12. Numb

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Scesi dall'aereo affiancata dalla mia instancabile e fedele segretaria, Megan, conosciuta poco dopo il mio arrivo in America. Sapeva praticamente tutto di me e con il passare del tempo diventammo amiche, anche se lei non osava superare il limite di professionalità richiesto nel suo lavoro. Nonostante le ripetessi in continuazione di comportarsi in mia compagnia come se non fossi una sua superiore, si dimostrava sempre molto professionale, dandomi anche consigli utili.

«Meg hai già informato Mr. Jacson dell'ora in cui saremmo arrivate?» le chiesi mentre aspettavamo che le nostre valigie arrivassero dal nastro trasportatore.

«Naturalmente Miss. Maya».

«Che stupida, non avrei neanche dovuto chiederlo... pensi che ci saranno tutti?»

«No, suo padre è occupato per lavoro e sua madre deve incontrarsi con delle amiche».

Assunsi uno sguardo pensieroso e notai che le valigie erano appena uscite, «Vorrà dire che li incontrerò più tardi a casa... andiamo», afferrai la mia grande valigia e la precedetti.

Mentre avanzavamo notai che l'aeroporto era affollatissimo e dopo qualche minuto persi totalmente di vista Megan. Cercai di distinguere il suo volto fra le centinaia di persone che mi passavano accanto, ma mi rassegnai quasi subito, pensando che probabilmente aveva deciso di raggiungere l'auto prima di me.

Uscii con passo spedito dall'aeroporto pensando di trovarla ad aspettarmi. Mi guardai intorno, ma ancora una volta la mia ricerca fu inutile, così decisi di trovare da sola l'auto che mi avrebbe accompagnato a casa.

Passai in rassegna tutte quelle parcheggiate lungo la strada, fino a che riconobbi quella che sembrava mi avesse accompagnato nello stesso aeroporto cinque anni prima. Sorrisi tra me soddisfatta, anche se in qualche modo rimasi delusa dal fatto che Megan non mi avesse aspettato prima di entrare in auto.

Lasciai la valigia accanto alla portiera dell'auto così che Mr. Jacson l'avrebbe messa nel porta bagagli e poco dopo mi accomodai sul sedile posteriore.

C'era qualcosa che non andava.

L'auto era spaziosa e confortevole, ma gli interni erano ricoperti da una pelle rossa e non da quella chiara e liscia che ricordavo. Aggrottai la fronte confusa, feci appena in tempo a guardarmi intorno, quando alzando lo sguardo, notai un uomo al volante con un'espressione ancora più confusa della mia e dopo qualche secondo di silenzio chiesi timida «Dov'è Mr. Jacson?»

L'uomo sembrò non capire cosa stessi dicendo, aprì la bocca per parlare, ma in quel preciso istante la portiera si aprì e un ragazzo mi si sedette di fianco.

Spalancai gli occhi per la sorpresa, si sedette con grande disinvoltura, come se fosse la sua auto, e appena si accorse della mia presenza mi rivolse un'espressione interrogativa. I suoi occhi scurissimi mi guardavano sospetti, ma dopo qualche secondo di silenzio sorrise, «Non sapevo che appena tornato avrei trovato una bellezza del genere ad accogliermi», e con ciò si sporse leggermente verso di me, «Comunque, mi dispiace dirlo, ma credo che abbia sbagliato macchina, Miss.».

Arrossii violentemente quando notai che iniziò a squadrarmi dalla testa ai piedi e subito pensai che fosse un gran maleducato. Cercai di rimanere calma, «Invece si sta sbagliando lei, signore. Questa è l'auto della mia fa...»

Mi fermai di scatto appena notai Megan in piedi accanto ad un'auto poco distante. Aveva il cellulare all'orecchio e si guardava intorno in continuazione, come per cercare qualcosa. O qualcuno.

Improvvisamente sentii il cellulare vibrare, afferrai la borsa a tracolla che sfilai poco dopo essere entrata e abbassando lo sguardo mormorai «Scusi ho sbagliato auto».

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