CAPITOLO 18

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Ormai la nuova coppietta è peggio di me e Gianluca, non si lasciano neanche per un minuto, un secondo, un istante. Continuano a scambiarsi piccoli baci e sguardi dolci; un po' li invidio, vorrei anch'io un'intesa così ma so che Gianluca è speciale e mi basta averlo vicino che mi sento protetta, sicura ma sopratutto AMATA.
Tra pochi giorni, per fortuna, Piero potrà riniziare a cantare, deve solo non rinsforzare le corde perché non si logorino del tutto. Ignazio in questi giorni è malinconico, se la prende per tutto, si innervosisce spesso, anche il mio rapporto con lui non è come prima.
"Ragazzi è pronta la cena"
"Arriviamo" dicono Piero e Gianluca dal divano, Ignazio invece è di sopra, a suonare. Si, ho una stanza in cui suono, un pianoforte; una stanza calma in cui mi sfogo e mi calmo, libero le mie emozioni e scrivo piccoli pezzi.
Salgo le scale e rimango sullo stipite della porta aperta, una fessura.
Non ci credo, non può essere, quella canzone, il mio sfogo: "River flown in you", quella canzone che lui suona molto meglio di me.
Mi metto a piangere, come una stupida, come può farmi questo effetto?
"Cosa...? Ei perché piangi?"
"Scusa non volevo disturbarti"
"Non disturbi, questa è ancora casa tua; perché piangi?"
"Ti vedo giocare con i tasti, la tua passione, io che a mala pena lo sfioro"
"Ei, non sai così male"
"Fidati"
"Siediti, suoniamo qualcosa,Insieme"
Prendo uno spartito, a 4 mani e iniziamo a suonare, le sue dita giocano con i tasti, come dei bambini che giocano a rincorrersi; io impacciata che ha paura di sbagliare.
"Scusa"
"Ei rilassati, è un pianoforte, devi giocare con i tasti e non prendere le distanze, rilassati e riniziamo"
Riprendiamo dalla prima battuta ma dopo poco lui si ferma, si alza e prende la chitarra.
"Come te la cavi con la chitarra?"
"Molto meglio anche se nulla in confronto a te"
"Non dire scemate sfogati"
Prendo la chitarra e si,. Si che mi sfogo, il mio sfogo. Faccio vibrare le corde, faccio scivolare la mano sulla tastiera... Mi rilasso e libero le mie emozioni attraverso questa piccola cassa di legno con delle corde tese.
"Wow"
"Non dire cagate"
"No davvero, sei bravissima"
"Certo, se io sono brava a suonare tu sei bravo a scuola"
"Dico sul serio, parola di Ignazio"
Lui riprende a suonare il piano, io lo accompagno al pianoforte.
"Eli, dove sei? Qui si raffredda tutto"
Urla Gian dalle scale
"Andiamo, hanno fame"
"Io non voglio mangiare"
"Ma ho fatto la carne"
"Davvero, ti ringrazio ma non ora"
"Cos'hai?"
"Nulla, tu vai da loro"
"Dopo risalgo e me lo dici"
"Vediamo"
Scendo le scale e ritorno da Piero e Gianluca
"Finalmente dov'eri?"
"Ignazio mi ha chiesto una cosa, eccomi qui"
"Stanno arrivando Valentina e Franz, non ti spiace vero?"
"Ormai"
Arrivano infatti dopo qualche minuto e iniziamo a mangiare, al posto di Ignazio è seduto Francesco ma io non c'è la faccio, mi alzo dal tavolo e ritorno in sala musica, da lui, che suona ancora, questa volta però la chitarra.
"Posso?" Gli dico, come prima
"Ti ho già detto che questa è casa tua, puoi cacciarmi se vuoi"
"Dimmi tutto, sfogati, non posso più vederti così, non più"
"È cosa, che la mia vita fa schifo, la ragazza che amo non mi vuole"
"No tu ti sbagli, fosse per me tu saresti il ragazzo perfetto, sei dolce e simpatico, umile e modesto, non ti metti in primo piano, non cerchi attenzioni. Io amo te e la tu voce, il tuo sorriso è la tua risata perché sei stupendo quando ridi, perché la tua risata è anche la mia. Io non ti amo è vero, ma ti stimo, ti stimo come idolo, ti stimo prima di tutto come persona, con i tuoi pregi e difetti. Tu sei la mai colonna portante, il mio sostegno. Sei hai bisogno di aiuto io ci sono, ci sarò sempre con te; che io stia con Gianluca o meno, che io, un giorno, stia mai con te; perché io ci tengo a te, ci tengo alla tua felicità e serenità perché è anche la mia"
"Io voglio te"
"C'è di meglio di me"
"Io voglio te"
Ci abbracciamo e ci stringiamo forte, lui piange sulla mia spalla, io lo tengo stretto a me.
//parla Gianluca//
Elisabetta non ha mangiato molto, è salita subito o quasi, non so che le prende così mi alzo e la vado a cercare. Salgo le scale, cerco nelle porte fino a che ne trovo una socchiusa, anche se non sarebbe giusto, guardo dentro... Vedo lei abbracciata ad Ignazio, lei che lo sostiene, lei che lo fa sorridere.
Non mi importa delle sue scuse, io irrompo in camera.

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