22 - Sanctum

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Il salto di una colonia di delfini, introdusse quella meravigliosa visione, una distesa d'acqua a perdita d'occhio, sovrastava quel groviglio di rocce e spuntoni, pareva di essere in un altro mondo, la gigantesca porta di pietra aveva spalancato l'accesso ad una landa dai contorni magici quanto misteriosi, chilometri e chilometri di territorio selvaggio, fatto di promontori rocciosi che si andavano a confondere con la superficie della immensa, ciclopica grotta che racchiudeva quella specie di eldorado, una vera e propria landa perduta. una distesa marina di color ambrato, aureo per la precisione, in quell'acqua disciolti diversi metalli preziosi, essa si mischiava all'enorme apparato roccioso, inscenando quello che pareva un paesaggio incantato, luccicante.

Già luccicante, era la parola più appropriata Rick, scrutò meglio il territorio che gli si presentava davanti, aggrottò la fronte non credendo ai propri occhi, qualcosa incastonato nelle rocce rendeva quel luogo incredibilmente luminoso, una luce che era paragonabile a quella del sole di mezzogiorno, in effetti nonostante si trovassero a diverse centinaia di metri sottoterra quella landa era illuminata a giorno,

<non è possibile> esclamò l'uomo

Lo era, quelle rocce erano ricoperte di giganteschi diamanti, delle dimensioni di enormi pesche e dalle tonalità estremamente particolari, tra il turchese e il porpora, quelle enormi pietre parevano riuscire a percepire i pochi barlumi di luce provenienti dalla terraferma centuplicandone la potenza e dotando quello spazio di una costante quanto calda luce perpetua.

Le riflessioni dei minerali creavano degli irripetibili giochi luminosi, che irradiavano lo spazio, vortici di insetti dalle fattezze mai viste sovrastarono di colpo gli increduli viaggiatori, confondendosi alle increspature create dai flutti di quel aureo oceano sotterraneo, dovuti al passaggio a pelo d'acqua di una enorme colonia di balenottere azzurre almeno una ventina che proprio in quell'istante si accingevano ad attraversare quelle acque a pochi metri dai nostri.

Quello scenario decisamente inusuale distolse per un secondo i nostri dalla vista sbalorditiva di quella meraviglia terrena, numerose spiagge carbonatiche trasparenti come il diamante si intravedevano a qualche centinaia di metri di distanza, esse schiarirono gli ultimi dubbi, alcuni scheletri di enormi balene, erano infatti ben visibili, dotando quel luogo così fantastico di una improvvisa ma non inaspettata vena angosciante, era ormai chiaro, quello era il luogo dove i grandi mammiferi marini decidevano di trascorrere gli ultimi anni di vita, era incredibile ma quello era il luogo tanto agognato, era il luogo di cui parlavano le leggende, mare aureo, terra di diamante, confine del mondo e della perdizione terrena, quello era il santuario degli ultimi dei, il tesoro dei giganti, il creso del regno dei titani, era il santuario dei Cetacei.

Il dottor Malaparte faticò a stare in piedi, il sogno di una vita si era avverato, una lacrima gli solcò le guance.

Il luogo che aveva inseguito per una vita era ora lì davanti ai suoi occhi in tutta la sua magnifica interezza, il dottore accennò qualche passo, arrivando al gigantesco specchio d'acqua che faceva da sfondo a quella immensa rappresentazione, una serie di flutti, catturarono la sua attenzione, due specie di anfibi mai visti balzarono fuori dall'acqua, spaventando per un secondo il dottore, ma meravigliandolo un secondo dopo quando con un gesto spalancarono possenti ali, librandosi nel cielo tra gli occhi allibiti dei presenti,

<è incredibile! Qua ci sono cose mai viste> sentenziò l'uomo, voltandosi a vedere un branco di quel che parevano essere piccoli dodo, uccelli dal fare buffo, estinti ormai da secoli sul pianeta.

<questa è una rivoluzione copernicana, è una svolta per l'umanità> Daveri guardò verso Cara, che però era stata a sua volta catturata da un altra cosa, una piccola struttura in legno semi abbandonata, na specie di capanna posta ad un centinaio di metri, sulla leggera collina che cingeva ad est il lago.

I due la raggiunsero in pochi secondi, era di aspetto decisamente malandato, segno dell'incuria e abbandono di almeno un paio di anni, in struttura di legno, ma un legno strano con toni bordoaux, la donna spalancò la porticina gia di fatto scardinata, che in effetti crollo sul suo peso al leggero movimento della donna, scatenando un via vai all'interno del locale, da parte dei nuovi inquilini, piccoli animaletti simili a topi che avevano infestato i locale e che ora fuggivano spauriti da quegli estranei, Cara era abbastanza emozionata, in cuor suo aveva già capito cosa fosse quella piccola abitazione, al centro vi era un piccolo tavolino con appoggiati una serie di pergamene e libercoli, sul fronte di essi la firma inconfondibile Virginia, quella era la casa che aveva costruito la donna per passare il resto della vita nella sua più grande scoperta, Rick rimasto un passo indietro osservò dalla piccola finestrella il retro dell'abitazione, una stele che aveva catturato la sua attenzione, con un cenno smosse cara indicandogli la finestra, la donna capi, immediatamente corse fuori gettandosi a terra e scoppiando in lacrime, davanti alla tomba della madre, Virgilia aveva deciso di essere come i suoi amati cetacei, scegliendo di trascorrere gli ultimi anni della sua vita in quel paradiso naturale insieme al suo amore Gabriel che ora era li accanto a lei, riunito per l'eternità.

Rick scorse sul tavolino accanto ad una serie di manoscritti una piccola lettera, sul fronte la scritta "per Cara", il ragazzo si avvicinà alla donna ancora raggomitolata sulla lapide della madre, porgendogli la busta, che Cara aprì con enfasi

in essa poche lettere:

"Cara, perdonami non sono stata la madre che tu avresti meritato, ma te sei arrivata qui quindi sei la degna erede della nostra stirpe, il guardiano ti darà tutte le risposte che cerchi, ti voglio bene, addio"

La donna si lancio su Rick scoppiando in un pianto dirompente,

Ma la trance di quel momento si interruppe bruscamente, a Rick intento a consolare la giovane, cadde l'occhio sul dottore, rimasto qualche metro indietro, poi in un attimo di stasi senti uno strano pungiore che parve irrorargli tutto il corpo,

<ma che diavolo mi succede> disse l'uomo scansandosi da Cara per un istante,

si guardò il corpo, sulla giacca era comparso qualcosa di imprevedibile, era quella la causa dell'improvviso malessere del ragazzo, improvvisamente gli si gelò il sangue, Daveri aveva qualcosa sui vestiti, qualcosa che aveva visto poco prima al bunker, qualcosa che era stata sicuramente generata dalle onde soniche risuonate qualche istante prima, all'ingresso del santuario,

<stallattiti?! Non è possibile! sono identiche a quelle che erano sul cenar al bunker , non ci credo..> un cocente sconforto lo avvolse

< ma questo vuol dire..>

pensò l'uomo rammentando l'incidente che aveva avuto quella giacca il giorno precedente, con una strana polvere color ocra.

Quella sostanza aveva scatenato una qualche reazione con le onde soniche, reazione che pareva molto simile a quella osservata al bunker qualche ora prima, Tutto era di colpo chiaro, chiaro ma terribile.

<non è possibile> esclamò sconvolto, ma allora è lei la mente di tutto questo.

Leviathan, la ricerca del santuario dei cetaceiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora