1. Nothing Else Matters

465 12 6
                                    

I miei passi echeggiavano nel silenzio della casa. Il ritmo aumentava man mano che mi stavo avvicinando allo studio di mio padre e inconsciamente i miei pugni si strinsero dalla rabbia.

«Spiegami perché non potrò andare da Starbucks con Bindy questo pomeriggio!» esclamai irrompendo nella stanza.

«Il programma di oggi prevede che tu debba allenarti a tennis. Comunque mi pare che domani tu abbia una verifica a scuola».

«Ho già studiato tutto quello che cè da fare questa settimana». Avevo organizzato tutto giorni prima, sicura che il mio piano avrebbe funzionato, «E ho avvisato l'istruttore che oggi è il suo giorno libero».

Alzò a malapena lo sguardo dai fogli che stava leggendo. «Mi sembra di averti insegnato a chiedermi il permesso prima di decidere qualcosa», fece finta di non notare la mia smorfia di esasperazione e aggiunse «Fa un po di tiro con l'arco».

«Sai, non è molto facile comunicare con qualcuno quando non si trova mai in casa o si rinchiude nel suo studio».

Subito mi morsi un labbro, pentendomi di quello che avevo detto, ma continuai insicura, «Oggi è il giorno libero di Mrs. Brown e modestamente non credo che io abbia bisogno di esercitarmi ancora con quelle frecce».

Sobbalzai appena mio padre schizzò dalla sua sedia e sbatté le mani sulla scrivania, «Allora va a esercitarti con il violino! Non mi pare che tu sia migliorata molto dall'ultima volta che ti ho ascoltato!». Era furioso, «Devi suonare Il volo del calabrone alla PERFEZIONE!».

Non era solito alzare la voce in quel modo, così colta di sorpresa rimasi in silenzio. Sentii gli occhi inumidirsi minacciosi e senza permettergli di dire altro, uscii di corsa sbattendo la porta.

Appena arrivata nella mia stanza, mi buttai sul letto, quei pochi minuti passati a litigare sembravano avermi sfinito.

In lacrime, iniziò a rimbombarmi nella mente una verità per me frustrante: mio padre, Esmund Harrison, in pratica ha pianificato la mia vita fino a quando sarò vecchia. Dalla mia nascita non sono mai uscita da Hyde Paradise, la tenuta nel Cheshire in cui abbiamo un campo da tennis, una sala di tiro con l'arco e una piscina grande quasi quanto un campo da calcio.

Odio tutto questo.

Essere l'unica figlia del proprietario di un'importante azienda alberghiera richiede dei sacrifici, lo so, ma questo non vuol dire che io debba essere la Raperonzolo del XXI secolo.

L'unica cosa di cui non posso lamentarmi è la mia scuola, dove posso infiltrarmi in società, anche se per me è limitata a Bindy Webb e Harvey Butler, entrambi figli dimprenditori come mio padre. Sono i miei migliori amici e ci conosciamo da quando ci trovavamo all'asilo.

L'appuntamento era alle 16:30, ma potei chiamare la mia amica solo alle 20:00.

«Ciao Bindy».

«Maya! Che è successo? Ho aspettato una tua chiamata per tutto il pomeriggio!».

«Mi dispiace, è colpa di mio padre, come il solito». Bindy ormai era abituata alla ristrettezza del buon vecchio Esmund, «Questa volta sono riuscita a farlo arrabbiare, è diventato anche un po' violaceo in faccia».

«Tesoro, mi dispiace» disse con voce dolce, «Sarà sicuramente per la prossima volta».

«Non ci sarà mai una prossima volta» affermai secca. Ormai ero stanca anche solo di pensare a tutte le scuse che avrebbe trovato pur di non farmi essere una ragazza normale.

Bindy fece una risatina e a un tratto esclamò «Mi sta chiamando Harvey! Aspetta, unisco le chiamate».

La voce gioiosa di Harvey arrivò subito, «Ciao ragazze! Scommetto che Maya non è potuta uscire neanche oggi».

Free TogetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora