35. Io Di Te Non Ho Paura

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Esmund si sedette di fianco alla moglie, stringendole una mano, «Amity devo dirti una cosa».

La donna lo guardò amorevolmente, rivolgendogli una di quelle espressioni che lui amava di più, una di quelle che lo spingevano ad aprirle il cuore e a parlarle come non avrebbe mai fatto con nessuno.

Le sorrise con occhi tristi, doveva rivelarle le sue preoccupazioni. «Maya sembra allontanarsi sempre di più da noi», le carezzò la mano delicata, «E' colpa mia, ho bruciato ogni possibilità di avere un normale rapporto tra padre e figlia... e solo per la mia superbia. Adesso è come se mi trovassi solo con una manciata di sabbia in mano, tutte le cose più importanti mi sono sfuggite tra le dita, e l'unica cosa che posso fare è preoccuparmi per lei, ma non sono in grado di reagire».

Amity lo ascoltò in silenzio, felice che il marito si stesse aprendo con lei. "Finalmente, hai deciso di mostrare la tua parte gentile" pensò inclinando leggermente il capo, sorridendogli con tenerezza. «Maya ti vuole bene e te ne vorrà sempre. Non ricordo ci sia stata una volta in cui prima di prendere una decisone non abbia voluto sapere una tua opinione, e non perché sia insicura. No, tu sei il suo punto di riferimento, il faro che secondo lei è in grado di guidarla a un porto sicuro. Sai, un giorno mi ha anche confidato che vorrebbe diventare come te in futuro, ma che non ci sarebbe mai riuscita».

«Oh no, ha delle capacità straordinarie, dentro di lei scorre il sangue di un'imprenditrice».

«Le ho detto la stessa cosa, ma sai com'è tua figlia, è una testarda, proprio come te», fece un profondo sospiro, «Non c'è niente da fare, la nostra bambina ti assomiglia tanto, devo rassegnarmi. Siete sempre stati molto legati, solo che eravate gli unici a non rendervene conto. Vi resta solo approfondire questo legame».

Esmund alzò gli occhi al soffitto, pensieroso. Amity lo osservò per qualche secondo finché chiese «Qualcosa non va?»

«Il problema è che non so come approcciarmi con lei. Abbiamo parlato, lo so, e da quel giorno è stata più disinvolta con me. Ma nonostante lei mi abbia perdonato non riesco a guardarla come se nulla fosse, continuo a sentirmi in colpa per aver ostacolato le sue scelte e per averla messa in difficoltà con il fidanzamento. Vorrei tanto che seguisse il suo cuore».

«Non preoccuparti, lo sta già facendo».

«Cosa?» chiese sbigottito, incapace di capire il tono tranquillo della moglie.

Amity incrociò le mani sul ventre, «Alla fine te lo avrebbe detto lei, quindi mi raccomando, dovrai fare finta di nulla» disse, «Maya mi ha raccontato che qualche settimana fa lei e Torrian si sono lasciati. Non mi ha dato tante spiegazioni, mi ha solo detto che sono troppo diversi e... che lei ama un altro».

«Un altro? Chi?»

«Non lo so. A dirti la verità, ha detto che vuole dircelo nel momento opportuno».

Esmund era ammutolito, capì in pochi secondi di non sapere praticamente nulla della figlia, se non si tiene conto di quello che succede in azienda. Guardava Amity incredulo, per la prima volta nella sua vita non sapeva come reagire, «Che cosa dovrei fare?»

La moglie gli prese il colletto della polo che indossava sistemandoglielo con cura, «Niente. Qualsiasi cosa succeda, dimostrale sempre che sei dalla sua parte, in questo modo tutto andrà per il meglio».

Le sorrise, aveva un debole per quell'atteggiamento di Amity; così dopo averle annuito, le diede un piccolo bacio sulla guancia e andò nel suo studio.

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Era giugno, le giornate si erano allungate, e senza rendercene conto, la conversazione in giardino si dilungò fino a un paio di ore prima di cena. Immaginavo che la nostra visita a Daffodil's House non ci avrebbe preso troppo tempo l; tutti noi il giorno dopo saremmo dovuti andare a lavoro, i ragazzi erano rimasti in ufficio fino alle due di notte, così avremmo voluto almeno riposare un po'.

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