7. Be Mine

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"Chissà se Jayson verrà" continuavo a chiedermi mentre stavo aiutando Dick ad asciugare i bicchieri.

Di tanto in tanto guardavo di sfuggita l'entrata del locale cercando di non farmi vedere preoccupata, fino a che Dick disse «Starà arrivando, non preoccuparti», continuando a guardare un bicchiere che aveva in mano.

«Non sono preoccupata» replicai cercando di sembrare il più disinvolta possibile, poi però dovetti fermarmi perché Dick rimase a guardarmi assorto.

Aggrottai la fronte, «Cosa c'è? Ho qualcosa in faccia?»

Continuò a guardarmi negli occhi, «No, non hai nulla» disse sorridendo, ma poi tornò subito serio, «Credo che Jayson abbia agito in quel modo a causa nostra».

Aggrottai la fronte ancora di più, «Nostra?» chiesi sorpresa «Perché? Cosa abbiamo fatto?»

Rimase stupito di come non riuscissi a capire cosa stava dicendo, così rispose «Niente di male», e riprese ad asciugare i bicchieri senza dire più nulla.

Lo guardai perplessa e ricominciai anch'io, anche se il mio cervello era occupato a elaborare una motivazione plausibile per ieri.

Poggiai distrattamente un bicchiere e quello scivolò dal lavandino frantumandosi a terra.

Dick ed io sobbalzammo, subito dopo mi abbassai mormorando un «Mi dispiace», e iniziando a recuperare i vetri, mentre Dick corse nel ripostiglio per prendere una scopa e una paletta. Dopo aver raccolto pochi pezzi, mi venne un giramento di testa. Stavo per cadere all'indietro, quando poggiai la mano destra sul pavimento per riprendere l'equilibrio.

Sentii all'istante qualcosa infilzarmi: un pezzo di vetro abbastanza grande si trovava in diagonale tra il polso e la mano, poco sopra il mio braccialetto. Mi alzai guardando il sangue che usciva copioso dalla ferita, senza provare alcun dolore.

Dick arrivò subito dopo essermi alzata, e appena vide il sangue, rimase lontano da me, immobile, con gli occhi spalancati.

Quello che successe dopo non me lo sarei mai immaginato.

Chiesi a Dick di aiutarmi, ma lui continuava a fissarmi impressionato, così decisi di andargli incontro finché sentii qualcuno afferrarmi per il braccio.

«Jayson!» esclamammo Dick ed io, colti di sorpresa dal suo arrivo. Notai che mentre guardava la ferita aveva una strana espressione, non disse neanche una parola, venne dietro il bancone e, stringendomi fortemente l'avambraccio, mi trascinò verso una sedia.

Guardò l'amico pallido in volto, «Dick prendi il kit di pronto soccorso» disse calmo guardando sempre la mia ferita. Dick andò via, io rimasi con Jayson che mi ordinò di tenere la mano alzata e subito dopo mi prese il viso fra le mani. Mi guardò dritta negli occhi, e rimanemmo così fino che lui mi chiese «Per caso hai i brividi? Sei un po' pallida».

In effetti, mi sentivo un po' scombussolata, però con tutto quello che stava succedendo non vi diedi peso, «No... mi fa solo male la testa» gli risposi con voce spezzata.

Dick ritornò con una piccola valigetta bianca e appena rivolse lo sguardo sul mio polso esclamò «Oh buon Dio!», spalancando gli occhi.

Guardai meglio la ferita e capì che la preoccupazione di Dick era giustificata: una parte appuntita di vetro fuoriusciva da un evidente squarcio di almeno quattro centimetri. Il braccio era ricoperto di sangue e all'improvviso fui scossa dai brividi.

«Bisogna fermare il sangue» disse Jayson, i suoi occhi così neri mi misero quasi paura.

Dick si voltò inorridito, mormorando che non sopportava la vista del sangue, Jayson invece prese una lunga benda che si trovava nel kit e cominciò ad arrotolarla intorno al polso. Notai che faceva molta attenzione a non muovere il frammento, così gli chiesi perplessa «Perché non estrai prima il vetro?»

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