cassetto della scrivania un piccolo registratore, ne premette il pulsante di accensione, avviandosi all'ascolto di una serie di captazioni dei diversi segnali lasciati da alcuni branchi di delfini, ultimamente, infatti si stava occupando di una ricerca sulle migrazioni di alcune specie di tursiope, sperava di poter arrivare al termine dello studio e di pubblicarne i risultati entro l'anno, obbiettivo molto ambizioso per il quale l'uomo negli ultimi tempi aveva passato gran parte della giornata in laboratorio.

Quella passione per la biologia marina lo aveva sempre segnato, ma certamente dalla scomparsa del figlio, era diventata un elemento ancora più importante delle sua esistenza.

Il professore impugnò un piccolo cacciavite andando a incidere su alcuni regolatori del registratore con cui si apprestava a passare ancora una volta la nottata, guardò verso la piccola finestra del laboratorio, il sole ormai era calato lasciando forse la più famosa scogliera di Capri nel buio della notte.

I soliti pensieri lo riaggredirono in un istante, il buio della notte ne favoriva la venuta, il centro di essi era sempre lo stesso:

Il Santuario dei Cetacei,

L'aveva cercato forsennatamente per tutta la vita, da quando suo padre il mitico Curzio personaggio poliedrico dell'Italia anni venti, gli aveva raccontato di quella leggenda come si racconta una favola ad un bambino.

Ma Curzio aveva sempre spiegato al piccolo Achille come quella storia fosse tutto tranne che inventata, corredando l'affermazione con descrizioni dettagliatissime di quelle che al ragazzino parevano essere immagini di un "paradiso":

"Spumeggiano le onde su scogli dorati, le fronde di pini s'intrecciano in alto.

Giù in basso il rumore dell'acqua, le pietre dai mille riflessi.

La natura è spogliata di presenza umana, cammina la persona e ascolta l'essenza,

delle preziose sculture forgiate dal tempo, confuse a magiche creature di un altro mondo e ai più preziosi tra pietre e metallo.

La magia sale portata dal vento, ricorda qualcosa di primordiale e profondo,

nell'antro che sembra un immenso tormento, in realtà c'è un luogo prezioso all'origine del mondo."*

Il piccolo Achille aveva sentito quelle parole infinite volte per tutta la sua infanzia, Curzio amava raccontare di quel luogo meraviglioso, era sovente parlarne tramite piccoli componimenti in rima di cui quello era uno dei suoi prediletti.

Certo non avrebbe avuto difficolta il buon Malaparte nell'inventarsi tutto di sana pianta, indiscutibili erano infatti le sue abilità di scrittore e pensatore che lo avevano reso uno dei personaggi italiani più influenti degli anni venti.

Achille fini per convincersi che il santuario e le sue immense ricchezze esistessero davvero, iniziando una irrefrenabile ricerca a cui dedicò la vita, in questa coinvolse anche il figlio anch'egli catturato dalle mirabolanti descrizioni dell'illustre avo.

Un giorno però successe qualcosa

<tutto era cominciato con l'arrivo di quella donna>

era il pensiero ricorrente del dottore, la sparizione di Gabriel avvenne una sera di venticinque anni fa, e da allora tutto cambiò irrimediabilmente.

Leviathan, la ricerca del santuario dei cetaceiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora