27. I Won't Let You Go

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Continuavo a rigirare tra le mani la busta gialla con dentro il documento. Megan si trovava di fianco a me guardandomi confusa, non capiva il motivo della mia ansia.

Ero seduta sulla poltrona dell'ufficio, quando dopo qualche secondo lanciai il mio sguardo su di lei, uscendo dal silenzio in cui eravamo immerse, «Ti sei accertata bene di tutto?»

La ragazza annuì arricciando leggermente il naso, «Sì, Miss».

«Bene, grazie».

Pensavo che dopo di questo se ne sarebbe andata, ma rimase immobile agitandosi con le gambe magre, «Scusi Miss... potrei chiederle una cosa?» chiese incerta appena la guardai.

Annuii interdetta, non era da lei avere un atteggiamento così insicuro. «Le ricerche dell'articolo non sono state per nulla facili. In due settimane ho trovato solo un giornale che lo riportava e non ci sono tracce di notizie televisive», guardò per un secondo un punto oltre a e poi aggrottando la fronte, continuò «E' come se si fossero assicurati di cancellare tutti i dettagli. Ho trovato solo questo giornale perché di poca rilevanza. Non sono neanche riportate molte informazioni, solo l'annuncio di quello che è accaduto. Non pensa che ci sia qualcosa di strano? Sarà forse pericoloso?»

Colpita per il suo interessamento, al momento la ringraziai dicendole «Non preoccuparti, è solo una ricerca per un amico», ma le sue domande in qualche modo mi lasciarono sovrappensiero.

Iniziai a provare una certa inquietudine, mi sentivo come in un bivio: dovevo scegliere che strada prendere, se quella più rischiosa ma che alla fine mi avrebbe portato alla verità, o quella più comoda lasciandomi tutto alle spalle.

Tenni il documento chiuso sulla scrivania per l'intera giornata, indecisa se aprirlo o no. Non mi ero mai sentita così combattuta in tutta la mia vita.

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Torrian era al posto del guidatore, Maya era al suo fianco, e per tutto il tragitto sperò che una ruota si bucasse e fossero costretti a tornare indietro.

Si voltò verso la ragazza che sembrava non avesse voglia di parlare, «Grazie per aver accettato» disse accarezzandole una mano, «Non preoccuparti, andrà tutto bene».

Maya rimase a guardare la strada di fronte a lei, «Torrian ti ammiro, davvero» disse di getto, «Ma non riesco proprio a capire come tu possa sopportare di avere rapporti con un uomo del genere. Posso sapere almeno perché si stava comportando in quel modo?»

«Non so cosa dirti, a volte neanche mi spiega perché lo fa», Torrian respirò profondamente e strinse forte il volante, «Non tollera il minimo sbaglio, probabilmente avrò fatto qualcosa a lavoro. Maya non guardarmi in quel modo, è mio padre, non-»

«Sarà anche tuo padre, ma ti ha cresciuto come se tu fossi un animale!», la ragazza lo interruppe agitandosi sul sedile, «Non sono mai andata d'accordo con la violenza, mai. Per quanto grave possa essere stato il tuo errore, io non lo perdonerò per quello che ti ha fatto. Hai addirittura le braccia ancora fasciate».

Il ragazzo rimase in silenzio, Maya aveva ragione, «Sai, qualche giorno fa ho capito perché ti piace tanto Batman. Bruce Wayne cercava di combattere la giustizia nonostante tutte le cattiverie che aveva subito, proprio come te».

«Non è per quello, quasi tutti i supereroi sono giustizieri nonostante il loro passato difficile», aspettò qualche secondo prima di continuare, «E' perché mi sono reso conto che mio padre assomiglia molto al Pinguino».

«Chi?»

Sogghignò alla domanda di Maya, «Uno dei più grandi criminali che hanno lottato contro Batman. Un uomo malvagio ossessionato dal potere, che per raggiungere i suoi obiettivi avrebbe utilizzato qualsiasi mezzo, anche ingannando a volte la legalità. Nessuno era in grado di fargli cambiare idea, era un folle imbattibile», deglutì rendendosi conto che in realtà non stava descrivendo un personaggio dei fumetti, bensì il padre, che tra non molto gli avrebbe lasciato l'azienda, sotterfugi compresi.

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